A Melbourne, preparando il GOW

Martedì 16 aprile 2013. In viaggio: giorno 47. In Australia: giorno 6.

Turista a Melbourne

Finalmente ho potuto apprezzare Melbourne illuminata da un bel Sole. Anche se il centro vero e proprio continua a sembrarmi un po' anonimo e freddino, i numerosi parchi sparsi qua e là sono davvero ben tenuti e mi fanno pensare che Melbourne sia una città dove è bello abitare. Come a Sydney, anche qui ho sfruttato Free Tours: 3 ore a piedi con una giovane guida del posto, scovando gli angoli meno noti e interessanti. Alcuni esempi di street art, ben tollerata anche in centro, sono davvero notevoli (vedi foto).

Sempre divertente cogliere la rivalità fra le due città, spesso animata da una corsa a chi ha più storia: chi ha gli edifici più vecchi, chi ha organizzato per prima un'olimpiade, un'esposizione internazionale, e così via. Visti da un europeo, questi sforzi suonano un po' ridicoli. Ho visto, ad esempio, un vero e proprio scavo archeologico stile tomba etrusca per mostrare la vita e gli oggetti quotidiani dei primi abitanti a inizio 1800…

Nel pomeriggio sono tornato a casa di Dino e Jane camminando lungo la piacevole pista ciclabile che costeggia il fiume Yarra. Due ore di cammino arricchito da splendide viste verso la città. Interessante anche notare quanto siano sportivi gli abitanti. A parte gli infiniti ciclisti che viaggiano sparatissimi, sono rimasto colpito dai corridori. Tutti in forma, bardati con i migliori indumenti tecnici e zainetti da trial, veloci, anzi velocissimi. Con poche eccezioni, secondo me, quasi tutti sotto ai 5 min/km e molti, uomini e donne, intorno ai 4 min/km.

Preparativi per il Great Ocean Walk

Fra ieri e oggi ho investito molto tempo nel preparare il GOW (Great Ocean Walk): trasporto, prenotazioni, materiali, cibi. Di seguito un breve riassunto e alcune considerazioni.

Il sito di riferimento per il GOW è quello ufficiale del Parks Victoria (qui), dove si trovano indicazioni generali e regole. La prima regola è… che almeno due settimane prima della partenza bisogna spedire a Parks Victoria un apposito modulo nel quale si chiede il permesso di percorrere il GOW, si comunica giorno per giorno in quale area tenda (hike-in campsite) si intende dormire e, soprattutto, si manda il numero di carta di credito per pagare i 24 dollari a notte richiesti. Fortunatente la regola risulta abbastanza flessibile e, grazie a una complicata telefonata ai gestori del parco nella quale spiego la mia situazione, tutto si sistema. A quanto pare siamo in bassa stagione e nei campsite ci sono ancora parecchi posti.

Ecco il mio programma:

  • giorno 1, gio 18/4: da Apollo Bay a Blanket Bay, 21.8km.
  • giorno 2, ven 19/4: da Blanket Bay a Aire River, 20.1km.
  • giorno 3, sab 20/4: da Aire River a Johanna Beach, 13.8km.
  • giorno 4, dom 21/4: da Johanna Beach a Devils Kitchen, 26.6km.
  • giorno 5, lun 22/4: da Devils Kitchen a 12 Apostles, 16km.

Molto bella la mappa ufficiale del GOW. L'ho comprata nel Visitor Centre di Federation Square e, oltre ad essere 1:25000, è molto dettagliata, riporta le coordinate lat/lon di tutti i punti importanti, e negli spazi liberi ci sono tutte le informazioni che ci si aspetterebbe in una guida: descrizione delle tappe, consigli su equipaggiamento, situazioni particolari, numeri d'emergenza. Nessuna necessità quindi di comprarsi un libro specifico per il GOW (che fra l'altro pare non esista); la cartina è più che sufficiente.

