Il cielo è blu sul Tongariro

Blue Lake (1725m) a sinistra, uno degli Emerald Lakes a destra.

Domenica 28 aprile 2013. In viaggio: giorno 59. In Nuova Zelanda: giorno 5. A piedi: giorno 25.

Tongariro Alpine Crossing (TAC): giorno 1.

Miracolo! Fortunissima! Le previsioni del tempo erano sbagliate. I miei vulcani hanno generato una bolla di alta pressione di 30km di raggio che ha tenuto lontano le nuvole. Non so come sia possibile, ma davvero, in quasi tutte le direzioni si poteva vedere, lontano, una distesa di nuvolacce cariche di pioggia. Se avessi una connessione internet flat mi metterei a cercare le immagini satellitari di questa mattina; sono sicuro che troverei una Nuova Zelanda bianca di nubi, con un buco circolare intorno al Tongariro…

Il punto di partenza del cammino è un parcheggio che si trova al termine di 7km di strada non asfaltata. Alle 5:30 la stradina viene aperta e, dopo il passaggio di 60 veicoli, inesorabilmente chiusa fino al mattino successivo. Qui è autunno inoltrato (equivalente al nostro fine ottobre) e l'alba arriva solo alle 7. Sveglia quindi col buio pesto, allietata però da un'incredibile e molto inaspettata (fino alle 23 di ieri pioggia a catinelle) distesa di stelle. Alle 6 ero al parcheggio, già mezzo pieno, dove con tutta calma ho fatto colazione.

In lontananza un alto vulcano già innevato, sede delle più importanti stazioni sciistiche dell'isola Nord. Più vicino, in fondo alla valle, a sinistra il contorno frastagliato del Tongariro (1967m) e a destra il notevole cono vulcanico rosso del Ngauruhoe (2291m) che, pur essendo più alto, è considerato uno sbocco secondario del Tongariro.

Inizio a camminare alle 7:30, su largo e pianeggiante sentiero, insieme a una moltitudine di altri escursionisti. Dalle dimensioni degli zaini e dall'ora di arrivo al parcheggio si può individuare chi, come me, aveva deciso di partire con qualunque tempo, e chi invece, visto il bel tempo, ha improvvisato una gita domenicale. C'è da dire che molti dei meno attrezzati hanno dovuto rinunciare una volta saliti in quota a causa del vento, fortissimo e freddo soprattutto lungo i bordi dei crateri.

In mezzo al South Crater.

C'è chi fa una corsetta nel South Crater. La prossima volta, anch'io!

A parte la vegetazione strana e i sassi evidentemente volati nella loro posizione attuale nel corso di varie eruzioni, è l'ingresso e l'attraversamento del South Crater (1659m) a dare davvero la sensazione di trovarsi non solo in zona vulcanica, ma proprio dentro un vulcano. Dopo il South Crater, ecco la salitella dove il vento di cresta comincia a battere senza pietà. Molti non resistono che pochi secondi, in braghette corte e maglietta, e ritornano sui loro passi verso il parcheggio.

Il punto più alto del TAC si trova a fianco del Red Crater (1886m), da dove si gode di una vista pazzesca. Oltre ai già citati vulcani, in primo piano, poco sotto, si possono ammirare il Blue Lake (1725m) e uno degli Emerald Lakes; specchi d'acqua che, grazie alle esalazioni vulcaniche, presentano una colorazione azzurra straordinaria. Lontano, dietro al Blue Lake, si può ammirare la brillante superficie del Tuapo Lake illuminata dal Sole. Ancora più distante, infinite montagne disposte su piani multipli, dall'apparente colore blu.

Blue Lake (1725m).

Uno degli Emerald Lakes.

Da qui si potrebbe proseguire per altri 700m fino al Blue Lake, ma un cartello (vedi foto) sconsiglia di andarci, se non nel contesto di un cammino più lungo che porta a scendere verso sud-est, e comunque muovendosi alla massima velocità possibile, per minimizzare il rischio di essere colpiti dalle pietre volanti o da esalazioni pericolose. Pochi metri oltre il cartello si apre un buco nel terreno, dal quale escono strani fumi giallognoli… Dietro un'altura c'è una nuvola molto bassa… ma non è una nuvola; sono infatti fumi vulcanici. Quando vedo che i locali sembrano spaventati, anch'io decido di rinunciare ai 700m aggiuntivi, soddisfatto comunque della vista dei laghi da sopra.

