Giovedì 16 maggio 2013. In viaggio: giorno 78. A Tahiti: giorno 6.
Visto che è complicato trovare un'agenzia disposta ad organizzare una spedizione sui monti per una sola persona (forse domattina riceverò buone notizie in proposito), nel frattempo ho deciso di seguire il consiglio del gestore dell'albergo: gita di mezza giornata a Plateau de Taravao. Tutta su strada asfaltata, con brevi tratti sterrati, comunque interamente percorribili anche con auto 4×4. La destinazione si trova a poco più di 500m di quota, con bellissimi panorami verso il punto in cui le due parti dell'isola di Tahiti si toccano.
Il Plateau de Taravao, in basso a destra nella mappa, presenta diverse vie d'accesso, almeno in teoria. In alto, sulla costa, il mio albergo Punatea Village. Il gestore mi ha suggerito il tratto B, sia all'andata, sia al ritorno. Non sia mai, esigo un percorso circolare; senza dirgli nulla opto per A all'andata e C al ritorno, con 4km finali lungo la statale per tornare all'albergo. E' vero che ha accennato al fatto che A non è più percorribile, ma magicamente la mia mente eclissa questa informazione, supportata dalle immagini satellitari che mostrano chiaramente una strada asfaltata.
Dopo la pioggia di ieri (vedi foto sopra), oggi è una bella giornata e alle 8 di mattina precise parto tranquillo, aspettandomi qualcosa di poco più che banale. Invece… sorpresa; c'è stata infatti una lotta violenta fra l'asfalto e la natura rigogliosa, con ampia vittoria di quest'ultima. Per motivi ignoti, la strada A da qualche anno è stata abbandonata al suo destino. L'asfalto non è messo male e le strisce sono ancora ben bianche, quindi immagino che l'abbandono sia avvenuto al massimo 5 anni fa, forse molti meno. Incredibile come la giungla si sia mangiata la strada. Non c'è più nulla di artificiale, solo erba, rampicanti, arbusti, fiori pieni di api, rami, felci giganti. Stavo per rinunciare, quando ho notato alcuni steli piegati e una minuscola traccia. Evidentemente non sono l'unico pirla a voler passare da qui. Con qualche difficoltà legata all'erba alta oltre 3 metri, alle nuvole di api, al fondo viscido, ho passato l'ostacolo nel giro di venti minuti, fino a sbucare, bagnato e nero di fango, in una vera strada poco sopra. Curioso che qualcuno si sia preso la briga di installare delle corde fisse – molto utili, per altro – per superare i tratti più ripidi.
Il resto della gita ha seguito le aspettative, una comoda passeggiata in un ambiente comunque piuttosto inusuale. Per prima cosa gli altissimi muri di felci e i frequenti passaggi che sembrano gallerie scavate nella giungla più densa. Ho trovato anche parecchie squadre di operai che ripulivano, tagliavano, sfoltivano… più che opportuno, direi.
Poi, in quota, mi hanno sorpreso le mucche al pascolo. Niente di strano in realtà, ma nella mia testa le mucche stanno in montagna, non certo a poche centinaia di metri dalla costa di un'isola tropicale. Il panorama dal Plateau de Taravao potrebbe essere sicuramente formidabile, ma è da tre giorni che le nubi hanno inghiottito le cime più alte dell'isola; la vista ne risulta di conseguenza un po' impedita (vedi foto).
Affamato come un lupo, alle 12 sono arrivato a Taravao e mi sono infilato in un ristorantino a caso, confidando in prezzi ragionevoli. Dopo tutto, mi trovavo nella periferia estrema di un villaggio secondario. Alla faccia del ragionevole! Il piatto più economico, filetto d'anatra, costava 28 euro. Devo ammettere però che ne valeva la pena: buonissimo e tantissimo, quel che ci voleva. Niente foto, la fame ha prevalso…