Giorno 12, sabato 28 aprile, Navarrete – Cirueña

E’ ufficiale. Da oggi posso dire che tutti gli oggetti di un certo peso che mi porto sulle spalle mi sono stati necessari (o perlomeno molto utili) almeno una volta.

Ero molto dubbioso sull’utilità del poncho gigante: non pesa moltissimo, probabilmente meno di due etti, ma occupa uno spazio non trascurabile. Dopo l’esperienza dei primi giorni (bagnati) sui Pirenei, mi ero convinto che giacchetta impermeabile anti-vento, cappello di buona qualità e copri-zaino fossero la soluzione a tutte le situazioni con acqua che cade dal cielo. Oggi ho scoperto di avere torto. La pioggerellina che verso le 11 di questa mattina ha iniziato a scendere sulle teste di noi pellegrini si è presto trasformata in goccioloni e non ha dato tregua per ore ed ore. Ormai il riflesso di applicare il copri-zaino e indossare il cappello è talmente automatico che già dopo meno di un minuto dalle prime gocce, mi sentivo sicuro e pronto. La pioggia era più forte del solito… molto più forte… gocce grosse e molto inclinate… dopo dieci minuti mi sono accorto che qualcosa non andava. I pantaloni erano così bagnati che l’acqua mi aveva inzuppato anche le mutande e la sensazione non era né piacevole, né sostenibile per ore e ore. Il tracciato era completamente privo di ripari e l’unica possibilità era affrettarsi a macinare i 3km che mancavano a Najera, la città dove avevo previsto di pranzare. Lì mi sono immediatamente fiondato nel primo bar che ho trovato (un misto fra ristorante cinese e bar spagnolo) e ho fatto quasi due ore di pausa. Al momento di ripartire ho scavato in fondo allo zaino ed ho estratto il famoso “inutile” poncho gigante. E’ stata la salvezza: oltre a coprire perfettamente me e lo zaino, era lungo a sufficienza da arrivare quasi alle ginocchia. Sotto la pioggia a goccioloni ho fatto tutti i rimanenti 15km della tappa senza nemmeno bagnarmi troppo: evviva il poncho!

Non posso dire molto del paesaggio di oggi. Per la maggior parte, ho visto esattamente quello che si può ammirare nella fotografia: un pezzo di poncho, le mia gambe piene di fango, i miei scarponi pieni di fango e… tanto fango. Sono stato comunque contento, sempre meglio dell’asfalto di ieri. Comincio ad intuire il perché della scelta di asfaltare il cammino: qui in Rioja, o si asfalta, o alla prima pioggia la strada si trasforma in un mare di fango semovente.

Scherzi a parte, la tappa di oggi non è stata malaccio: niente asfalto e nuovamente paesaggi di campagna molto ondulati, con vigneti ovunque. A futura memoria, sottolineo che, per quanto visto finora, l’unico tratto orrendo del cammino è quello fatto ieri, fra Viana e Navarrete: 22km di asfalto e cemento, con decadenti paesaggi urbani e industriali.

Il paese fantasma di Cirueña dove mi fermo questa notte merita due parole. Quando l’ho visto ho subito notato qualcosa di strano. Case nuovissime e molto belle a perdita d’occhio, golf club, parchi giochi, piscina pubblica all’aperto, strade ben studiate. Solo, nessuno in giro, niente auto, tutte le imposte chiuse con cartelli “SE VENDE” dappertutto. In cima al paese, un gruppetto di case vecchie e male in arnese rappresentano probabilmente il nucleo originario del paese e l’ostello si trova proprio qui. L’hospitalero mi ha spiegato che tutto il paese è il frutto di una speculazione edilizia fatta con soldi “negri” e che nessuno è interessato a viverci, nemmeno lui (infatti abita in un paese “vero” poco distante). Da anni tutto è in vendita, ma non ci sono compratori, e nel giro di qualche tempo andrà tutto in malora. A quanto dice, sembra ci siano molti altri casi simili in Spagna.

L’ostello mi ha dato anche l’occasione di promuovere un altro oggetto del mio equipaggiamento dallo stato di “probabilmente inutile” a quello di “utile”. Quando sono arrivato era infatti già tutto esaurito, tutti i letti già assegnati. L’hospitalero, proprio grazie allo stuoino, per questa notte mi lascerà dormire per terra: evviva lo stuoino! La casa non è riscaldata e le finestre molto vecchie lasciano passare il freddo dall’esterno. Questa notte secondo me avremo non più di 5 / 10 gradi in camera: ecco quindi che anche la scelta di portarmi il sacco a pelo pesante non è stata poi così sbagliata.

Questo ostello è particolarmente spartano e non nascondo che avrei voglia di qualche comodità… Se sono bravo, domani mi cerco un albergo vero e proprio, anche perché sono previsti altri tre giorni di freddo e pioggia molto intensa.

One thought on “Giorno 12, sabato 28 aprile, Navarrete – Cirueña

  1. consiglio di modificare il coprizaino: due occhielli da telone nella parte bassa del catino per evacuare l’acqua che si accumuli riempendo tutto il catino.

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