Ho tutto il tempo quindi di salire fino alla cima del Tongariro (1961m), poco distante. Sono l'unico a fare questa scelta, probabilmente a causa del cammino tutto in cresta, dove si viene frustati dal vento. In effetti non è semplicissimo mantenere l'equilibrio e in più occasioni devo tenermi alle rocce per non volare via (non sto scherzando), ma di per sé la salita sarebbe del tutto priva di difficoltà. Bellissima la vista dalla cima (vedi foto), con South Crater, cono del Ngauruhoe, e vulcano innevato subito dietro.

Vista (quasi) dalla cima del Tongariro (1967m).

Sulla via del ritorno avrei tutto il tempo di affrontare la più impegnativa salita del cono rosso del Ngauruhoe (2291m). Senza sentiero, 600m di salita su ghiaione ripidissimo, di fianco all'ultima colata lavica del 1975. La salita però è già piena di gente e notoriamente uno dei rischi principali è legato ai sassi che, mossi da chi sta sopra, possono precipitare in testa a chi sale. Osservando i salitori, tutti in fila indiana, noto anche che hanno sbagliato via, invece di risalire in mezzo, hanno seguito una falsa traccia e si sono bloccati sulle rocce quasi verticali. Alcuni stanno tornando indietro, altri si sono arrampicati, gli altri da sotto sono a rischio di beccarsi un sasso in testa. Sarebbe stato più saggio salire per primo la mattina presto. Decido quindi di non prendermi rischi inutili e con calma riprendo il cammino verso il parcheggio, passando dalla piacevoli cascatelle di Soda Springs e dalla Mangatetopo Hut, un tipico rifugio neozelandese. Diverso da quelli ai quali siamo abituati, l'edificio è simile a quello dei rifugi alpini, ma non ci sono gestori e funziona essenzialmente come un bivacco di lusso.

Ora sono al calduccio nel mio campervan, in un anonimo parcheggio lungo la strada per Wellington. Manco a dirlo, appena mi sono lasciato alle spalle il parco nazionale del Tongariro, pioggia torrenziale. Nulla da dire, sui vulcani sono stato fortunatissimo, anzi, di più!

Domani viaggerò con tutta calma alla volta di Wellington e non scriverò il diario.

E questo, che vulcano è?

Altro cono misterioso: cosa sarà?

 

Lake Tuapo e preparativi per un nuovo cammino

Lake Tuapo dall'alto.

Sabato 27 aprile 2013. In viaggio: giorno 58. In Nuova Zelanda: giorno 4.

Si nota poco in foto, ma c'era un arcobaleno fantastico.

Dopo un piacevole risveglio con passeggiatina sul lago mi sono diretto verso Lake Tuapo, il più grande della Nuova Zelanda. Per prima cosa mi sono infilato nell'ufficio informazioni e, oltre alle solite attività adrenaliniche (ho l'impressione che saranno una costante un po' ovunque), ho subito notato che siamo vicini al parco nazionale del Tongariro. Si tratta di un gruppo di vulcani intorno ai 2000m di quota, ancora attivi, attraversati da alcuni dei cammini a piedi più famosi dell'intero paese. Ho deciso di fare il celebre Tongariro Alpine Crossing (TAC), un solo giorno ma denso di esperienze: laghetti vulcanici (gli Emerald Lakes), passeggiata sul bordo del cratere di un vulcano attivo, vegetazione molto variabile e in alcuni casi unica.

I vulcani sono tanto attivi che la parte del TAC che passa dalla Sulphur Lagoon è chiusa ormai da mesi a causa delle emissioni pericolose. Il cammino risulta quindi dimezzato, ma compenserò salendo fino in cima al Tongariro (1967m).

Dopo aver dedicato il pomeriggio ai preparativi, ora sono accampato a pochi chilometri dal punto d'inizio del cammino. Spero in un miglioramento del tempo. Le previsioni non sono granché, pioggerelle e vento forte, ma sono molto peggiori per i giorni successivi, almeno fino a giovedì (pioggia continua e intensa). Partenza quindi domattina prima dell'alba, con qualsiasi tempo.

 

Zolfo, fanghi e geyser

Venerdì 26 aprile 2013. In viaggio: giorno 57. In Nuova Zelanda: giorno 3.

Oggi sono arrivato a Rotorua, uno dei luoghi in assoluto più famosi della Nuova Zelanda.

