Giorno 3, giovedì 19 aprile, Borce – Canfranc Pueblo

Oggi è stata una giornata interessante, sia per il percorso un po’ estremo, sia perché ho incontrato altri pellegrini.

Premetto subito che l’acqua non ha mai smesso di cadere sulla mia testa per tutto il giorno, ma ormai non è una novità. Il risveglio a Borce è stato lento e piacevole, con doccia calda, colazione, e tutto il tempo di preparare con calma lo zaino. Il primo tratto, quasi interamente sulla statale con i camion che sfrecciano vicinissimi non è stato granché ma, dopo poco più di un’ora, sono arrivato a Urdos, ultimo paesino prima del passo. Qui ho finalmente avvistato un bar aperto e mi ci sono fiondato per fare con calma una seconda colazione, cosa che si rivelerà molto utile visto che da Urdos al passo ci vogliono 3 ore e mezza e non ci sono posti riparati dove riposarsi.

Poco prima di iniziare la salita, ecco il mio primo incontro. Si tratta di Antoine, francese, 50 anni, partito tre settimane prima da casa sua e anche lui diretto a Santiago. E’ un tipo silenzioso e tranquillo, scambiamo due parole su quanto sia pericoloso camminare sullo stradone e ci apprestiamo a partire per il passo. La sua guida dice di seguire la statale per 8 km, mentre la mia traccia gps suggerisce un sentiero (non segnalato) in mezzo ai campi che dovrebbe permettere di evitare una buona porzione di statale. Ci avviamo quindi per strade diverse. Purtroppo stavolta il gps mi tradisce, dopo 20 minuti di sentierino, un cartello dice senza mezzi termini: il sentiero finisce qui, vietato entrare, proprietà privata. E anche se vedo il sentiero continuare nella direzione indicata dal navigatore, un muro di filo spinato mi impedisce di proseguire, disdetta! Senza tornare indietro fino a Urdos, decido i tagliare per i campi e raggiungere la statale, anche se questo significa attraversare un paio di appezzamenti apparentemente deserti. Tutto bene, anche se pochi secondi dopo aver raggiunto la strada, arrivano due grossi cani da caccia ringhianti che mi guardano in… cagnesco. Fortuna che conoscono i confini e non osano avvicinarsi.

Faccio quindi anch’io i miei km di statale, come tutti. Ad un certo punto, una colonna con incisa la conchiglia del cammino, indica l’inizio dell’antico percorso dei pellegrini. Un sentiero bellissimo che sale lentamente, immerso nella natura e ricco dei segni delle antiche mura e delle fortificazioni ormai in disuso che probabilmente offrivano protezione e ristoro ai pellegrini.

Intorno ai 1000m di quota la pioggia si trasforma in nevischio e raggiungo Antoine, che mi fa cenno di stare in silenzio e di guardare verso il bosco: una ventina di camosci (o forse erano altri ungulati, non saprei) pascolano tranquilli a poca distanza da noi. Continuiamo insieme la salita, che per la neve diventa più difficoltosa, con qualche problema a trovare i segnali del sentiero e le frequentissime pozze di fango che ingoiano le scarpe. Alla fine sbuchiamo sulla strada asfaltata, nel bel mezzo di una bufera di neve. Mancano solo 3km al passo, ma d’ora in poi seguiremo solo la strada, perché il sentiero è completamente impraticabile. Mentre decidiamo il da farsi, ecco sbucare fra i fiocchi un’anziana signora, dotata di zaino, poncho gigantesco, e bastoncini da trekking. Si tratta di Marine, anche lei francese, sulla 70ina, diretta come tutti noi a Santiago. Antoine la consce già e mi spiega che quando è troppo stanca per proseguire fa autostop o chiama un taxi. Non ci preoccupiamo quindi del suo incedere lento e, su sua richiesta, procediamo spediti verso il passo.

E’ una gran bella emozione arrivare in cima dopo tanta fatica, vedere la frontiera, ed entrare in Spagna, finalmente. Sul lato francese è tutto morto (siamo fuori stagione sciistica), ma su quello spagnolo c’è l’ostello dei pellegrini che, oltre ad offrire camere, prepara anche pasti sostanziosi. Ne approfittiamo tutti e tre (nel frattempo anche Marine è arrivata) e durante il pranzo chiacchieriamo del più e del meno. Mentre loro due si fermeranno a dormire al passo, il mio progetto prevede di scendere verso Canfranc Estaciòn e cercare lì una sistemazione per la notte. Verso le 15 ci salutiamo, consapevoli che, visti i nostri progetti e ritmi di cammino, probabilmente non ci vedremo più.

