Media Partner

il camminoCredo che la quasi totalità dei lettori di questo blog siano attualmente miei parenti, amici, o comunque persone che ho conosciuto direttamente in un’occasione o nell’altra. Forse la situazione potrebbe cambiare a breve.

Grazie a Luca Gianotti, guru dell’arte del camminare e guida del viaggio a piedi in Corsica al quale ho partecipato nell’estate 2011, sono stato contattato da Il Cammino. Si tratta di una newsletter in italiano che vanta una lunga storia – ben tredici anni – e che ogni quindici giorni raggiunge oltre ventimila appassionati del camminare lento e profondo. Il Cammino diventerà media partner di questo blog. Concentrandosi principalmente sulle parti a piedi del giro del mondo 2013, Il Cammino racconterà, in esclusiva e probabilmente sotto forma di rubrica fissa, aggiornamenti sulle mie (dis)avventure.

Questa novità forse comporterà un aumento e una diversificazione dei lettori del blog. Ricordo, ad esempio, il picco di visite di quando ero stato brevemente citato nel numero 54 della newsletter: diverse centinaia di visite nel giro di poche ore. Come ho sempre fatto finora, continuerò comunque a scrivere soprattutto per me stesso e, in secondo luogo, per aggiornare parenti e amici sulla mia situazione.

Note

Ho aggiornato la pagina delle note. In particolare, ho aggiunto una spiegazione su come ricevere automaticamente una email ogni volta che pubblico qualcosa. Tutti i dettagli qui.

Giro del mondo 2013

Mondo 560x231L’idea mi girava in testa già da qualche anno. Prima i racconti di FrancoT, poi l’iscrizione alla newsletter di BootsnAll, il cammino del 2012, infine la recente lettura di Vagabonding (grazie FabioB), mi hanno instillato il desiderio di viaggiare, senza limiti geografici, per un lungo periodo di tempo. Per una serie di circostanze favorevoli, posso ora realizzare il sogno: quattro mesi in giro per il mondo, da marzo a fine giugno!

In tema con il blog, cercherò di conciliare il puro turismo e la spinta a camminare. Prevedo infatti lunghi periodi a piedi, in alcuni dei luoghi più belli del mondo. Le destinazioni sono ormai ben definite nella mia testa, anche perché a brevissimo devo finalizzare tutto: biglietto aereo, prenotazioni, documenti, visti, assicurazione, vaccinazioni, ecc.

Mi sembra comunque opportuno riportare di seguito la wishing list iniziale. Alcune delle destinazioni non saranno possibili, ma è bene tenerne traccia per il futuro. Mi piacerebbero, in ordine sparso:

  • Nepal: lungo trekking in Himalaya, probabilmente l’Annapurna Circuit. Tre settimane a piedi intorno all’Annapurna (8091m), la decima montagna più alta del mondo, superando il passo Thorung La (5416m).
  • Giappone: pellegrinaggio di Shikoku, detto anche degli 88 templi. Vista la lunghezza di 1200km non lo affronterò quest’anno, ma resta nel mirino.
  • Nuova Zelanda: Te Araroa, cammino molto selvaggio, dal punto più a nord dell’isola nord a quello più a sud dell’isola sud, per un totale di oltre 3000km. Conto di provarne almeno un pezzettino, diciamo un centinaio di km.
  • Perù e/o Bolivia: El Camino Inca (quello del Machu Picchu), Isla Taquile (lago Titicaca), Circuito dell’Illampu, Salar de Uyuni… uno o più di questi.
  • Turchia: Via Licia, 500km, tre settimane abbondanti, pare sia bellissimo.
  • Creta, Grecia: un pezzettino, sulle orme di Luca Gianotti.
  • come mete puramente turistiche (non per trekking): Thailandia e sud-est asiatico, qualche isola del pacifico, Australia, Isola di Pasqua, Cile.

