Oggi giornata intensa, molto bella, ricca di incontri, anche strambi. Ho però vissuto anche alcune difficoltà fisiche che mi hanno portato a rallentare molto, arrivare particolarmente tardi, e a soffrire un po’. Non voglio entrare nei dettagli… diciamo che sono stato colpito dalla sindrome di John Wayne. Si comincia a camminare stile cowboy e poi bisogna entrare in farmacia, spiegare (in spagnolo) alla commessa di che si tratta, osservare i sorrisini, e uscire con la crema magica per la pelle dei neonati. Bah, speriamo faccia effetto e di svegliarmi domattina senza sindrome.
La salita verso la Cruz de Hierro presenta un bel sentiero fra cespugli di fiori colorati, prati e qualche tratto di bosco, tutto immerso nella nebbia. Un bella differenza rispetto alla pianura sterminata degli ultimi giorni. Non voglio raccontare la storia della croce (è in tutte le guide), ma solo far notare che prima di partire non ne sapevo nulla e quindi non mi sono preparato. Essenzialmente, si dovrebbe portare da casa un sasso e depositarlo ai piedi della croce, recitando un’apposita preghiera. Ad esempio, c’è chi si limita a scriverci sopra il proprio nome, chi avvolge il sasso in un foglio di carta sul quale ha scritto i suoi pensieri, chi lo colora artisticamente e, come sempre, c’è chi esagera. Gira la storia di un signore polacco che recentemente è arrivato alla Cruz a piedi da casa sua con un sasso di 8kg…
La discesa dai 1500m della Cruz ai circa 500m di Ponferrada è piuttosto lunga e faticosa, con gli ultimi 8km quasi interamente su asfalto: davvero devastante a fine tappa. Se alle mie difficoltà di giornata aggiungiamo che siamo passati dal gelo delle ultime settimane all’afa torrida di oggi, ecco che si spiega perché in questo momento mi sento così cotto.
Poco sotto la Cruz, si trova il famoso rifugio Manjarin, che espone i classici cartelli con le distanze verso i luoghi più importanti del pianeta. Come sottolinea anche la guida, tutti scattano qui una fotografia decisamente scontata. Volevo andare controcorrente e non estrarre nemmeno la macchina fotografica, ma uno dei cartelli mi ha quasi commosso (si fa per dire…): ecco che l’unica città italiana oltre all’ovvia Roma è… Trento, distante ben 1927km.
Dicevo di alcuni incontri strambi. Non ho tempo di descriverli per bene: mi limito quindi a pubblicare le fotografie e a scrivere qualche nota. Ho incontrato:
- una ragazza che fa il cammino correndo (mi chiedo come sia possibile sostenere uno sforzo del genere per più giorni di fila);
- un signore francese di una certa età che invece dello zaino ha un trolley (!!!);
- un triciclo;
- un ragazzo con mega-bandiera dell’Atletico Madrid. A quanto pare stasera c’è una finale di coppa e dai botti che sento credo abbiano vinto.
Lungo la discesa dalla Cruz fino ad El Acebo, in uno dei punti più faticosi del nostro cammino, abbiamo vissuto una delle esperienza più belle del nostro cammino: una signora inglese di 87 anni (OTTANTASETTE!!!) che procedeva da sola da Leon fino a Santiago, in completa solitudine e con il suo zaino da 7kg ben saldo in spalla. Ci ha raccontato di come a 75 anni avesse già percorso l’intero cammino francese, ritrovandosi dodici anni dopo con la voglia di rivivere quell’esperienza. Abbiamo ripensato tantissimo a quella signora specialmente durante gli ultimi 100km, guardando i turisti procedere senza zaino per qualche chilometro prima di farsi accompagnare in taxi all’hostal più vicino…
Ciao Michele, forza e corraggio, stai andando alla grande (“speroni” alla John Wayne a parte…;).
Ci stai rendendo partecipi al tuo cammino, grazie!
Un bacio e continua così!
(p.s. non lamentarti del tempo, domenica scorsa a 3000 m sono finita in una bufera di neve spaventosa…)