“Camino duro”. Già il nome fornisce un buon indizio. Se poi si legge il cartello posto all’inizio di questa variante (vedi foto) oppure le parole della guida (vedi sotto), la situazione diventa ancora più chiara:
“Attenzione: all’uscita di Villafranca … dei segnali gialli indicano anche una variante fino a Trabadelo indicata come camino duro; il nome dice abbastanza: si tratta di circa 11km con 460m di salita e 380 di discesa. Se nella tappa odierna pensate di arrivare a O Cebreiro, evitate questa fatica ulteriore.”
Ovviamente ho scelto il camino duro e… ho fatto molto bene. A parte la discesa finale un po’ ripida e parzialmente su asfalto, è stato uno dei tratti più belli di tutto il cammino. In ambiente montano, vicino alle creste, attraverso prati e boschi colorati. Si passa vicino anche ad alcuni campi relativamente poco frequentati, dove ho assistito ad una scena d’altri tempi. Un coppia anziana, direi più sugli 80 che sui 70, che arava come si faceva una volta, con l’asino. Andavano avanti e indietro e per far partire l’asino, il comando urlato a tutta voce era: “ARAAAA!”. Sorprendente l’agilità e le doti da equilibrista della vecchietta.
A Trabadelo mi sono rifocillato in un bar e ho ritrovato, dopo diversi giorni, Harald (si chiama Harald e non Harold). Sempre molto gioviale e aperto, abbiamo condiviso il cammino per il resto della giornata. Il lungo tratto asfaltato prima del salitone finale è quindi volato, anche se i dolorini da asfalto restano sempre in agguato.
Harald mi ha anche salvato da una situazione che stava per diventare complicata. Già da qualche giorno stavo cercando di prelevare contanti nei vari sportelli che incontravo per strada, sempre senza successo. Oggi ho voluto andare a fondo e ho rotto le scatole all’impiegato della banca finché non abbiamo risolto il mistero: mi si è smagnetizzato il bancomat. Visto che non ho mai memorizzato il pin della carta di credito, mi era di fatto impossibile ottenere contanti. La mia riserva si era ridotta ad una cifra che mi sarebbe bastata al massimo per un paio di giorni… grande guaio. Harald ha seguito le mie peripezie bancarie e ha poi spontaneamente deciso di prestarmi una cifra importante che mi permetterà di arrivare tranquillamente alla fine del viaggio senza problemi. Appena a casa provvederò immediatamente a saldare il mio debito tramite bonifico; resto comunque colpito dalla fiducia e dalla generosità: altri piccoli miracoli del cammino. Grazie Harald!
La salita verso O Cebreiro è effettivamente molto più ripida di quelle viste finora, ma nulla di più di una qualsiasi camminata in montagna nelle Dolomiti, tanto più che il dislivello non è per nulla proibitivo: poco più di 600m. I paesaggi e il paesino stesso di O Cebreiro sono davvero eccezionali e, poco prima dell’arrivo, ho passato il cippo che segna il passaggio dalla regione Castilla y Leon alla Galizia. Ora non cambierò più regione fino alla fine di quest’avventura. Per la cronaca, mancano 151km a Santiago.
Per non dimenticare, scrivo qui una nota a proposito di un cammino tipico del nord della Svezia, seguendo le migrazioni stagionali delle popolazioni esquimesi. Ne ha parlato a cena una ragazza tedesca e al mio ritorno intendo approfondire la questione.
Bravo Michele, salutami la Galizia ho lasciato lì una parte del mio “cuore di viaggiatore”.
Buon proseguimento e Buon Camino.
Che bello! siamo stati anche noi a O cebreiro!! Lo ricordo bene, splendido.
ah..anche l’inizio della galizia è immortalato nella mia testa.. e non solo nella testa :
http://www.flickr.com/photos/kumitey/3848458973/
🙂
“!Arre burrequito, Arre!! ” Vai asinello vai!