Anche la discesa è discretamente epica. Sul lato spagnolo la bufera di neve è decisamente più intensa e i fiocchi si muovono in ogni direzione, orizzontali, dal basso, dall’alto… Il percorso ufficiale del cammino prevederebbe tutta una serie di scorciatoie, purtroppo impraticabili per la neve. Tutti i 7km fino a Canfranc Estaciòn li faccio quindi lungo la statale, sempre nella bufera. Impressionante anche attraversare la stazione sciistica di Candanchù: alberghi, centri commerciali, bar, discoteche. Tutto abbandonato, nessuno in giro, ormai gli impianti sono chiusi, anche se le piste sembrano ancora perfette (sfido, c’è quasi un metro di neve!).

A Canfranc Estaciòn trovare alloggio è un’impresa. Tutti gli ostelli della guida hanno il cartello “cerrado”, chiuso! Anche gli alberghi sono tutti chiusi. Fortunatamente l’ufficio informazioni è aperto e la gentile operatrice mi spiega che è proprio così, tutto chiuso… L’unica soluzione è fare altri 4km e arrivare a Canfranc Pueblo, dove una casa rural è aperta. Zaino in spalla, riprendo il cammino e scopro con piacere che il sentiero, oltre ad essere bene o male transitabile, è anche molto suggestivo, con passaggi nel bosco che mi ricordano quello fatto in mattinata. A metà strada la bufera si trasforma in semplice nevicata, per poi diventare pioggia proprio nei pressi della casa rural.

Qui sono sistemato in una stanza da quattro, in compagnia di un signore spagnolo e di suo figlio. Non so ancora chi siano, ma alle 21 ceneremo insieme e magari mi racconteranno di loro.

Giorno 2, mercoledì 18 aprile, Lurbe – Borce

Visto che ho passato la notte in albergo, ne ho approfittato: bucato, doccia eterna, sonno altrettanto eterno, tanto che alla fine mi sono messo in cammino un po’ tardi, verso le 9:45.

Il primo impatto è stato di rassegnazione a causa della pioggia battente che mi ha dato il buongiorno e che mi ha accompagnato per circa un’oretta. Poi, quando è diventata più leggera e stavo cominciando a godermi il panorama, una simpatica sorpresa: il sentiero è circondato ai lati da due muri di rovi e in mezzo… non esiste. Al suo posto un torrente impetuoso e profondo una spanna. Poi, dopo almeno 200m di camminata nel torrente, un altro centinaio di metri di fango morbido che inghiotte le scarpe. Fortunatamente sono riemerso senza troppi danni, anche grazie alle scarpe da montagna impermeabili. E pensare che c’è chi mi aveva consigliato scarpe leggere da trekking e chi addirittura semplicemente dei sandali. Evidentemente non erano mai passati dai Pirenei a primavera.

Alcune relazioni sulla tappa odierna che avevo letto prima di partire descrivevano tratte mal tenute, quasi in rovina, in particolare lungo il fiume, dove il sentiero è a precipizio sull’acqua. Il percorso, almeno fino a Bedous, è invece oggi in condizioni perfette, ben segnalato, pulito da sterpaglie, con i tratti crollati messi in sicurezza grazie a gradini artificiali e a travi di protezione. Potrei sbagliare, ma la manutenzione secondo me è stata fatta da pochissimo, probabilmente da meno di una settimana.

Una caratteristica comune a tutti i paesini che ho attraversato, è la sensazione di essere fuori stagione: pochissime persone in giro, molte case chiuse e sbarrate, negozi, ristoranti, b&b chiusi. Oggi contavo di mangiare qualcosa di sostanzioso da qualche parte, ma non sono riuscito a trovare neppure un bar aperto. Alla fine ho quindi pranzato a Sarrance, seduto sui gradini della fontana, con le cibarie portate da Trento.