Il trasporto da Melbourne ad Apollo Bay (190km) e il ritorno da 12 Apostles a Melbourne (210km) è invece cosa complicata. Ci sono servizi privati carissimi, autobus pubblici che viaggiano a orari scomodi e solo alcuni giorni alla settimana, informazioni difficili da trovare. Grazie al suggerimento di Serena di usare gumtree per trovare compagni di cammino, ho scovato Andrew e Adam. Due giovani studenti universitari di Melbourne che da poco hanno iniziato un'attività di accompagnatori lungo la Great Ocean Road. Hanno come target esclusivamente backpackers, soprattutto internazionali. Organizzano gite a basso costo di due o tre giorni lungo la Great Ocean Road. Pasti al sacco, notti in tenda, primo giorno lezione di surf su spiaggia per principianti, poi viaggio in auto lungo la GOR (Great Ocean Road), quindi visite nei siti più celebri per quel che riguarda paesaggi spettacolari, avvistamenti di animali, posti dove osservare i surfisti professionisti. Ho provato a contattarli e dopo lunga catena di email abbiamo trovato la quadratura del cerchio. Domani mi unirò al gruppo di aspiranti surfisti per tutto il giorno. La sera mi lasceranno ad Apollo Bay, per poi proseguire la loro gita. Lunedì alle 12:00 passeranno, con un altro gruppo, dal mio punto di arrivo, 12 Apostles. Se quindi andrà tutto bene, mi raccoglieranno e torneremo tutti insieme a Melbourne. Trasporti, giornata all-inclusive con i surfers, noleggio tenda e materassino, per 150 dollari australiani. Non proprio economicissimo, ma decisamente più conveniente (e interessante) rispetto alle altre opzioni.

Poco fa ho fatto la spesa in un grande centro commerciale della zona e ci ho messo quasi due ore. Lungo il GOW non ci sono negozi, non ci sono ristoranti, non ci sono villaggi… ah, e la prima notte non c'è nemmeno l'acqua (esaurita causa siccità). Non ho molta esperienza di cammini in totale autonomia e ho dovuto un po' improvvisare. Spero di non aver fatto errori clamorosi… In foto il mio cibo per i prossimi giorni:

  • 3 barrette energetiche al giorno: 2 per la colazione, una come dessert dopo cena (15 in totale).
  • 3 scatole di gallette di medio formato, per un totale di 36 quadrati. Conto di usarne 4 a pasto, per 8 pasti. Le 4 che avanzano da usare in caso d'emergenza.
  • 4 confezioni di tonno aromatizzato da 100g l'una. Da usare insieme alle gallette.
  • 2 confezioni di parmigiano tarocco sotto vuoto. Da usare insieme alle gallette.
  • 1 confezione grande di albicocche secche. A fine pasto.
  • 1 confezione di frutta secca assortita (trail mix). A fine pasto.
  • 5 litri di liquidi: 3 d'acqua, 2 di bibite energetiche per sportivi.

 

Incontri a Melbourne

Lunedì 15 aprile 2013. In viaggio: giorno 46. In Australia: giorno 5.

Estate 1981. Dino, trentino-australiano di seconda generazione, e sua moglie Jane si dedicano a un giro del mondo che li riporta anche nella terra d'origine. E' una gita sulle dolomiti di Brenta, fra Val D'Ambiez, Bocca di Brenta e rifugi vari, a restare impressa nei ricordi più cari. Molte ore di cammino, quasi al limite, paesaggi maestosi, quel giorno c'erano anche, come accompagnatori, mio zio Camillo e mio padre Diego.

Estate 2011, sono passati 30 anni. Dino e Jane ritornano in Italia per una lunga vacanza. La tappa trentina li porta a ritrovare le persone di allora, anche se purtroppo Camillo non c'è più. Nuovamente un incontro significativo, una gita sui monti, piacevoli ore trascorse in compagnia. Ho anche l'occasione di conoscerli di persona per la prima volta. Dopo una simpatica chiacchierata in inglese scatta la frase di rito: se un giorno passi da Melbourne, ricordati che saremmo felicissimi di ospitarti.