Anche quest’anno, quando possibile, scriverò un diario che poi condividerò in diretta su questo blog. Ne parlerò più diffusamente in un altro post, ma le mie (dis)avventure saranno proposte anche ai lettori de Il Cammino, la newsletter de La Compagnia dei Cammini, l’associazione con la quale ho camminato più volte nel corso degli ultimi anni (Corsica estate 2011, Alta Langa capodanno 2012 e Monte Amiata fra un paio di giorni).

Ricominciamo

È passato un anno abbondante dall’inaugurazione di questo blog. All’epoca, 3 dicembre 2011, scrivevo:

Visto che fra qualche mese prevedo di fare un lungo cammino a piedi, inauguro oggi questo blog…

L’idea, allora appena abbozzata, si è poi concretizzata nel cammino di Santiago di Compostela, che ho percorso a piedi ad aprile/maggio 2012. Giorno per giorno, ho pubblicato su queste pagine il mio diario, seguito con affetto da tanti amici e parenti. Anche se ho sospeso tutte le pubblicazioni dopo l’arrivo a Santiago, sapevo che prima o poi sarebbe arrivato il momento di ricominciare. Dopo tutto, il blog si chiama a piedi, e vuole raccogliere anche altre esperienze significative di cammino.

Da maggio in poi mi sono concentrato al 100% sul lavoro, praticamente senza pause, anche perché il pellegrinaggio aveva assorbito quasi tutte le ferie del 2012. Ora la situazione è cambiata, al punto che sto progettando una moltitudine di attività a piedi per i prossimi mesi. Maggiori dettagli prossimamente…

Giorno 30, mercoledì 16 maggio, Ribadiso – Santiago

Il mio piano per la tappa di oggi era semplice: avvicinarsi il più possibile a Santiago. Nella migliore delle ipotesi, pensavo di fermarmi a dormire nell’estrema periferia della città, altrimenti un po’ prima sul Monte del Gozo. Per il mio ginocchio ballerino si sarebbe trattato in ogni caso di un tappone, al limite delle mie possibilità attuali.

Con questi pensieri sono andato a fare colazione nell’unico bar di Ribadiso, zoppicando in maniera preoccupante. E qui si è verificata l’ennesima coincidenza. Mi sono assentato per lavarmi i denti e al mio ritorno ho trovato, seduta casualmente al mio stesso tavolo, Christel, la signora belga che ormai incontro spessissimo. Abbiamo così deciso di camminare insieme, con l’idea di avvicinarci il più possibile a Santiago.

L’aria fresca del mattino e i percorsi ombreggiati fra gli eucalipti hanno favorito il nostro cammino e per ora di pranzo siamo arrivati a Pedrouzo, a soli 21km da Santiago. Il mio ginocchio piangeva e i piedi di Christel si erano trasformati in “killing feet”, ma abbiamo comunque deciso di proseguire ad oltranza, almeno fino alla periferia di Santiago.

Il pomeriggio è stato molto più duro. Il Sole implacabile, il caldo bestia, lunghe salite e discese dalle parti dell’aeroporto, prive di alberi e di qualsiasi riparo. In alcuni punti abbiamo dovuto fare lunghe pause per recuperare un po’, ma non abbiamo mai abbandonato l’idea di arrivare.

Poco dopo le 19 abbiamo toccato la periferia della città, seriamente devastati. Ci siamo guardati negli occhi, e abbiamo fatto la bella pensata di andare fino alla Cattedrale e concludere insieme il cammino. Per farla breve, siamo arrivati in Praza do Obradoiro circa un’ora dopo, con grande soddisfazione abbiamo ritirato la Compostela, e ci siamo goduti lo spettacolo della piazza, stanchi ma felici.

Abbiamo anche scoperto che domani sarà un giorno molto importante a Santiago. La festa dell’ascensione è infatti giorno festivo e questa sera ci saranno feste e manifestazioni ovunque. La Messa delle 12 di domani sarà di eccezionale importanza e potremo assistere al famoso rito del Botafumeiro. Molto bene.