Molto inquietante anche la ferrovia abbandonata che un tempo collegava Oloron con Canfranc Estaciòn in Spagna. Pare sia caduta in disuso negli anni ’70 e ora è completamente in rovina, ricoperta di rovi, arrugginita. Non è mai stata smontata e buona parte del cammino la costeggia: molto suggestivo, anche se talvolta un po’ spettrale.

L’ultima ora di cammino prima di arrivare a Borce è nuovamente bagnata dalla pioggia, ma ormai sono abituato e quasi non ci faccio caso. All’ingresso del paese trovo la Gite de l’Hospitalet de Borce, una struttura per i pellegrini nella quale vorrei farmi ospitare per la notte. Provo a bussare, a chiamare, ma evidentemente non c’è nessuno. Fuori piove, il paese è completamente deserto: che fare? Provo per disperazione ad abbassare la maniglia e… la porta era aperta. In pratica, l’Hospitalet è un appartamento sempre aperto dotato di bagno, doccia, cucina e due stanze, per un totale di sei letti. Sul muro un cartello dice che la signora che lo gestisce passa ogni giorno fra le 18:30 e le 19:30 per gestire pagamenti e timbri. Nel frattempo, ci si può sistemare liberamente: non male direi. Anche questo paese è privo di ristoranti, quindi per la cena ho fatto una mini-spesa in un quasi-bar e mi sono cucinato alcuni pseudo-cibi precotti (particolarmente orrenda la paella da microonde pronta in 2 minuti).

Come si può notare da quanto scritto sopra, oggi in tutta la giornata non ho incontrato altri pellegrini. Evidentemente questa variante la scelgono in pochi. Come conferma basta dare un’occhiata a ritroso al libro delle firme dell’Hospitalet: una persona ieri, una dieci giorni fa, una coppia il 24 marzo e poi nulla fino al 22 ottobre dell’anno scorso!

Questa sera sono un po’ stanco e domani sarà una giornata molto impegnativa con salita di oltre 1000m al passo e successiva discesa dal lato spagnolo. Se tutto va bene, conto di arrivare a metà pomeriggio a Canfranc Estaciòn. E ora… a dormire!

Giorno 1, martedì 17 aprile, Oloron – Lurbe St Christau

Già  a Bergamo eravamo una ventina. Età media post-pensione, equipaggiamento tecnico, zaini variopinti, argomento principe: qual è il peso giusto da portare sulle spalle?

Una volta arrivati a Lourdes ci siamo trovati tutti all’ufficio informazioni della stazione, dove mi sono reso conto di essere l’unico ad andare ad Oloron, l’unico a  salire al Passo del Somport, l’unico a fare il cammino aragonese. Poco male, magari ci ritroveremo più avanti.

Intanto scopro un problema serio: a causa di un treno soppresso, arriverò a Oloron alle 19:10, un po’ tardi per fare poi i 10km necessari per raggiungere l’albergo. Che fare? Correre il rischio di fare un tratto, magari anche piuttosto lungo, al buio? Mah, ci penserò dopo.

Intanto vado al santuario per richiedere la credenziale del pellegrino. Appena fuori dalla stazione si vedono i Pirenei (vedi foto)… che dire? La neve sembra tanta e a bassa quota, molto bene! La procedura per ottenere la credenziale è snella, l’operatrice è molto gentile, parla benissimo l’italiano e in pochi minuti la credenziale nuova con timbro di Lourdes è nello zaino.

L’attesa del treno per Oloron è molto lunga e noiosa ma, alla fine, arrivo a destinazione puntualissimo alle 19:10. Non appena inizio a camminare vengo accolto da un’allegra pioggerellina, che non mi abbandonerà mai per tutto il tempo. Dopo poche centinaia di metri, con una certa emozione, scorgo il primo segnale  conchiglia che indica il cammino (vedi foto). Il cielo grigio, l’acqua dappertutto, il fango sul sentiero, i Pirenei innevati in lontananza, la notte che si avvicina, sono il messaggio di benvenuto che mi riserva il primo tratto… direi che sarà proprio un’avventura.

Alla fine sono arrivato all’albergo verso le 21:20, bagnato come un pulcino, con l’ultima mezz’ora in notturna. È stato un buon test per l’equipaggiamento, che ha retto alla perfezione: il contenuto dello zaino è rimasto asciutto, la giacca mi ha protetto e il cappello ha fatto il suo dovere. Soprattutto, è stato fondamentale il navigatore, sul quale avevo caricato mappe e tracce del percorso: di notte i segnali non si vedevano facilmente e in un paio di occasioni ho trovato la strada giusta solo grazie al gps.