Metà aprile 2013. Detto, fatto. Ieri sera sono arrivato a Melbourne e Dino è venuto a prendermi in stazione. Sono ospite a casa loro, con una stanza a mia disposizione, coccolato dalla loro gentilezza e premura costante. Fra ieri e oggi ho conosciuto le loro figlie e i rispettivi compagni, tutti riuniti per una fantastica cena preparata con grande cura da Jane (con l'aiuto di Dino). Ormai mi sembra di essere parte della famiglia, anche se sono arrivato solo da 24 ore. Grazie Dino e Jane!

Incontro sorprendente

Sui monti del Nepal avevo incontrato, in modo abbastanza casuale, Serena del blog Cambio Rotta. Leggendo le note del suo sito avevo notato che abitava a Melbourne, ma sulle prime questa informazione è passata in secondo piano. Poco prima di partire da Sydney mi è riemerso questo ricordo e ho provato a contattarla. Ebbene, Serena, tornata da pochissimi giorni dal Nepal, ha deciso di trasferirsi subito a Cairns, nel nord dell'Australia. Per pura combinazione è però partita proprio oggi pomeriggio e quindi siamo riusciti a ricavarci il tempo per un caffè e per una chiacchierata in centro a Melbourne. Bello scambiarsi le rispettive esperienze di cammino, sapendo che abbiamo calpestato lo stesso percorso. In bocca al lupo, Serena!

Melbourne e progetti a piedi

Anche se ho passato buona parte della giornata in centro, non ho ancora fatto del tutto conoscenza con la città. Il tempo purtroppo è peggiorato nettamente, con cielo grigio, pioggia, e temperature autunnali. Mi sono quindi rifugiato nelle librerie e nel grande centro per i visitatori, alla ricerca di informazioni sul mio progetto di cammino australiano…

L'idea arriva da Gemma, ragazza torinese che vive in Australia, conosciuta casualmente a Chiang Mai, Thailandia. Nei cinque minuti che abbiamo trascorso insieme – lei al tavolo di un bar, io sulla strada – mi ha suggerito molto caldamente di non perdermi assolutamente il Great Ocean Walk. Con ogni probabilità partirò mercoledì insieme ad un gruppo di ragazzi surfisti del posto, anche se non ho ancora definito in modo esatto tutti i particolari. Maggiori dettagli domani.

Aggiornamento martedì 16 aprile 2013. Questa sera sono impegnato nella preparazione nello zaino e nelle prenotazioni per l'imminente soggiorno in Nuova Zelanda. Non ho quindi il tempo di descrivere il programma dei prossimi giorni. Confermo comunque che partirò domattina per fare il Great Ocean Walk e che probabilmente non avrò modo di aggiornare il blog durante il cammino. Tornerò a Melbourne lunedì prossimo 22 aprile.

Manly Scenic Walkway, Sydney

Sabato 13 aprile 2013. In viaggio: giorno 44. In Australia: giorno 3.

Come previsto, e nonostante lo scetticismo della signorina dell'ufficio informazioni (impossibile, troppo lontano, ci vogliono giorni e giorni, prendi l'autobus!), ho dedicato tutta la giornata a camminare. Prima, per arrivare nella parte nord di Sydney. Poi per un classico percorso pedonale della città, il Manly Scenic Walkway.

Harbour Bridge al tramonto.

All'inizio della passeggiata ho camminato lungo l'iconico Harbour Bridge: viste grandiose in direzione della Opera House e della baia.

