Sabato 1 giugno 2013. In viaggio: giorno 94. In Perù: giorno 3.
Giugno è arrivato di soppiatto, senza farsi annunciare. Questa mattina, per la prima volta, ho pensato in termini concreti al rientro e a come organizzarmi per l'ultima parte del viaggio in Turchia. E' strano, mi sembra di essere in viaggio da sempre, come non avessi mai fatto altro, ma allo stesso tempo mi sembra di essere appena partito, come se il primo volo fosse stato ieri e non ormai tre mesi fa. Forse è meglio concentrarsi sul presente, senza troppe influenze dagli altri tempi.
Oggi ho visto due facce di Cusco, quella più sfacciatamente turistica, e quella legata invece alla vita di tutti i giorni. Per la parte turistica, non intendo dilungami molto, limitandomi alle fotografie. Come vita quotidiana, ho voluto provare a utilizzare alcuni servizi un po' particolari.
Per prima cosa, l'ormai classico rito della rasatura (quando possibile, lo provo in ogni tappa del viaggio). Poco distante dall'ostello, sulla strada che porta verso il centro, ci sono un paio di incroci letteralmente invasi da peluquerie, una dietro l'altra. Sono tutti saloni da parrucchiera unisex, apparentemente poco attrezzati per sbarbare. Ne ho girati almeno una decina senza successo, finché ho trovato il salone Marisa. Qui una parrucchiera giovane, dopo averci pensato un po', ha acconsentito, anche se dall'espressione facciale ho capito che fino a questa mattina aveva usato il rasoio solo per rifinire il collo dopo un normale taglio di capelli. Per fortuna è andata bene, si è mossa pianissimo, ha usato fiumi di schiuma, ha sudato molto più di me, e… non mi ha sgozzato, anzi. Prezzo, per quasi 50 minuti di lavoro, 2.80 euro.
Secondo esperimento. I miei scarponi (Salewa Rapace GTX), dopo quasi due anni di eccellente servizio e circa 3000km a piedi su tutti i tipi di terreni, hanno cominciato a cedere. La suola si è aperta in punta, si sono formati dei taglietti nella parte superiore e ormai l'acqua entra facilmente. Essendo poi impermeabili, l'acqua non esce più, trasformandoli in piscine portatili. Teoricamente gli scarponi sarebbero ancora in garanzia, ma dubito che resti valida dopo un uso così intenso. Ecco quindi che mi sono messo alla ricerca di un calzolaio a Cusco. Per prima cosa, grazie a Renato, ho scoperto che in spagnolo si dice zapatero, poi mi sono avviato verso il centro e ho cominciato a chiedere. Prima sono finito in un negozio affacciato sulla strada, largo un metro e profondo mezzo, con un tipo seduto in terra fra suole e scarpe vecchie. Quando gli ho mostrato gli scarponi, mi ha detto qualcosa di incomprensibile, ma dal tono ho capito che non era in grado di fare la riparazione, forse gli mancavano i macchinari adatti. Girando a caso ho chiesto a un vecchietto che mi ha fatto cenno di seguirlo. Dopo un quarto d'ora a passo di lumaca siamo arrivati in un mercato all'aperto, pienissimo di gente arrivata dai paesini di montagna. Spettacolari le donne: bassissime, fianchi larghi e gambe minute, vestiti colorati, lunghi capelli neri con due trecce annodate dietro, cappello tipico, gonna e copri-polpaccio (calzini di lana privi della parte del piede). Non mi sono permesso di fotografarle, ma penso avrò modo di rifarmi i prossimi giorni. In un angolo, fra i venditori di arance e quelli di Inca Kola, la zona dei calzolai. Alcune baracche di lamiera, attrezzate però con tutto il necessario: colle, suole, macchina da cucire, stringhe, materiali vari. Il tipo della baracca numero 23 ha lavorato sui miei scarponi per almeno 40 minuti, ricucendo, limando, incollando… insomma, credo che abbia fatto il possibile. Costo: 1.70 euro!
Per il resto, l'acclimamento procede bene. Anche se il fiatone scatta istantaneo al minimo accenno di salita, non ho avuto alcun sintomo rilevante. Chissà, forse il mio corpo si ricorda ancora un po' dell'esperienza nepalese.