Tutto sommato un buon inizio, direi. Visto lo stato del percorso e le previsioni, direi che l’avventura non mancherà neanche per i prossimi giorni!

I primi giorni

Non voglio studiare troppo i dettagli, pianificare tutto, sapere cosa farò giorno per giorno, ora per ora.

Tutti dicono però – e ho sperimentato io stesso l’anno scorso quanto sia vero – che le crisi peggiori si hanno nel corso dei primi tre giorni di cammino. Mi sembra opportuno quindi pianificare almeno un poco i primi giorni, anche perché, contrariamente a quanto previsto in passato, ho deciso di cambiare programma e, soprattutto, punto di partenza.

Il piano originale prevedeva di arrivare a Lourdes, passare diverse ore in treno, poi altro treno, e infine arrivare a tarda sera a Saint Jean Pied de Port. Il nuovo piano prevede un percorso più lungo, in zone meno frequentate e, almeno fino al confine Francia/Spagna, non descritto nella guida

Si tratta di camminare per un tratto del Voie d’Arles, da Oloron-Sainte-Marie al Passo del Somport, e poi percorrere integralmente il Cammino Aragonese (descritto nella guida).

Fortunatamente, esistono due eccellenti siti dedicati alla variante che ho scelto. Il primo è Au Coeur du Chemin http://www.aucoeurduchemin.org che, seguendo il link Etapes (sur carte IGN), fornisce mappe e statistiche estremamente dettagliate. Il secondo è Voie du Piémont Pyrénéen http://vppyr.free.fr che, alla voce Voies d’Aspe, riporta molti dati e fotografie del percorso.

Vediamo i dettagli.

Primo giorno, martedì 17 aprile

Come già scritto in passato, arriverò all’aeroporto di Lourdes (LDE) alle 12:25. Grazie agli autobus della compagnia Maligne, il piano prevede di andare a Lourdes centro, in cerca della credenziale. Una volta trovata, stazione dei treni e viaggio fino a Oloron-Sainte-Marie (via Pau). Da qui, inizia il mio cammino a piedi!

Probabilmente arriverò a Oloron-Sainte-Marie nel tardo pomeriggio e non potrò camminare molto a lungo. Immagino sia ragionevole prevedere al massimo una decina di km, i.e. due orette di cammino. I siti di riferimento dicono però che il primo ostello si trova a Sarrance, ad oltre 20km da Oloron. Vedo due possibilità: dormire all’addiaccio (nel bosco o sotto qualche tettoia), oppure cercare un albergo dalle parti di Lurbe-Saint-Christau. Le varie testimonianze che ho letto su web riferiscono che questo versante dei Pirenei è estremamente piovoso e le previsioni già indicano per tutta la prossima settimana pioggia e, verso il passo, neve. Ho deciso quindi di optare per la soluzione più comoda: albergo dopo 10km di cammino!

Secondo giorno, mercoledì 18 aprile

Beh, oltre al fatto che partirò, con qualsiasi tempo, da Lurbe-Saint-Christau, non intendo pianificare nulla!

La Credenziale

Un documento indispensabile per tutti i pellegrini che intendono incamminarsi verso Santiago di Compostela è la cosiddetta Credenziale (credencial in spagnolo). Come scritto su pellegrinando, si tratta di un pieghevole in cartoncino contenente le generalità del pellegrino sul quale vengono apposte:

  • la data ed il luogo della partenza;
  • la meta del pellegrinaggio;
  • il sello (timbro) degli albergue dove si pernotta;
  • il sello del luogo di arrivo e della data di avvenuto compimento del pellegrinaggio

La credenziale attesta che la persona sta percorrendo il Cammino di Santiago come pellegrinaggio e consente il libero accesso ai servizi degli albergue. All’arrivo a Santiago, mostrando la credenziale alla Oficina de Acogida del Peregrino (a lato della Cattedrale), si potrà ricevere la compostela, documento scritto in latino nel quale si certifica l’avvenuto pellegrinaggio.