Dopo 30 giorni di cammino, concludo qui il diario di questa avventura. La giornata di domani e il possibile cammino verso Finisterre resteranno “privati”. Un grazie di cuore a chi mi ha seguito in questi giorni: spero di non essere stato troppo noioso e di avere portato una testimonianza che magari, un giorno, potrà invogliare qualcun altro a partire… A PIEDI!

Giorno 29, martedì 15 maggio, Areixe – Ribadiso

Un’altra incredibile coincidenza. Questa mattina, dopo essermi alzato rigorosamente per ultimo e aver completato nel dormiveglia il consueto rituale di preparazione dello zaino, sono uscito in strada alla ricerca di un bar per la colazione. Proprio in quel momento è passata di lì Serena, l’amica italiana con la quale ho camminato diversi giorni fa e che ormai pensavo di non vedere più. I miei giorni di semi-riposo le hanno consentito di recuperare il distacco e così ci siamo ritrovati. Bastava che lei arrivasse 20 secondi prima (o dopo) e non ci saremmo nemmeno visti.

Lei deve assolutamente arrivare a Santiago domani e quindi ha previsto per oggi e domani tapponi da 40km. Anche se al momento per me queste distanze sono fuori portata (maledetto ginocchio!), abbiamo comunque camminato insieme quasi tutto il giorno, godendoci la prima vera giornata perfetta per camminare (cielo terso, aria fresca) e i paesaggi boscosi della Galizia. Seguendo i consigli della guida, a pranzo abbiamo optato per la storica pulperia Ezequiel di Melide, dove abbiamo ovviamente provato il celebre pulpo a la gallega (vedi foto), accompagnato da un buon vino, servito nelle caratteristiche ciotole. Nel pomeriggio, quando io sono arrivato all’ostello, Serena ha proseguito per la sua destinazione di giornata.

A metà mattina ho anche ritrovato la coppia di sposini tedeschi che sta portando lungo il cammino la loro figlia di 8 mesi, comodamente adagiata in un carrettino. Ovviamente hanno fatto parecchie tratte in treno, ma è stato comunque bello rivederli dopo quasi due settimane, ancora in forma, anche se un po’ provati.

Parlando di incontri, a cena ho conosciuto Laura, una ragazza italiana che il 17 aprile ha viaggiato sul mio stesso aereo da Bergamo a Lourdes. Come quasi tutti i miei compagni di volo ha iniziato il cammino a Saint Jean e mi ha aggiornato sulle disavventure capitate agli altri: praticamente, del gruppo iniziale molti sono tornati a casa per danni fisici di vario tipo, alcuni sono rimasti molto indietro, un anziano signore trentino è svenuto il primo giorno… Ora lei cammina con Daniele, un altro simpatico italiano dall’aria molto rilassata. Anche Laura camminerà come me fino a Finisterre e poi tornerà a Bergamo sul mio stesso aereo, il mio stesso giorno. Direi che avremo senz’altro occasione di rivederci, anche se non domani, visto che lei partirà prestissimo.

Ormai sono arrivato a soli 40km da Santiago e la tentazione di arrivare domani sera sarebbe forte: vediamo come si comporterà il mio ginocchio pericolante.

Giorno 28, lunedì 14 maggio, Barbadelo – Areixe

E così sono passato dal cippo dei 100km. Niente di speciale, qualcuno si ferma a fare foto-ricordo, e il numero di scritte è decisamente superiore alla media (vedi foto). Mi aspettavo un’esplosione del numero di pellegrini da questo punto in poi, ma in realtà non ho notato differenze: meglio così.

Questa mattina ho fatto il solitario nella nebbia, mentre dopo pranzo ho incontrato nuovamente Christel, la signora belga che in varie occasioni ha condiviso con me parti del cammino. La conversazione con lei è sempre piacevole e ha una risata estremamente contagiosa. Tutto sommato, i dolori fisici che ultimamente mi hanno costretto a rallentare hanno avuto anche l’effetto positivo di permettermi di incontrare le stesse persone per più giorni di seguito: non tutto il male vien per nuocere. Detto questo, preferirei ovviamente stare bene, ma vedo che riesco a gestire abbastanza bene il dolore al ginocchio, senza grandi drammi.