Purtroppo ho passato la mattina a girare per i centri commerciali. Ora ho una sim neozelandese, ho gli adattatori per ricaricare i miei gadget mentre guido, ho cibo a sufficienza per alcuni giorni, e ho anche un kit per rasarmi… purtroppo il mio piano di farmi rasare da un barbiere in ogni paese che tocco deve saltare. Qui i barbieri tagliano solo i capelli o, al massimo, regolano la barba. L'antica arte, l'antico rito… dimenticato. Lo stesso vale anche per l'Australia, ma a Melbourne Dino mi ha consigliato un barbiere di origine italiana (Tony, abruzzese, emigrato diciottenne ormai 40 anni fa) che ancora oggi è capace di fare la barba come si deve.

Le attrazioni locali prevedono tutta una serie di attività adrenaliniche: balzi dall'elicottero legati ad un elastico, sky diving, ZORB, varianti del bungee jumping (arrivo in acqua, in coppia, carpiato, ecc.)… Per fortuna esistono anche attrazioni legate direttamente alle bellezze naturali di Rotorua, come ad esempio la foresta con centinaia di specie di alberi diverse, piantata a metà '800 per scoprire quali fossero le più adatte al clima locale per la produzione di legname pregiato.

Io ho scelto di esplorare il lato più famoso di Rotorua: le manifestazioni dell'intensa (e puzzolente) attività geotermica della zona. L'odore di zolfo domina l'intera regione e il sito principale da visitare è Te Puia, detto anche Te Whakarewarewatangaoteopetauaawahiao (bel nome, facile da pronunciare!). Si tratta di una valle che ospita il più grande e attivo geyser dell'emisfero sud (Pohutu Geyser), numerose piscine naturali di acqua bollente, varie distese di fango caldo (90°C) saltellante, emissioni furiose di vapori sulfurei ovunque. Insomma, un bell'inferno.

Pohutu Geyser

Non avevo mai visto un geyser prima e l'ho trovato uno spettacolo affascinante. Se ho ben capito, il Pohutu Geyser dorme 45 minuti, poi si sveglia gettando acqua bollente fino a 15 metri d'altezza. Resta attivo per anche un'ora e mezza, diminuendo progressivamente la forza del getto, poi si addormenta e ricomincia da capo. Pare sia il geyser con la fase attiva (90 minuti) più lunga del mondo.

Tutta la valle comunque è viva da far paura: i vapori di zolfo escono da ogni sasso. Tutte le rocce, la strada, i sassi, i pavimenti, scottano al punto da non riuscire a sedersi se non per pochi secondi. Sono rimasto ipnotizzato dalle vasche di fango ribollente; mi hanno fatto riflettere sulle condizioni del nostro pianeta miliardi di anni fa quando la vita ha fatto la sua comparsa.

Una volta completata la visita, non sapevo che fare. Fermarmi a Rotorua un altro giorno o proseguire? E per dove? Alla fine ho deciso di muovermi in direzione sud, approssimativamente verso il lago più grande della Nuova Zelanda, il Lake Taupo. Per la notte mi sono fermato a metà strada, in un campeggio gratuito a Mangakino, sulle sponde del piccolo lago Maraetai. Mi piace la libertà garantita dal campervan. Mi piace la sensazione di essere nel mio nido, poter mangiare cose sane, fare le mie attività con calma, indipendentemente da dove mi trovi e dal tempo atmosferico.

Sveglia sulle sponde del lago Maraetai.

 

Brevissimo a Auckland e via col campervan

Ho dormito qui...

Giovedì 25 aprile 2013. In viaggio: giorno 56. In Nuova Zelanda: giorno 2.

Non c'è molto da dire sul mio arrivo in terra di Nuova Zelanda ieri sera: buio pesto, pioggia intensa, tragitto in autobus fino all'albergo e rapida cena in rosticceria indiana (con il peggior Chicken Biryani di sempre…).

Non l'ho ancora scritto sul blog, ma già da una decina di giorni ho prenotato un campervan per l'intera durata del mio soggiorno in Nuova Zelanda. Si tratta di una normale automobile di grandi dimensioni (tipo Multipla), riconvertita in quasi-camper. Al posto dei sedili posteriori uno spazio multiuso: salotto e cucina di giorno, letto di notte. Fra gli accessori ci sono anche il frigorifero, un lavandino, un fornello con tutte le posate, pentole, piatti, ecc. Non manca un lettore dvd con schermo piatto e il navigatore gps.

La mia idea era quella di fare il turista a Auckland tutta la mattina e poi di andare a ritirare il campervan, ma per una complicata serie di circostanze sono dovuto andare a ritirare il veicolo già a mezza mattina. Riporto quindi una sola foto come prima impressione della città. Conto comunque di recuperare a fine soggiorno, quando passerò un paio di giorni proprio a Auckland.

