Da qualche tempo ormai seguo alla lettera le tappe consigliate dalla guida, senza cercare più di guadagnare giorni. Da una parte, è perché non ne ho bisogno; a meno di imprevisti, dovrei arrivare a Santiago il 17 e avere così tempo a sufficienza per camminare fino a Finisterre. Ma c’è anche un altro motivo: comincio ad avere qualche acciacco. Ieri le vesciche, l’altro ieri la sindrome di John Wayne, il giorno prima le spalle… oggi invece il ginocchio sinistro ha fatto i capricci e mi ha costretto a muovermi con molta cautela lungo tutta la discesa da O Cebreiro. Niente di grave, ma il mio intuito mi dice che avrei bisogno di alcuni giorni di riposo per recuperare del tutto il ginocchio e, visto che non è possibile, dovrò convivere con questo dolorino cronico e ascoltare con attenzione questa parte del corpo.
I paesaggi della Galizia sono stupendi, tutto è ondulato, verde, boscoso, e a tratti immerso in una nebbiolina caratteristica. Anche il cammino si svolge interamente su terreno ottimale, con larghi sentieri pietrosi che evitano in ogni modo di affiancarsi alla statale. Bello.
Essendo arrivato all’ostello prestissimo, sperimento ancora una volta la giornata tipo del pellegrino medio. Tutto molto tranquillo, dopo la doccia si fa il bucato, poi sonnellino, poi in sala comune per scrivere il diario, poi attesa famelica della cena. Sono appena le 17:30 e alcuni tedeschi hanno già cenato da un pezzo… Mah, io di solito a quest’ora sono ancora in strada con diversi chilometri da macinare.
La doccia dell’ostello è assolutamente terribile. Diffusore fisso sopra la testa che non permette di evitare il getto. Sul muro, due pulsanti. Se si preme quello sinistro, si ottengono 5 secondi di acqua bollente, da urlo. Se si preme quello destro, 5 secondi di acqua gelida, da urlo. Se si premono entrambi contemporaneamente, si ottiene: 1 secondo di acqua bollente, 1 secondo di acqua gelida, 1.5 secondi di acqua giusta, 1.5 secondi di acqua bollente. Insomma, un incubo, tanto che fino a poco fa non era raro sentire urli disumani provenire dal locale docce.
Ora a cena con Harald, con una ragazza danese esperta di agopuntura, con la signora belga con la quale ho condiviso ieri una pare del camino duro, e con una signora norvegese di 66 anni che mi ha detto che sono “sweet” e “the dream of every mother-in-law”. Mah, sperando non ci siano significati (derisori) nascosti, immagino si tratti di un complimento. Buon appetito!
Vedila così..la doccia del tuo ostello… c’è anche nelle migliori SPA 😉
Ciao, Michele! E’ un piacevole appuntamento seguire le tue avventure! Molto belle anche le foto! Forza e coraggio, hai già fatto tanto. Ora è l’ultimo sprint, forse anche il più faticoso, avendo nelle gambe tanti chilometri. Ci sembra che la forza e l’entusiasmo ci siano ancora. Buon cammino.
Ciao, Vittorio e Fernanda
Grande Michele!Beato te che ti concedi diverse “docce svedesi”…:) In bocca al lupo per questo tuo cammino fantastico…noi tifiamo per te. Un abbraccio e un bacino da Filippo
Miracoli del cammino, creme magiche… che ne farai dell’iscrizione al CICAP quando tornerai? 😀 Vai Michele, invidio questa tua avventura!
“the dream of every mother-in-law” ????? 🙂 🙂 🙂
poi voglio sapere di questa crema magica, visto che anche a me le vesciche mi fanno sempre tirare giù tutti i santi del paradiso a bestemmioni (tanto per stare in tema più o meno mistico 😉 )
Dicci la verità, stai facendo un periodo in una beauty farm ultimo tipo: creme vaie, doccia svedese e a “pioggia”, sauna, buon cibo… ottima compagnia 🙂 Continua così Michele e buon cammino!
questa discesa ha rovinato gionocchie a tutti non preocuparti.