Oggi ho deciso di seguire l’istinto e allungare decisamente la tappa rispetto a quanto suggerito dalla guida. Una volta arrivato a Ligonde, il paesino che avevo scelto come destinazione di giornata, una sorpresa poco piacevole: l’ostello è chiuso! Già molto stanco per via del ginocchio ululante, sono andato al paesino successivo, dove ho trovato tutto pieno. Mi stavo rassegnando a fare ulteriori 3km, quando la signora dell’ostello municipale si è impietosita e ha spostato un paio di persone nella stanza riservata ai disabili, riuscendo a ricavarmi un letto nell’affollato dormitorio comune. Se ho ben capito, ha deciso di venirmi incontro per due motivi: perché venivo da lontano (da Barbadelo), e perché sono italiano. Evidentemente gli spagnoli hanno una simpatia per noi italiani.

Confermo le impressioni sulla Galizia che ho riportato ieri: da tutti i punti di vista, a parte l’affollamento, la parte più bella del cammino. E mancano solo 72km…

Giorno 27, domenica 13 maggio, Triacastela – Barbadelo

Sembra di essere in uno dei boschi della Terra di Mezzo (fra l’altro, siamo nei dintorni di Brea!), con gli stessi alberi enormi, contorti e ricoperti di muschio ed edera. La nebbia mattutina, una della costanti di questi luoghi, aggiunge magia e mistero al cammino in terra di Galizia. Come dice la guida, ci si potrebbe aspettare di avvistare una pattuglia di elfi da un momento all’altro.

Anche se purtroppo si nota che l’affollamento sta intensificandosi, c’è comunque la possibilità di assaporare in tutta tranquillità momenti di solitudine immersi in questa natura quasi primordiale.

Belli anche i paesini attraversati questa mattina nella solitaria valle di San Xil. Non so perché, ma i più piccoli sembrano non aver subito l’impatto del cammino e non presentano alcun servizio per i pellegrini. In alcuni momenti, la mancanza di automobili, di macchinari agricoli, e di qualsiasi oggetto tecnologico, unita alla presenza indisturbata di animali (vacche, maiali, cani, gatti, galline) e loro deiezioni (e odori), sembra riproiettarci indietro di almeno un secolo. Una sensazione difficile da dimenticare.

Tappa dunque fra le più belle, sia come paesaggio, sia come terreno, anche se in alcuni tratti appare evidente che durante i giorni di pioggia devono formarsi enormi laghi di fango. Fortunatamente da qualche giorno non piove e, almeno da questo punto di vista, ho limitato i danni.

A proposito di danni, anche oggi ho seguito il libro, con tappa molto breve per permettere al fisico di recuperare. Il ginocchio è sempre malandato, anche se nel primo pomeriggio stavo particolarmente bene e mi sarei sentito di proseguire molto più in là di Barbadelo. La prudenza mi ha comunque suggerito di fermarmi in un ostello un po’ appartato, stranamente poco frequentato (solo tre ospiti), dotato di un giardino straordinario, dove ho passato un bel pomeriggio a rilassarmi, leggere, e abbrustolirmi al Sole.

Ora la distanza da Santiago è di 107km e domattina dovrei superare il fatidico cippo dei 100km, proprio nei pressi di Brea.

Giorno 26, sabato 12 maggio, O Cebreiro – Triacastela

Da qualche tempo ormai seguo alla lettera le tappe consigliate dalla guida, senza cercare più di guadagnare giorni. Da una parte, è perché non ne ho bisogno; a meno di imprevisti, dovrei arrivare a Santiago il 17 e avere così tempo a sufficienza per camminare fino a Finisterre. Ma c’è anche un altro motivo: comincio ad avere qualche acciacco. Ieri le vesciche, l’altro ieri la sindrome di John Wayne, il giorno prima le spalle… oggi invece il ginocchio sinistro ha fatto i capricci e mi ha costretto a muovermi con molta cautela lungo tutta la discesa da O Cebreiro. Niente di grave, ma il mio intuito mi dice che avrei bisogno di alcuni giorni di riposo per recuperare del tutto il ginocchio e, visto che non è possibile, dovrò convivere con questo dolorino cronico e ascoltare con attenzione questa parte del corpo.