Cartello esposto vicino alla porta esterna dell'albergo, con spiegazione della festività del 25 aprile.

Oggi volevo procurarmi una sim neozelandese e comprarmi una serie di altri accessori da campeggio, ma sono stato sorpreso dal 25 aprile. Caspitina, è giorno festivo anche da queste parti! Si tratta dell'Anzac Day e tutti i negozi sono chiusi. Poco male, recupererò i prossimi giorni.

Non ho avuto il tempo di decidere per bene dove andare con il campervan, quindi ho improvvisato. Intanto mi sposto verso sud-est, in direzione Rotorua. Questa notte dormo in un'area campeggio gratuita che si chiama Moanaroa Reserve Lake Karapiro Overnight Campervan Parking. Dovrebbe essere bellissima, sulla sponda del lago Karapiro, immersa nel verde, ma ci sono arrivato col buio e con la pioggia e per ora ho visto solo i bagni pubblici.

La mia casetta mobile per i prossimi 17 giorni.

Riporto qui sotto i consigli che mi hanno dato Mandy e Gwyn, la coppia di noezelandesi che ho incontrato a Manang, lungo l'Annapurna Circuit in Nepal. Si accettano consigli. AndreaC, mi puoi ricordare cosa mi avevi suggerito a suo tempo?

North Island

  • Bay of Islands – Pahia e Russell.
  • Tongariro crossing – walk over a volcano: 1 day.
  • Coromandel Peninsula – Cathedral Cove – Hahe Beach, Hot Water Beach.
  • Waiheke Island – 30 min from central Auckland (beach, vineyards).

South Island

  • Queen Charlotte Sound Walk.
  • Able Tasman Walk.
  • Marlborough – Blenheim – many wineries.
  • Routa Burn Trek. 5-6 days.
  • Milford Sound.
  • Rail Trail – moutain bike trip – stop at wineries.

Windows fa i capricci anche all'aeroporto di Melbourne...

 

I dodici apostoli

Lunedì 22 aprile 2013. In viaggio: giorno 53. In Australia: giorno 12. A piedi: giorno 24.

Great Ocean Walk: giorno 5. Da Devils Kitchen a 12 Apostles, 16km.

Si è ripetuto il copione del primo giorno: stelle fantastiche alle 22, vento violento a mezzanotte, acqua a secchiate dalle 2 in poi. Col piccolo particolare che invece di essere nell'ostello, ho passato la notte in tenda. Nulla di terribile, fortunatamente struttura e impermeabilità della copertura hanno tenuto bene, ma in più occasioni nel corso della notte mi sono trovato il telo spalmato sulla faccia a causa della forza del vento.

Sveglia la mattina presto, ben prima dell'alba, per riuscire ad arrivare puntuale all'appuntamento a fine cammino entro le 12. Solo che continuava a piovere e ripiegare la tenda è stato abbastanza complicato, molto umido, insomma un lavoro sporco. Tanto più che ho dovuto rimuovere una ventina di sanguisughe applicate a ventosa sul telo della tenda. Probabilmente erano state attirate nel corso della notte dal calore del mio corpo, ma per fortuna sono rimaste bloccate. Non è così facile farle desistere; sanno usare entrambe le estremità per aggrapparsi e toglierele tutte, sempre sotto la pioggia, è stata un'impresa. Bilancio finale: sveglia alle 6:00, partenza alle 7:30, venti sanguisughe volate lontano…

La prima parte, fino a Princetown, si sviluppa nella foresta su comodo sentierino pulito e senza i dilivelli isterici di ieri. Da Princetown in poi si segue la costa dall'alto, uno dei tratti più spettacolari. Purtroppo le nuvole nere si dispongono a strisce e il tempo impazzisce. Sole per 2 minuti, acqua “cats and dogs” per 30 secondi, 3 minuti di sole, 2 minuti di grandine, e così via, fino alla fine. Per fortuna il poncho tiene alla grande e, se possibile, l'avvicinamento ai grandi bastioni dei Twelve Apostles risulta ancora più esaltante e selvaggio.

Primo scorcio dei dodici apostoli. Da lontano, sotto la pioggia, con nuvoloni neri subito oltre.

Conclusione ufficiale del GOW.