La credenziale può essere richiesta e ottenuta direttamente nei punti di partenza delle principali varianti del cammino e in alcune delle più importanti città attraversate. In alternativa, è possibile contattare prima della partenza uno degli enti o associazioni abilitate. Per l’Italia si tratta della Confraternita di San Jacopo di Compostella che, fra l’altro, raccoglie nel sito www.confraternitadisanjacopo.it moltissime interessanti informazioni (ad esempio, l’ottimo Vademecum del pellegrino di Monica D’Atti).

Seguendo le istruzioni della confraternita, a metà febbraio ho contattato via email il riferimento per il Trentino ma, purtroppo, non ho mai ricevuto risposta. Dovrò quindi procurarmi la credenziale da qualche parte all’inizio del cammino. Fortunatamente, sembra che Lourdes sia uno dei luoghi dove è possibile farne richiesta, in particolare presso l’ufficio informazioni principale, che si trova nella zona del Santuario.

Una visione chiara (almeno spero)

Ci pensavo già da qualche anno, ma nel corso del 2011 ho preso la decisione di rimuovere la dipendenza dagli occhiali, miei compagni di viaggio sin dai tempi delle elementari.

Lo stimolo è arrivato dalle testimonianze di nuovi e vecchi amici che già avevano affrontato l'operazione laser, incontrati nei più disparati ambiti: al lavoro, al tavolo di una festa di matrimonio (Piero), durante un viaggio a piedi (Carla, Luca), sulla cima di una montagna (Sandro). Tutti concordi ed entusiasti sui risultati.

Io non ho mai avuto problemi a portare gli occhiali, anzi, ho sempre pensato che facessero parte integrante del mio look più vero, tanto che non ho mai nemmeno provato ad indossare le lenti a contatto. La scelta è stata quindi dettata da motivi di carattere pratico (sport, attività sui monti, non dipendere da un oggetto che potrebbe rompersi), emotivo (dormire all'aperto, aprire gli occhi e vedere le stelle!) e… la solita dose di curiosità.

A metà dicembre mi sono sottoposto con esito positivo ad un'accurata visita oculistica preliminare per valutare la mia idoneità e, consapevole dei rischi, ho poi fissato l'operazione vera e propria per giovedì scorso 23 febbraio 2012, a Modena dal Dr. Appiotti. Non nascondo che ho provato una certa paura ed ero senz'altro molto teso, ma l'operazione è filata liscia e, senza provare alcun dolore (solo un certo fastidio), si è conclusa nel giro di pochissimi minuti. Sono stato operato con tecnica LASIK (femtolaser per l'incisione).

Già la mattina dopo vedevo perfettamente con entrambi gli occhi, con una qualità mai provata prima. Avvertivo solo una certa lentezza nel mettere a fuoco oggetti a varie distanze; probabilmente il cervello doveva abituarsi ai nuovi strumenti. Sabato sera mi sembrava di essere già a posto, con mia grande felicità.

Purtroppo domenica mattina, terzo giorno dopo l'operazione, una brutta sorpresa: l'occhio sinistro vedeva decisamente male, completamente sfuocato e sdoppiato. Pensavo si trattasse di una normale fluttuazione, ma non fluttuava per nulla, sempre lo stesso difetto stabile. Alla visita di controllo del mercoledì mi è stata diagnosticata una delle possibili complicazioni: un edema corneale di tipo S??? (purtroppo non ricordo la sigla usata dall'oculista). Pare che capiti circa 1 volta su 1000 e, seguendo le opportune cure, si dovrebbe risolvere senza conseguenze permanenti nel giro di alcune settimane.

In questo momento (2 marzo, ottavo giorno) fatico a leggere e ad usare il computer, ma spero di abituarmi presto alla forte disparità fra i due occhi, che comunque piano piano dovrebbe diminuire e sparire.

Sperando che questa piccola disavventura non abbia conseguenze sul cammino, aggiornerò regolarmente questo post con le evoluzioni del mio occhio ballerino.