Poi ho attraversato Mosman, un quartiere residenziale per ricconi, solitamente ignorato dai turisti. Tante ville, strade pulite ed eleganti, scorci fantastici verso la skyline della città, alcuni annunci immobiliari curiosi (vedi foto). Non c'era il prezzo, ma poi mi sono fermato davanti alla vetrina di un'agenzia immobiliare. Le case della zona sono vere ville di lusso ma, se ho capito bene, i prezzi sono interessanti. Non c'è mai la cifra finale, ma solo il prezzo al metro quadro, diviso in tre categorie: giardino, abitazione, altre superfici (tipo garage, piscina, ecc.). Quello più caro – abitazione – varia da 500 a 1500 dollari al metro quadro. Se penso alle cifre che girano a Trento e paesini… In compenso, gli appartamenti del “tostapane”, l'edificio grigio e bruttino che si trova subito dietro all'Opera House (vedi foto in cima alla pagina), raggiungono i 44000 dollari al metro quadro…

Questo quartiere si distingue dal centro anche per gli uccelli pseudo-piccioni. Non più gli ibis del centro (grazie Stefania per averli identificati), ma altre bestiole bianco-nere (vedi foto). Magari sono solo semplici corvi, ma si comportano proprio come piccioni…

Dopo due ore abbondanti sono arrivato a Spit Bridge, punto di inizio ufficiale del cammino vero e proprio. Molto vario, comprende tratti su spiaggia, altri nella foresta, passaggi sulle scogliere, continue salite e discese su comodi gradoni di pietra. Altre due ore abbondanti, incrociando numerosi turisti e innumerevoli corridori che fanno andata / ritorno, per un totale di oltre 20km di corsa: bravi loro!

Manly Scenic Walkway: da Spit Bridge a Manly Beach.

Ritorno alla base sul famoso traghetto (ferry), con viste incredibili sulla baia, impreziosite da un bel tramonto. Avvistate anche scie chimiche molto sospette… In realtà si trattava di una pubblicità. Prima l'aereo ha disegnato una scritta per gli abitanti del centro, poi una per noi sul traghetto, almeno credo… La scritta aveva sei lettere in totale, in foto le prime tre.

Domattina sveglia presto e 13 ore di treno alla volta di Melbourne. In Thailandia 13 ore di treno mi erano costate 16 euro, pasti compresi. Qui ho speso 105 euro, e temo proprio che la carrozza ristorante sia altamente spennante…

Balmoral Beach.

 

Le spiagge di Sydney

Venerdì 12 aprile 2013. In viaggio: giorno 43. In Australia: giorno 2.

Devo ammettere che non avevo studiato a sufficienza. Mi aspettavo un clima da tardo autunno e la classica metropoli sul mare, con il porto, tanti moli, e qualche spiaggia squallidina frequentata soprattutto dai locali. Della bellezza architettonica e della vivacità culturale della città mi sono già occupato ieri.

Bondi Beach.

Oggi ho fatto il giro delle spiagge, appunto senza tante aspettative… Sono partito dalla più famosa, chiamata Bondi Beach. Beh, sabbia bianca, finissima, acqua limpida, blu intenso, incroci armoniosi fra paesaggi naturali e urbani. Non per niente, uno dei quartieri più esclusivi della città è proprio in zona. Spiaggia libera, ma con buone attrezzature: distributori d'acqua potabile, docce, spogliatoi, bagnini. Visto il bel tempo e la temperatura invitante (26°C), oggi la spiaggia era piena di gente, moltissimi a sguazzare felicemente in acqua, alcuni a provare le tavole da surf su onde però di modesta entità. Acqua freddina, ma comunque invitante vista la stagione.

Piscine un po' particolari a Bondi Beach.

Da Bondi Beach parte una bellissima passeggiata, tutta su rocce a strapiombo sul mare, che porta ad altre spiagge simili alla prima, anche se più piccole: Tamarama Beach, Bronte Beach. Arrivato a Bronte, sono tornato indietro, ma avrei potuto proseguire per molti altri chilometri, fino a Cooge Beach, che la guida descrive così (più o meno): Cooge significa “odore di alghe marce”, ma non lasciatevi scoraggiare e visitate comunque questa splendida spiaggia.