Il punto d'arrivo ufficiale del GOW sarebbe un anonimo parcheggio con punto panoramico chiamato Gibson Step. A parte un cartello, la splendida spiaggia battuta dal vento e due grandi roccioni che rompono le onde non c'è nulla. Ci si può però immettere sulla strada, la famosa Great Ocean Road, e nel giro di poco più di un chilometro si arriva al famoso sito dei Twelve Apostles (con passerelle, ristorante, parcheggione, turisti, motel, hangar per elicotteri, ecc). Non c'è bisogno di particolari presentazioni, è uno dei luoghi simbolo dell'Australia, lascio la parola alle fotografie.

Vista da Gibson Step.

Alcuni dei dodici apostoli.

Sono arrivato alle 11, con ampio anticipo. Andrew e Adam arrivano puntualissimi poco prima delle 12, con un altro gruppo di surfisti, questa volta tutti inglesi in vacanza. Tutto fila liscio e nel giro di qualche ora sono di nuovo a Melbourne.

Fantastica l'accoglienza di Dino e Jane che, oltre a farmi sentire sempre il benventuto, mi preparano un'eccellente e abbondante cena a base di lasagne. Come essere a casa, grazie!

Con Dino, Jane, e Charlotte, la loro figlia più giovane.

Bilancia alla mano, ho perso oltre due chili in cinque giorni… e già partivo piuttosto magro (da 79kg a meno di 77kg). Colazioni inadeguate a parte, non ho mai sofferto la fame, ma evidentemente ho calibrato male i pasti. Nulla di grave vista la breve durata del cammino, ma devo imparare a gestire meglio il cibo e scoprire quali prodotti offrono il migliore compromesso fra peso da trasportare, apporto calorico, sapore, ecc.

Domani passerò la giornata a Melbourne, dedicandomi al giusto relax, agli ultimi preparativi per la prossima tappa, e a ricopiare il diario del GOW dal taccuino all'ipad. Ci si risente fra un paio di giorni dalla Nuova Zelanda!

 

GOW, la tappa più dura

Domenica 21 aprile 2013. In viaggio: giorno 52. In Australia: giorno 11. A piedi: giorno 23.

Great Ocean Walk: giorno 4. Da Johanna Beach a Devils Kitchen, 26.6km.

Un tizio che ha la casa sul cammino ha installato pirata e cassa del tesoro: preziosa acqua e mele gratis. Se invece si vuole la marmellata bisogna pagare un doblone d'oro (i.e. la moneta da 1 dollaro australiano).

Ormai mi sto abituando alla vita da campaggiatore GOW. Si arriva, si appoggia lo zaino nello shelter, poi si cerca una buona piazzola (tanto sono sempre da solo e sono tutte libere) e… base, paletti, copertura, picchetti grandi, tiranti, picchetti fini, materassino attivato, sacco a pelo: tutto pronto!

Oggi doveva essere la tappa più dura, ed effettivamente lo è stata. Non tanto per la lunghezza in sé, 26.6km, ben sotto la tappa media del Cammino2012, ma per i continui saliscendi. La costa è fatta di tante insenature, ognuna delle quali forma una valletta stretta e ripida che sale fino a collegarsi alle colline dell'entroterra. Il GOW passa le infinite insenature prima scendendo fin quasi al mare, poi risalendo l'altro versante – ripidissimo – con dislivello in salita ogni volta compreso fra i 70 e i 150 metri.

Ne vale la pena, però. Quella di oggi, complice l'inaspettato (inaspettatissimo!) bel tempo, è stata la tappa più spettacolare finora. Se in futuro dovessi tornare da queste parti e avessi solo un giorno a disposizione, rifarei senz'altro proprio questi 26.6km.

Canguro gigante proprio sulla mia strada.

Ho fatto amicizia con i canguri. Stamattina un gruppo di tre giovani maschi (vedi foto sopra) che provavano, fra loro, tecniche di lotta. Poi, nel pomeriggio mi sono dovuto confrontare con un canguro gigante, molto più alto di me, forse era intorno ai due metri e venti (vedi foto). Si stava riposando proprio a lato sentiero e quando mi ha sentito arrivare si è alzato in tutta la sua altezza. Ci siamo guardati negli occhi, poi lui ha cominciato a scuotere la testa e a sbattere le orecchie. Magari era un segnale di benvenuto, ma nel dubbio ho battuto in ritirata. Sono tornato indietro di un centinaio di metri, nascosto alla sua vista, e ho aspettato dieci minuti. Quando sono tornato, accidenti, era ancora lì, a guardarmi e a fare gesti con le orecchie. Ho allora deciso di sbloccare la situazione, anche perché non avevo tragitti alternativi. Mi sono mosso a passo deciso sul sentiero, facendo finta di non vederlo, anzi, ignorandolo completamente. In cuor mio mi vedevo già gonfio di botte e / o sventrato, ma è andata bene, quando sono arrivato ai 3 metri di distanza, si è girato e con due balzi enormi è sparito. I canguri sembrano creature pacifiche e socievoli, ma posso assicurare che questo faceva decisamente paura: torreggiante, arti muscolosi, artigli affilati e… orecchie sbattute!