Aggiornamento 5 marzo, undicesimo giorno. Mi sembra di notare un leggero miglioramento dell'occhio sinistro: la vista non è più così sfuocata e la sera le luci non generano più enormi aloni luminosi. Senza l'aiuto del destro, resta comunque impossibile leggere, a qualsiasi distanza. Osservando una fotografia che mi è stata scattata per altri motivi, ho anche notato un leggero strabismo. Può darsi che sia solo autosuggestione, anche perché non conosco la procedura corretta per misurare l'allineamento. Nel caso l'effetto sia realmente presente, spero sia solo temporaneo e legato alla compensazione che devo fare per usare occhi con capacità visive così diverse. Speriamo…

Aggiornamento 12 marzo, diciottesimo giorno. Il miglioramento è molto lento ma c'è. Ora con l'occhio sinistro riesco quasi a leggere, anche se l'effetto di immagine sdoppiata rimane e rende molto difficoltoso il tutto. Fortunatamente mi sono abituato alla situazione e usando entrambi gli occhi riesco ad avere una qualità visiva buona. Ho quasi finito la cura a base di colliri steroidei (doping!) e fra pochi giorni alla visita oculistica di controllo spero di avere buone notizie.

Aggiornamento 22 marzo, 28esimo giorno. La visita di controllo è andata molto bene. Anche se l'occhio sinistro non è ancora perfetto, l'oculista ha misurato 13 decimi (usando entrambi gli occhi) e, effettivamente, mi sembra di vedere perfettamente, sia da vicino, sia da lontano. Per ancora otto giorni dovrò applicare uno strano gel nell'occhio malato, poi basta, finalmente! Beh, la situazione attuale è più che soddisfacente, evviva!

Aggiornamento 23 febbraio 2013, un anno dopo. Che dire, nel primo anniversario dell'operazione non posso fare altro che constatare che i miei occhi stanno benissimo. Non ho più avuto alcun disturbo, niente occhi secchi, nessuna difficoltà a mettere a fuoco, vedo perfettamente sia da vicino, sia da lontano. Pochi giorni fa ho rinnovato la patente e sono riuscito a leggere senza alcuno sforzo tutti i caratteri del tabellone: anche la dicitura “guida con lenti” è quindi sparita. Bilancio finale estremamente positivo, nonostante le difficoltà dei primi giorni.

 

Marina

Come tutti gli anni, anche a dicembre 2011 ho partecipato a numerose cene sociali legate alle varie associazioni che frequento. Nel corso di una di queste, ho raccontato dei miei progetti “a piedi”, scoprendo che Marina, seduta di fronte a me, aveva camminato e portato a termine il Cammino Francese solo alcuni mesi prima.

Piena di entusiasmo per la fantastica esperienza vissuta in 34 giorni fra settembre e ottobre 2011, Marina mi ha regalato tanti consigli, sia durante la cena, sia in seguito, via email. Con il suo permesso, raccolgo ora su questa pagina alcuni dei suoi suggerimenti, in modo che anche altri possano fruirne.