Tamarama Beach.

Bronte Beach.

Dopo l'esperienza sulle spiagge, sono andato in periferia, per incontrare una persona speciale. Si tratta di Vittorio, detto Vic, 95 anni portati benissimo, emigrato in Australia nel 1934 quando aveva 16 anni, con fratelli e sorelle. Durante l'ondata migratoria degli anni '60 è diventato punto di riferimento per i tantissimi trentini che si sono trasferiti dall'altra parte del mondo. Fra questi anche Clelia e Camillo, miei prozii che hanno vissuto il sogno australiano, tornando però dopo 5 anni definitivamente in terra trentina. Vic parla un ottimo italiano e la sua casa, dove abita da solo in completa autonomia, è costellata di bandiere dell'Italia, fotografie che lo ritraggono con le più importanti personalità del Trentino, e ritagli di giornali locali che raccontano di una sua passione davvero peculiare. Nel corso della sua vita è tornato in Italia tante volte, ameno una ventina, diverse della quali portandosi appresso automobili australiane, con le quali amava attraversare la penisola, suscitando la curiosità e lo stupore della gente. E' molto orgoglioso della sua Sydney (la città più bella del mondo!), e quasi si scandalizza quando scopre che ho intenzione di andare a Melbourne senza nemmeno aver provato un viaggio in traghetto (ferry).

Ecco Vic. Il poster alle nostre spalle mostra uno dei suoi viaggi in auto in Italia.

Ecco che allora mi fermerò in città anche domani, con un programma da camminatore incallito. Circa 30km, calpestando l'Harbour Bridge, attraversando la parte nord della città, lo Spit Bridge, le scogliere e la costa, fino ad arrivare all'altra spiaggia simbolo di Sydney, la Manly Beach. Ritorno in ferry, fino all'ostello. Domenica mattina molto presto, partenza per Melbourne!

 

Prima giornata a Sydney, Australia

Sydney Opera House

Giovedì 11 aprile 2013. In viaggio: giorno 42. In Australia: giorno 1.

Sydney Harbour Bridge

A Sydney si respira una bella aria. Prima di tutto, l'afa terrificante di Bangkok è stata sostituita da cielo blu e temperatura mite. Poi, si percepisce che gli abitanti sanno benissimo di vivere in una città che ha poche rivali in quanto a bellezza, atmosfera, e qualità della vita.

Ho trovato un ostello relativamente (relativamente!) economico in posizione strepitosa. Si chiama Sydney Harbour YHA. In pieno centro, dalla sua terrazza si gode di una vista spettacolare della baia, della celeberrima Opera House, del maestoso Harbour Bridge, e di alcuni grattacieli che formano la skyline della città. Tutti i giovedì i gestori organizzano una grigliata sulla terrazza; ne ho quindi approfittato, degustando dell'ottima carne di canguro, con con gli occhi che “balzavano” da una meraviglia architettonica all'altra.

Jasmine di Free Tours, simpatica guida a piedi.

Tralascio i dettagli della visita guidata che ho fatto nel pomeriggio, se non per citare la bella iniziativa di Free Tours. Fondata da Jasmine e Ross, due neolaureati in architettura che accompagnano, a piedi, gruppi di turisti in giro per la città. Quasi tre ore di cammino, arricchite da infinite curiosità e numerose storie, talvolta anche macabre o sinistre, contando solo sulle mance dei partecipanti (solitamente piuttosto generose…).

Fra i particolari che mi hanno colpito di Sydney, non posso non citare gli uccelli. Mentre nelle altre città del mondo i piccioni la fanno da padrone in piazze, strade e aiuole, qui dominano i gabbiani, affiancati da strani uccelli dal becco lungo e nero (vedi foto).