I paesaggi della Galizia sono stupendi, tutto è ondulato, verde, boscoso, e a tratti immerso in una nebbiolina caratteristica. Anche il cammino si svolge interamente su terreno ottimale, con larghi sentieri pietrosi che evitano in ogni modo di affiancarsi alla statale. Bello.

Essendo arrivato all’ostello prestissimo, sperimento ancora una volta la giornata tipo del pellegrino medio. Tutto molto tranquillo, dopo la doccia si fa il bucato, poi sonnellino, poi in sala comune per scrivere il diario, poi attesa famelica della cena. Sono appena le 17:30 e alcuni tedeschi hanno già cenato da un pezzo… Mah, io di solito a quest’ora sono ancora in strada con diversi chilometri da macinare.

La doccia dell’ostello è assolutamente terribile. Diffusore fisso sopra la testa che non permette di evitare il getto. Sul muro, due pulsanti. Se si preme quello sinistro, si ottengono 5 secondi di acqua bollente, da urlo. Se si preme quello destro, 5 secondi di acqua gelida, da urlo. Se si premono entrambi contemporaneamente, si ottiene: 1 secondo di acqua bollente, 1 secondo di acqua gelida, 1.5 secondi di acqua giusta, 1.5 secondi di acqua bollente. Insomma, un incubo, tanto che fino a poco fa non era raro sentire urli disumani provenire dal locale docce.

Ora a cena con Harald, con una ragazza danese esperta di agopuntura, con la signora belga con la quale ho condiviso ieri una pare del camino duro, e con una signora norvegese di 66 anni che mi ha detto che sono “sweet” e “the dream of every mother-in-law”. Mah, sperando non ci siano significati (derisori) nascosti, immagino si tratti di un complimento. Buon appetito!

Giorno 25, venerdì 11 maggio, Villafranca del Bierzo – O Cebreiro

“Camino duro”. Già il nome fornisce un buon indizio. Se poi si legge il cartello posto all’inizio di questa variante (vedi foto) oppure le parole della guida (vedi sotto), la situazione diventa ancora più chiara:
“Attenzione: all’uscita di Villafranca … dei segnali gialli indicano anche una variante fino a Trabadelo indicata come camino duro; il nome dice abbastanza: si tratta di circa 11km con 460m di salita e 380 di discesa. Se nella tappa odierna pensate di arrivare a O Cebreiro, evitate questa fatica ulteriore.”

Ovviamente ho scelto il camino duro e… ho fatto molto bene. A parte la discesa finale un po’ ripida e parzialmente su asfalto, è stato uno dei tratti più belli di tutto il cammino. In ambiente montano, vicino alle creste, attraverso prati e boschi colorati. Si passa vicino anche ad alcuni campi relativamente poco frequentati, dove ho assistito ad una scena d’altri tempi. Un coppia anziana, direi più sugli 80 che sui 70, che arava come si faceva una volta, con l’asino. Andavano avanti e indietro e per far partire l’asino, il comando urlato a tutta voce era: “ARAAAA!”. Sorprendente l’agilità e le doti da equilibrista della vecchietta.

A Trabadelo mi sono rifocillato in un bar e ho ritrovato, dopo diversi giorni, Harald (si chiama Harald e non Harold). Sempre molto gioviale e aperto, abbiamo condiviso il cammino per il resto della giornata. Il lungo tratto asfaltato prima del salitone finale è quindi volato, anche se i dolorini da asfalto restano sempre in agguato.