Breve nota sul cibo. Due barrette energetiche e un po' d'acqua NON sono sufficienti come colazione. Arrivo sempre a ora di pranzo senza energie. Da ricordare per il futuro.

 

Riposo a Johanna Beach

Johanna Beach vista dal campsite.

Sabato 20 aprile 2013. In viaggio: giorno 51. In Australia: giorno 10. A piedi: giorno 22.

Great Ocean Walk: giorno 3. Da Aire River a Johanna Beach, 13.8km.

Mi sono preso una giornata di quasi-riposo, ma non per questo meno ricca di esperienze.

Prima un lungo passaggio nella foresta, su stretto sentierino sempre molto curato. Speravo di avvistare qualche bestiolina nuova, i.e. koala, invece mi sono dovuto accontentare dei soliti pappagalli. Ho potuto però ammirare nuovi colori. Belli quelli nero/verde, con strisce brillanti sulla coda visibili solo quando volano.

Memorabile l'attraversamento della solitaria Johanna Beach; quasi 3km di sabbia, da solo con le onde, gli uccelli, le alghe spiaggiate dall'alta marea della notte. Cartelli ovunque avvisano di tenersi lontani dalle dune che stanno poco sopra, per non spaventare gli ultimi esemplari di una specie rarissima di uccelli che nidifica esclusivamente su queste spiagge. Ne restano solo 600 esemplari e i genitori hanno la cattiva abitudine di abbandonare nido e piccoli se spaventati da esseri umani, cani, o altri animali. Non ne ho la certezza assoluta, ma credo di averne avvistato uno che balzellava sul bagnasciuga; era identico al disegno sui cartelli. Peccanto non aver avuto la prontezza di fotografarlo…

Il campsite di questa notte è considerato il migliore di tutto il GOW. Sulla cima di una rupe, domina Johanna Beach nella sua interezza, con la possibilità di piantare la tenda a picco sul mare. Verso l'entroterra, vedo colline gialle e verdi a perdita d'occhio, rendendomi conto, forse per la prima volta, di quanto siano in mezzo al nulla questi luoghi.

Mare e colline da Johanna Beach Campsite.

Anche oggi sarò il solo campeggiatore, ma poco fa è passato Stephan, un ragazzo tedesco che deve assolutamente finire il GOW in tre giorni e mezzo. Giusto il tempo di un saluto e via, è ripartito per il sito successivo. Mi è sembrato a dir la verità poco preparato. Ha solo un sacco a pelo estivo e mi ha detto che ieri ha avuto così freddo da aver passato tutta la notte in bagno per ripararsi dal vento. Nonostante il mio consiglio di fermarsi è partito da qui troppo tardi, verso le 15:30. Per arrivare al prossimo campsite ci vogliono almeno tre ore e mezza. Questo significa che, bene che vada, si farà l'ultima ora al buio, mah… spero arrivi senza problemi.

Per domani le previsioni dicono pioggia abbondante, me lo ha confermato la signora che mi ha scattato la foto. Sono un po' preoccupato per il poncho strappato e spero che la riparazione a mezzo spilla risulti efficace.

 

Secondo giorno sul GOW

Venerdì 19 aprile 2013. In viaggio: giorno 50. In Australia: giorno 9. A piedi: giorno 21.

Great Ocean Walk: giorno 2. Da Blanket Bay a Aire River, 20.1km.

Come ieri, anche oggi percorso molto ben tenuto. Anche la foresta che sarebbe di per sé selvaggia e remota, nei pressi del sentiero è ben potata e il fondo perfettamente pulito.

Ciò non toglie che non si possano fare brutti incontri. Dietro ad una curva ho infatti fatto la conoscenza con il mio primo serpente australiano. Occupava metà del sentiero: almeno due metri di lunghezza per 5cm di diametro, marrone con strisce più scure, lucido, quasi bagnato (vedi foto). Ho provato a sbattere i piedi, sperando che le vibrazioni lo facessero scappare… Niente, nemmeno un accenno. Alla fine gli sono passato accanto, rapido rapido. Per fortuna non si è mosso, o era morto, o era ancora imbambolato per il freddo. Per fortuna ho fatto anche incontri più piacevoli. In diverse occasioni ho sorpreso canguri che, impegnati a fare gli affari loro sul sentiero, non si sono accorti di me fino all'ultimo, scappando poi in tutte le direzioni. Alcuni erano molto piccoli, che siano stati dei wallaby?