Lo shock più tremendo però è stato quello relativo ai prezzi. Tutto è costosissimo, più che in Italia, a livello forse di Londra o Parigi. Jasmine mi ha consigliato di provare le pizze del locale X, in particolare quella a base di carne di canguro marinata e mirtilli, e quella a base di carne di coccodrillo, anche questa marinata. Quasi 27 euro l'una. Una margherita, 20 euro. Bah… In ostello, 50 dollari a notte per un letto in dormitorio da 4 persone. Se voglio internet, devo pagare. Se voglio un asciugamani, devo pagare. Se voglio un lucchetto per mettere al sicuro le mie cose, devo pagare. Treni e bus extraurbani costano una fortuna. Per non parlare degli ingressi ai musei (dai 30 dollari in su) o degli spettacoli dell'Opera House (200 dollari…). Per fortuna che Jasmine ci ha suggerito tutta una serie di musei secondari, ma comunque interessanti, a ingresso gratuito.

Domani proseguirò con la vita da turista standard, con una variante significativa che, a meno di imprevisti, dovrebbe verificarsi nel tardo pomeriggio.

Una delle ultima corse della famosa Monorail di Sydney. A fine giugno sarà infatti dismessa definitivamente, causa inutilizzo.

Cattedrale di St. Mary, vista da Hyde Park. Se ho ben capito, la costruzione è iniziata a fine ottocento, per finire nel... 2004!!

 

Relax a Koh Mak, Thailandia

Venerdì 5 – Martedì 9 aprile 2013. In viaggio: giorni 36 – 40. In Thailandia: giorni 11 – 15.

Caldo, sole, spiagge, mare, riposo. Queste le parole chiave degli ultimi giorni. Alla fine ho scelto l'isoletta tropicale di Koh Mak, ancora non toccata dal turismo di massa, ma nemmeno troppo selvaggia. L'ho scelta anche per le dimensioni: non così piccola da risultare noiosa, non così grande da essere fuori portata per un pedone camminatore. Da Bangkok, cinque ore di autobus molto tranquille, più cinquanta minuti di speedboat.

Il mio bungalow.

Come punto base ho trovato il Bamboo Hideaway Resort, un gruppetto di magnifici bungalow in bambù, costruiti in una zona centrale ed estremamente tranquilla. Ciliegina sulla torta, i gestori sono una coppia di italiani, Francesca e Massimo, che in questi giorni hanno fatto di tutto per coccolarmi e farmi sentire a casa. Dopo oltre un mese, ho mangiato la mia prima pastasciutta, in tutto e per tutto italiana, dagli ingredienti al cuoco (Massimo).

Piscina vista mare.

Pur essendo tutti i luoghi dell'isola a portata di pedone, non esiste da nessuna parte una buona cartina aggiornata e affidabile. Francesca e Massimo mi hanno prestato una vecchia mappa del 2008, discretamente dettagliata, anche se piena di errori. Disponibile in unico, rarissimo esemplare (!!), è arricchita dalle loro note scritte a mano. Sabato mattina presto ho fatto una corsetta con cartina (tipo orienteering), ma ho combinato due guai. Prima di tutto, nonostante la protezione in plastica, ho bagnato di sudore il bordo della preziosa reliquia (disgrazia!). Poi mi sono perso nella giungla… fortunatamente, dopo alcuni giri a vuoto, ho incrociato una grossa strada non segnata che mi ha riportato in zona nota.

In questi giorni ho girato a piedi praticamente tutti gli angoli dell'isola, esplorando le spiagge, e provando nel frattempo i migliori ristoranti della zona. Camminando dove solitamente i turisti non passano, ho avuto modo di studiarmi con calma le principali coltivazioni della zona: ananas, altissime palme piene di noci di cocco, e grandi distese di alberi della gomma, tutti regolarmente incisi e dotati di raccoglitori per il loro prezioso fluido.