Harald mi ha anche salvato da una situazione che stava per diventare complicata. Già da qualche giorno stavo cercando di prelevare contanti nei vari sportelli che incontravo per strada, sempre senza successo. Oggi ho voluto andare a fondo e ho rotto le scatole all’impiegato della banca finché non abbiamo risolto il mistero: mi si è smagnetizzato il bancomat. Visto che non ho mai memorizzato il pin della carta di credito, mi era di fatto impossibile ottenere contanti. La mia riserva si era ridotta ad una cifra che mi sarebbe bastata al massimo per un paio di giorni… grande guaio. Harald ha seguito le mie peripezie bancarie e ha poi spontaneamente deciso di prestarmi una cifra importante che mi permetterà di arrivare tranquillamente alla fine del viaggio senza problemi. Appena a casa provvederò immediatamente a saldare il mio debito tramite bonifico; resto comunque colpito dalla fiducia e dalla generosità: altri piccoli miracoli del cammino. Grazie Harald!

La salita verso O Cebreiro è effettivamente molto più ripida di quelle viste finora, ma nulla di più di una qualsiasi camminata in montagna nelle Dolomiti, tanto più che il dislivello non è per nulla proibitivo: poco più di 600m. I paesaggi e il paesino stesso di O Cebreiro sono davvero eccezionali e, poco prima dell’arrivo, ho passato il cippo che segna il passaggio dalla regione Castilla y Leon alla Galizia. Ora non cambierò più regione fino alla fine di quest’avventura. Per la cronaca, mancano 151km a Santiago.

Per non dimenticare, scrivo qui una nota a proposito di un cammino tipico del nord della Svezia, seguendo le migrazioni stagionali delle popolazioni esquimesi. Ne ha parlato a cena una ragazza tedesca e al mio ritorno intendo approfondire la questione.

Giorno 24, giovedì 10 maggio, Ponferrada – Villafranca del Bierzo

Ormai devo rassegnarmi e smettere di improvvisare. Finora sono sempre partito molto dopo rispetto agli altri, camminando tutto il giorno, fino anche a molto tardi, almeno per gli standard dei pellegrini. Si trattava di un’ottima idea, sia per evitare le masse, sia perché le temperature esageratamente fredde lo permettevano. Ora non più. Ieri e, soprattutto, oggi, il termometro si è normalizzato su valori pienamente estivi e mettersi in strada durante le ore più calde è decisamente un suicidio.

La tappa di oggi, che doveva essere breve e di tutto riposo, in realtà è stata abbastanza distruttiva. Nonostante i paesaggi molto interessanti che mi ricordano le Marche – colline ben coltivate, vigneti, case per lo più in ottima forma, fiumi e ruscelli – i piedi hanno calpestato quasi sempre asfalto rovente, rovinandosi a causa di nuove vesciche formatesi su altre già guarite. Tutte queste vesciche, sia quelle vecchie, sia quelle nuove, derivano esclusivamente da camminata su asfalto, grrr… Il cammino pomeridiano è quello che ha fatto i danni maggiori: mi sembrava di sentire il calore della strada sui piedi e l’intensità del dolore moltiplicasi. Per fortuna il problema che mi ha assillato ieri tutto il giorno, oggi non si è ripresentato: miracolo della crema magica.

Il problema del pomeriggio è che qui abbiamo lo stesso fuso dell’Italia, ma siamo moooolto più a ovest, quindi le ore più mortali sono quelle che vanno dalle 14 alle 18. Visto che negli ostelli si cena già alle 19 (a volte anche alle 18:30), la strategia di camminare un po’ il mattino e un po’ la sera diventa poco praticabile. E’ quindi imperativo arrivare a destinazione presto, idealmente entro le 14.

Domani prevedo una tappa epica, con salita verso O Cebreiro, uno dei luoghi simbolo del cammino. Già nella versione base, la guida indica difficoltà massima, ma avrei intenzione di prendere la variante chiamata “camino duro”, un nome, un programma. Domattina mi alzerò quindi anch’io prestissimo, come i tedeschi e gli olandesi, e sfrutterò le ore fresche della giornata, come i pellegrini di luglio e agosto. Ne consegue che devo andare a dormire presto: buonanotte!