Serpentello sul sentiero...

Poco dopo Blanket Bay c'è una foresta letteralmente invasa da migliaia di pappagalli dai vivacissimi colori. Alcuni verde smeraldo, altri rossi e gialli, volano ovunque al mio passaggio.

Poco prima di arrivare al faro di Cape Otway ho attraversato l'ennesimo bosco di eucalipti. Questo però sulla mappa è descritto come segue: “watch for koalas along this stretch of track“… beh, neanche uno!

Anche oggi sul sentiero nessun altro camminatore. Trovo gente solo nei pressi del faro e nei campeggi raggiungibili in auto.

Vale la pena di pagare il biglietto d'ingresso (18 dollari) al parco / museo del faro di Cape Otway. Ci sono arrivato in tarda mattinata, con bellissimo contrasti di colori: il verde del prato ben curato, il blu del mare, il bianco del faro…

Il ristorante all'interno del parco è gestito da una gentile signora (credo) di origine greca. Mi ha proposto un'ottima quiche di zucca, accompagnata da una perfetta insalata greca in formato gigante. Purtroppo ho sbafato tutto prima di pensare a fotografare. Questo pranzo imprevisto mi permetterà, fra l'altro, di incrementare il peso dei pasti dei prossimi giorni: ormai posso permettermi ben 5 gallette al posto delle solite 4.

 

Altro incontro animale, questa volta una bull ant.

Aire River che si immette nel mare. Il campsite è sulla destra, dall'altra parte del fiume.

 

GOW, partenza bagnata…

Giovedì 18 aprile 2013. In viaggio: giorno 49. In Australia: giorno 8. A piedi: giorno 20.

Great Ocean Walk: giorno 1. Da Apollo Bay a Blanket Bay, 21.8km.

Ieri sera, prima di andare a dormire, uno spettacolo di stelle. Cielo nero, tante costellazioni nuove da imparare, un'ora a girare come uno zombie astrofilo nel parco. Ottimi auspici per la prima giornata di cammino.

Nel bel mezzo della notte, un rumore improvviso, fortissimo, continuo. Sulle prime ho pensato al terremoto, poi ho capito che si era semplicemente alzato il vento. Un vento da far tremare i muri dell'ostello… La mattina, sveglia prima dell'alba e primo sguardo all'esterno: nuvoloni nerissimi, acqua orizzontale, ancora vento. Volevo muovere i primi passi alle 6:30, ma le condizioni erano assolutamente proibitive. Ho aspettato un'oretta e, quando mi è sembrato di notare un leggero miglioramento, sono partito tutto baldanzoso. Appena uscito dall'abitato di Apollo Bay, il GOW costeggia la strada statale fino a Marengo (vedi mappa). Proprio in quel punto si è scatenato un nuovo nubifragio. Sono stato rapido, ho estratto il poncho e… mi sono ricordato che non sono mai stato capace di indossarlo senza l'aiuto di un'altra persona (come ben sanno i miei compagni di cammino dell'anno scorso)… Momenti di panico bagnato: goccioloni sempre più grossi, io che facevo le contorsioni come il migliore Houdini con la camicia di forza, le (poche, per fortuna) auto che passavano e rallentavano per vedere cos'era quella forma blu gigante che si agitava a lato strada. Dopo alcuni momenti di disperazione, l'illuminazione, ho capito come fare: appoggiare lo zaino per terra; disporre il poncho sullo zaino; indossare il tutto infilandosi opportunamente sotto il poncho zainato (o lo zaino ponchato). Una soddisfazione incredibile! Tutto contento sono ripartito e dopo 10 minuti ha smesso definitivamente di piovere. Nel togliere il poncho non ho eseguito la manovra al contrario, ma ho provato semplicemente a tirare. Risultato: uno strappo enorme proprio in cima alla gobba… maledizione! Questa sera ho provato a ripararlo con le spille di sicurezza e sono abbastanza soddisfatto del risultato, credo possa fare il suo dovere per lo meno fino alla fine del GOW. Una volta tornato alla civiltà dovrò procurarmi un kit ago & filo e procedere con la riparazione vera e propria.

