L’avvicinamento alla città di Leon, ultimo grande centro urbano prima di Santiago, dovrebbe essere il tratto più brutto di tutto il pellegrinaggio. La guida prospetta lunghi tratti a contatto con auto e camion, conditi con ampie dosi di asfalto. Secondo me, da quando è stato scritto il libro (2010) il percorso è variato leggermente e i tanto temuti contatti pericolosi con le auto sono davvero poca cosa, soprattutto se confrontati con quanto visto i primi giorni in Francia.
L’inizio tappa è molto simile a quanto vissuto ieri: ipnosi, ipnosi, ipnosi… Unica evoluzione, si cominciano a vedere alcune montagne innevate in lontananza. Non so se il cammino arriverà da quelle parti, ma effettivamente per i prossimi giorni sono previste alcune ascese impegnative fino a più di 1500m di quota.
Dopo Puente de Villarente, la situazione peggiora sensibilmente, con passaggi accanto alle auto, ma solo per brevi tratti. Per lo più l’avvicinamento a Leon avviene lungo una comoda strada sterrata che talvolta costeggia la statale, talvolta le evita del tutto. L’effetto ipnotico si perde, ma non è poi così male come tutti dicono.
Dopo una breve salita si domina la città. A parte la cattedrale che, anche vista da lontano, fa la sua porca figura, la prima impressione non è eccezionale: molti centri commerciali, una grande periferia, infiniti edifici anonimi.
Sono arrivato a Leon centro verso le 14, in ritardo rispetto alle mie previsioni, affamato, anzi, affamatissimo, al punto di essere quasi in crisi. Ma oggi, se ho ben capito, non è stata una domenica qualsiasi per gli spagnoli. Credo si trattasse della festa della madre, o qualcosa del genere. Insomma, erano tutti in giro, elegantissimi, a passeggiare e a far grandi riunioni di famiglia nei ristoranti. Molti locali erano chiusi a causa del giorno festivo, mentre tutti quelli aperti erano al gran completo: tutti i tavoli prenotati. Dopo essere stato respinto in almeno una quindicina di locali (ristoranti, bar, cervecerie, café) ho cominciato a preoccuparmi. Che fare? Alla fine, verso e tre e mezza, ho trovato un tavolo libero nel locale più scarso di Leon, dove ho mangiato la pasta più orrenda della mia vita.
Il centro città è molto affascinante: chiuso al traffico e pieno di turisti, famiglie, suonatori ambulanti, tavolini. Mi ha richiamato alla memoria alcuni scorci di Salisburgo e di Budapest, non tanto per l’architettura, ma per l’atmosfera generale (e forse per il mio stato d’animo).
Dopo un lungo riposo insieme all’amico della foto, ho ripreso a camminare verso la destinazione di giornata: Virgen del Camino, paesone di periferia che si raggiunge dopo 8km di asfalto in ambiente decisamente brutto e a tratti degradato. Tanto per dare un’idea, sono rimasto colpito nell’osservare innumerevoli persone che frugavano nei cassonetti alla ricerca di qualcosa di recuperabile. Forse si dedicano a questa attività solo le domeniche pomeriggio, ma comunque non è stato uno spettacolo piacevole.
Ah, la tabella dice che mancano 302.2km a Santiago!
L’amico ripreso in foto ti ha detto qualcosa in particolare?