  • incontri: consiglio di dormire in alcune strutture, spesso condotte da religiosi o strutture parrocchiali, dove in genere non c’è tariffa (si lascia un donativo) e che offrono un’accoglienza “speciale” e calorosa. In genere la cena è offerta e a seconda dei casi si può contribuire al lavoro per allestirla. Ci si trova a tavola e a lavorare con gente con cui magari non avresti immediatamente socializzato, per differenze d’età o lingua o altro, e ci sono delle belle sorprese. Inoltre puoi scoprire che, anche se le lingue dominanti sono inglese e spagnolo, in realtà sei a tavola con una messicana, due del Costarica, che quelle che parlano inglese sono israeliane, ecc ecc.
  • Bercianos, Graňon, San Nicolas, Foncebadon, San Anton: in particolare io mi sono fermata e ho avuto una bellissima esperienza a Bercianos (tra Burgos e Leon), che consiglio caldamente. Altri mi hanno detto che è “speciale” anche l’accoglienza a Graňon. Particolare l’esperienza dagli italiani presso puente de Itero all’ermita di San Nicolas (tra Burgos e Fromista) (lavanda dei piedi ecc), dove se passi di giorno e non ti fermi puoi comunque scroccare un caffè fatto con la moka. Io mi sono divertita anche a Foncebadon (un po’ prima della Cruz de Fierro), dove però la struttura è piuttosto mal tenuta, ma c’era un hospitalero californiano con problemi ad una gamba (girava con le stampelle) da SOLO che ha reso il tutto surreale (accoglienza con pop corn, è riuscito a far cucinare a francesi e polacchi una cena, dopo cena ci ha dato perline da infilare e far braccialetti… e si è comunque creato lo spirito “comunitario” che ti dicevo). Passandoci ho trovato speciale anche San Anton (36 km dopo Burgos). L’albergue è ricavato tra le rovine di una chiesa, è assai rudimentale ma il posto mi sembrava magico (hai presente San Galgano? Le rovine sono un po’ meno belle, ma l’atmosfera è simile). Ce ne sono anche altre, segnalate dalla guida, e ti consiglierei di fermarti se puoi in qualcuna di queste. Tieni presente che la cena in genere non è molto abbondante (a Bercianos però si mangiava in abbondanza): se ti fermi in una di queste strutture e hai fame, fatti prima un panino per merenda.
  • Roncisvalle: ti consiglio di dormire nella collegiata di Roncisvalle, appena ristrutturata e splendida.
  • Cammino Aragonese: chi proveniva dal cammino aragonese era entusiasta, se ho ben capito è più faticoso dell’altro ma anche più selvaggio e affascinante. Peccato per Roncisvalle però….
  • Pamplona: a Pamplona dormire nell’albergue in pieno centro. Si tratta di una vecchia grande chiesa ristrutturata in cui è stata inserita una struttura parzialmente in vetro in cui ci sono i letti. Consigliabile per la bellezza della struttura (e poi ti danno anche le lenzuola).
  • Saint Jean: a Saint Jean all’accoglienza pellegrini ti danno un elenco aggiornato con le strutture aperte, prendilo, perché a seconda delle stagioni alcune sono chiuse. E mi raccomando, fatti dare anche la concha (conchiglia) da attaccare allo zaino.
  • cartine: ho visto che ti sei procurato delle cartine. È sempre bello averle, ma guarda che non servono! Di fatto basta andare a Saint Jean e seguire le frecce gialle, arrivi a Santiago senza problemi. Se sbagli strada, o vuoi fare una deviazione, c’è qualcuno che ti rimette sulla strada giusta. Se in città, (dove anche il percorso è ben segnato) ad un incrocio cerchi con gli occhi la prossima indicazione, qualcuno ti mostra dove andare. Seguire frecce gialle e conchiglie diventa un automatismo, quando per un po’ non ne vedi ti allarmi e le cerchi… e alla fine ti mancano…
  • internet: credo che quasi tutti i giorni, anche se non proprio tutti, puoi utilizzare un computer, o in un albergo del pellegrino, o in qualche bar. Proprio nei piccoli paesi c’è sempre un bar con computer a tempo e collegamento internet che azioni con monete, costo da 2 a 3 € l’ora, dipende dalla regione.
  • al ritorno: se quando ritorni a Bergamo, non essendoci treni, pensi di dormire lì, ti consiglio Central Hostel BG. Ho dormito lì al ritorno da Londra, ho prenotato una singola e mi hanno dato una doppia pulitissima con bagno privato, lenzuola, asciugamani, cassaforte, Tv, colazione, wi-fi gratuito per 35 €. È un ostello (nuovissimo) vicinissimo alla stazione (comodo per il mattino dopo) più bello di tanti alberghi, mi sono trovata così bene che gli faccio tutta la pubblicità che posso.
  • al ritorno 2: compilare il questionario “Indagine sui Pellegrini“.

Grazie Marina!

Mappe 1:25.000

Anche se le mappe che ho già a disposizione (dettagli qui) dovrebbero essere più che sufficienti per completare il cammino senza perdersi, non sono molto soddisfatto della scala 1:100.000 e del numero ridotto di dettagli presenti rispetto alle mappe che uso solitamente per progettare escursioni in montagna. Idealmente, vorrei procurarmi cartine in scala 1:25.000 e 1:50.000 che coprano l’intero percorso, in formato digitale.

Un prima possibilità è quella di sfruttare le mappe del progetto OpenStreetMap, magari elaborandole con qualcuno dei tanti software dedicati. Analizzerò questa opzione in un post futuro.

Per il momento vorrei presentare invece i dati istituzionali dell’ente spagnolo “Instituto Geográfico Nacional“. Anche se un po’ nascoste, si possono scaricare mappe in formato GeoTIFF per tutta la Spagna, a varie scale, comprese 1:25.000 e 1:50.000. Non sono riuscito a studiare per bene la licenza dei dati ma, per uso non commerciale, le mappe dovrebbero essere utilizzabili gratuitamente.