Il cammino in sé oggi è stato tecnicamente molto facile: strada sterrata, largo sentiero, qualche breve tratto su spiaggia, quasi tutto pianeggiante. Mi ha sorpreso però il fatto di non aver visto nessun altro camminare. Anzi, da Marengo in poi, fino al punto tappa di Blanket Bay, nessuna strada asfaltata, nessuna casa, nessun essere umano… Sono da solo, sono l'unico a camminare il GOW in questi giorni.

Sulla mappa sono segnati alcuni punti dove è necessario valutare la situazione e fare una scelta (Decision Points). Essenzialmente bisogna tenere conto della marea e decidere se passare lungo la spiaggia o se optare invece per un percorso alternativo (inland track). In alcuni casi però non c'è scelta, si passa solo via spiaggia. Con alta marea può capitare che le onde allaghino l'intero passaggio. In tal caso bisogna attendere alcune ore che l'acqua si abbassi. Il tratto odierno concentra la maggior parte dei passaggi via spiaggia senza alternativa: per questo ho deciso di partire presto e di fare così l'intera tappa in condizioni di bassa e media marea.

Il lungo tratto nella foresta di eucalipti è stato magico. Profumo intenso, goccioline nell'aria, felci verdi, piante rigogliose, e anche il mio primo contatto con un canguro (vedi foto). Alto circa un metro, piantato in mezzo alla strada, ci siamo studiati a lungo da una ventina di metri di distanza. Poi è balzato via, in tutta tranquillità. Peccato invece non aver visto nemmeno un koala.

Il campsite di Blanket Bay è costituito da una tettoia con panca e tavolo, un grande barile che raccoglie l'acqua piovana, e alcune piazzole dove montare le tende, il tutto a due passi dal mare. Qualche centinaio di metri più in là c'è però un normale campeggio raggiungibile in auto, dove ho potuto vedere altre persone e dove ho trovato i bagni. Inutile dire che nel campsite per camminatori sono completamente da solo.

Spiaggia di Blanket Bay.

La mia tendina a Blanket Bay.

 

Con i surfers verso Apollo Bay

Mercoledì 17 aprile 2013. In viaggio: giorno 48. In Australia: giorno 7.

Appuntamento alle 9 in centro. I backpackers si riconoscono appunto dallo zaino: un ragazzo inglese, tre tedesche, due francesi, e il sottoscritto. Andrew e Adam arrivano con un furgone con rimorchio preso a noleggio, carico di cibi, tavole da surf, tende, tute da surf (wetsuits), birre…

Gruppo piacevole e ricco di belle persone, facile conoscersi, raccontarsi, ridere insieme. A parte me, stanno tutti lavorando in Australia, chi in un campo, chi in un altro. C'è l'ingegnere edile specializzato in eventi sportivi (era qui per gli Open d'Australia di tennis). C'è la veterinario specializzata in vacche. Quasi tutti, anche i laureati e specializzati, un po' preoccupati per i tre mesi obbligatori di lavoro in fattoria necessari per ottenere il rinnovo del visto di soggiorno. Anche se sono di gran lunga il più vecchio della compagnia, sembra che nessuno se ne accorga, meglio così.

Prima tappa, la lezione di surf su una spiaggia con ondine per principianti. Con mia sorpresa, ci sarebbe una tavola e un wetsuit anche per me, ma preferisco declinare: la mia confidenza con mare mosso e tuffi / cadute non è adeguata. Interessante comunque osservare come se la cavano i miei compagni… beh, non è per niente semplice e chi riesce ad alzarsi in piedi sulla tavola anche per pochi istanti è bravo.

Pranzo con vista sulla spiaggia per professionisti (onde grosse e rocce affioranti), poi guida turistica lungo la Great Ocean Road. Pausa presso il Koala Café, dove sugli eucalipti del parcheggio abbondano i simpatici animaletti. Se poi si tengono in mano alcuni semi di girasole, ecco che arrivano bellissimi pappagalli rossi e verdi, ormai abituati a nutrirsi dalle mani dei turisti.

Ora sono ad Apollo Bay, in un economico ostello per backpackers, con gli altri compagni surfers una 40ina di chilometri più avanti a campeggiare e festeggiare in tenda. Nel salotto dell'ostello sono in compagnia di una ragazza francese che sta facendo anche lei il giro del mondo e di un ragazzo olandese che… sta giocando a World of Warcraft (buuu). Mi sto appuntando gli orari delle maree, per poter valutare nei prossimi giorni se e quando affrontare i tratti via spiaggia.

Domani inizia il GOW, evviva!