Sono talmente abituato alla bellezza dei paesaggi che questa mattina, durante i primi 10km, non mi sono nemmeno accorto di quel che mi circondava. La vigne stavano diventando sempre più frequenti rispetto alle altre coltivazioni, ma la bellezza restava intatta. Questo cambiamento non deve stupire, del resto la regione spagnola del vino, la Rioja, si avvicinava sempre di più.
Dopo Viana però la musica cambia. Il confine con la nuova regione cade proprio nella periferia urbana del capoluogo Logroño e l’impatto non è certo dei migliori. A parte l’autostrada, il passaggio nella zona industriale, e le costruzioni un po’ squallide, sembra che i responsabili del cammino per questa regione abbiano fatto una scelta molto astuta: preparare una bella pista apposta per i pellegrini e… asfaltarla tutta! Ecco quindi che i 22km che separano Viana da Navarrete, in teoria facili e pianeggianti, diventano un calvario per piedi e articolazioni. Camminare a lungo su superfici dure come cemento e asfalto aumenta infatti di molto il rischio di tendiniti, vesciche e altri accidenti. Purtroppo non c’è modo di trovare percorsi alternativi e, quando comincio a sentire dolorini sospetti, l’unico soluzione che mi viene in mente per limitare i danni è di rallentare di brutto.
Rallento a tal punto che le signore anziane in passeggiata pomeridiana mi superano senza pietà e osservano stupite il sottoscritto che arranca in pianura come se stesse scalando il Monte Bianco: che smacco!
Come al precedente confine, anche nella nuova regione i paletti che segnano il cammino cambiano aspetto (vedi foto). Peccato che siano facile preda dei vandali che si sono divertiti a rimuovere tutti i riquadri.
Il paesaggio resta abbastanza squallido, tipo periferia urbana, fino a destinazione, nonostante il passaggio in un bel parco che comunque non riesce a nascondere l’estesa zona industriale della città.
Poco prima dell’arrivo trovo nuovi amici, anche se in questo caso più inquietanti del solito e parecchio macabri. I pellegrini hanno costruito delle piccole croci di legno e le hanno appese lungo la rete metallica che separa il cammino dall’autostrada (vedi foto). A me l’effetto non piace per niente ma evidentemente non per tutti è così: ci sono infatti almeno due chilometri di croci… bah.
L’ostello è piccolino e, con un pizzico di fortuna, riesco a prendermi l’ultimo posto libero. A quanto pare, era l’ultimo letto rimasto in tutta Navarrete, hotel compresi. Comincio a pensare che la mia strategia di camminare fino a tardi senza preoccupami troppo dei posti letto prima o poi mi porterà sorprese poco positive.
A cena mi infilo in un bel ristorante e… chi trovo? Lidio, che oggi si è sorbito il mio stesso tappone, bravo! Abbiamo fatto una bella chiacchierata, terminata presto solo a causa della chiusura alle 22 dell’ostello. E’ proprio vero che sul cammino si riesce a parlare anche con persone conosciute da poco o da pochissimo di argomenti per niente banali e di natura personale.
L’asfalto mi ha portato la prima vescica – prontamente curata – e dolorini accesi alle piante dei piedi. Domani avrei in programma di arrivare a Cirueña, distante da qui circa 34km. Se però ci sarà ancora asfalto, credo dovrò fermarmi prima. Speriamo bene.
incrociamo le dita, sperando che il percorso di domani sia su una superfice soffice, non dico proprio gommapiuma ma qualcosa di più accogliente dell’asfalto!
ohibò, l’idea che asfalto e cemento possano essere sempre sinonimo di agio e comodità è talmente radicata a livello globale che non si salva più nessuno. Che peccato però!
Mi viene da piangere. Ciao e grazie per il bel pensiero che ai avuto.
Me lo stampo e ogni tanto me lo leggerò.
Lidio