Ecco come fare (aggiornato a gennaio 2012):

  1. Andare su http://www.ign.es
  2. Nella parte centrale della pagina, cliccare il pulsante blu “Descargas”
  3. Nella parte in alto a destra, scegliere la lingua: sono disponibili spagnolo, inglese e francese. Purtroppo l’italiano manca, ma ho scoperto con piacere che il sito risulta facilmente fruibile anche per chi conosce solamente l’italiano: tutto sommato, lo spagnolo tecnico si riesce ad interpretare senza troppe difficoltà. Nel seguito, descriverò i comandi della versione inglese.
  4. Registrarsi (link “Register”) e seguire le istruzioni per crearsi un’utenza. Tale operazione è necessaria per il download delle mappe.
  5. Usare “Advanced search” e individuare i codici d’interesse sfruttando la mappa “See MTN50 Map Grid” (png, 11703×7921, 19MB). Ad esempio, Roncisvalle cade nel foglio 0091.
  6. Inserire il codice nella pagina “Advanced search”, selezionare il prodotto “MTN25 raster” oppure “MTN50 raster”, premere “Search”.
  7. Selezionare e scaricare le mappe.

Il formato GeoTIFF è visualizzabile con un qualsiasi programma di gestione immagini, e già così risulta perfettamente fruibile. Per sfruttare a fondo le informazioni geografiche codificate nella mappa digitale è però preferibile usare programmi dedicati. Già da tempo ho selezionato un’efficace collezione di strumenti di questo tipo: magari ne descriverò qualcuno in futuro.

Anche in Val di Non

Grazie alla segnalazione di SilviaM, ho scoperto l’esistenza del Cammino Jacopeo d’Anaunia, ideato e realizzato dai soci dell’Associazione Anaune Amici del Cammino di Santiago.

A quanto leggo sul sito www.santiagoanaunia.it, l’associazione nasce da un gruppo di pellegrini originari della Valle di Non (Trentino) che nel 2007 hanno percorso il Cammino di Santiago di Compostela. Al loro ritorno si sono costituiti come associazione con lo scopo “di portare anche altri a fare la stessa esperienza e, a livello locale, di favorire la cultura del camminare riscoprendo il proprio territorio, la propria storia, la propria cultura”.

Il sito è molto ricco di informazioni sul cammino, sia nella versione breve di tre giorni, sia in quella completa di sette. Si possono trovare mappe, altimetrie, tracce GPS, descrizioni, ecc. Vediamo se riesco a ricavarmi tre giorni prima della metà di aprile per provare almeno la versione breve.

Gli autori hanno anche realizzato un video di presentazione che riporto qui sotto.

 

Aggiudicato!

È ufficiale, ho prenotato il volo aereo per l’andata:

  • volerò martedì 17 aprile 2012, da Bergamo Orio al Serio (BGY) a Lourdes (LDE), con Ryanair. Partenza da Bergamo alle 10:50 e arrivo a Lourdes alle 12:25.

Costo complessivo, comprese tasse e 15kg di bagaglio in stiva: 66.99 euro.

Questa parte del viaggio in aereo è solo una delle due attività da pianificare con largo anticipo. L’altra è ovviamente il viaggio aereo di ritorno, dall’aeroporto di Santiago di Compostela (SCQ) a Bergamo. Da rapida analisi sul sito di Rynair ho visto che c’è all’incirca un volo ogni due giorni e che il prezzo al momento risulta più basso di quello dell’andata. Prima di prenotare devo però provare a stimare quanti saranno i giorni necessari per completare il cammino… vediamo di completare stima e prenotazione entro la fine del 2011…

Aggiornamento (2 gennaio 2012): anche il volo di ritorno è prenotato! Sempre con Ryanair, lunedì 21 maggio 2012, con partenza da Santiago di Compostela (SCQ) alle 20:50 e arrivo a Bergamo Orio al Serio (BGY) alle 23:40. Curiosamente, il biglietto di ritorno risulta avere esattamente lo stesso costo di quello d’andata: 66.99 euro. Ho anche contato i giorni lavorativi: l’intero periodo 17 aprile – 21 maggio richiederà 23 giorni di ferie.