Spiagge

La più bella è senz'altro Turtle Beach, nella parte nord dell'isola. Sembra di essere in un film, con palme e piante tropicali, sabbia bianca finissima, mare pulito, acqua più che calda. Sarà che per raggiungerla è necessario camminare lungo un sentiero nella giungla, ma questa spiaggia è poco frequentata e quando ci sono stato io, ero l'unico essere umano a perdita d'occhio.

Turtle Beach.

White Sand Beach (parte sud-est).

White Sand Beach (parte ovest).

Non tutte le altre spiagge sono sullo stesso livello. Alcune, pur essendo potenzialmente fantastiche, hanno la sfortuna di trovarsi allo sbocco di correnti marine che trasportano rifiuti dalla terraferma e dalle altre isole circostanti. Visto che sono ben pochi i resort che puliscono con regolarità, non è raro trovare montagne di scatolame, plastiche e altre schifezzuole. Ci sono comunque lunghi tratti perfettamente puliti e le spiagge che meritano una visita sono numerose.

Ristoranti

Per prima cosa, ho mangiato benissimo al ristorante del resort, gestito naturalmente da Francesca e Massimo. Si chiama La Dolce Vita e presenta sia piatti italiani, sia piatti thailandesi. Di italiano ho provato solo la già citata pastasciutta, mentre ho esplorato varie voci dell'ampio menù Thai. Slurp!

Su suggerimento di Francesca, ho anche provato i due estremi della ristorazione dell'isola. Da un lato, un localino tipo street-food nei pressi del molo, con quattro tavoli, uno dei quali uno usato come cucina. Dall'altro, il miglior ristorante di pesce dell'isola. In entrambi i casi, esperienze culinarie molto meritevoli.

Progetti per il futuro

Domani, rientro a Bangkok (per l'ultima volta). Poi, dopodomani, viaggio in aereo verso Sydney. Riprenderò a scrivere direttamente dall'Australia. Alla prossima!

Strano frutto selvatico vicino a Turtle Beach: cosa sarà?

Incisione dell'albero della gomma. Curiosa statua installata lungo una strada poco frequentata da pedoni.

Fasi successive di lavorazione della gomma.

Raccolta delle noci di cocco. Questa volta in luogo molto frequentato... hanno aggiunto un velo.

Mi ricorda qualcosa... LeChuck?!?

 

Corso di cucina

Mercoledì 3 aprile 2013. In viaggio: giorno 34. In Thailandia: giorno 9.

Oggi ho fatto due cose. Un fantastico corso di cucina thailandese e il viaggio in treno fino a Bangkok. In realtà sto scrivendo in treno, dalla mia cuccetta. Questo post sarà interamente dedicato al corso, in modalità prevalentemente fotografica.

Alla fine ho scelto uno dei corsi più apprezzati di Chiang Mai, organizzato da Basil Healthy Thai Cooking School. Ci sono sette categorie di cibi, con tre possibili scelte per ogni categoria (vedi sito). Ognuno sceglie cosa desidera preparare e Boom, la direttrice della scuola, organizza di conseguenza l'acquisto delle materie prime al mercato locale. Ottima occasione per presentarci e istruirci sugli ingredienti base della cucina Thai. Ecco qualche foto scattata al mercato:

Verdure varie. 4 tipi di zenzero, 3 tipi di melanzane, N tipi di basilico, lemongrass, peperoncini, e molto altro.

Diverse fogge di tofu. A sinistra la fondamentale pasta di peperoncino usata dappertutto.

Non esiste un solo tipo di riso...

Frutti tropicali già pronti.

Durian: il famoso frutto puzzolente.

Poi a casa di Tom, lo chef che ci seguirà per tutto il giorno. Così piacerebbe anche a me cucinare: ingredienti già pronti per l'uso, pulizia assoluta garantita dagli assistenti, uno chef che ti consiglia nei momenti più complicati… Cronaca fotografica di alcuni dei piatti che ho cucinato.

Tavolo con gli aspiranti cuochi all'opera.

Papaya salad. Facile da preparare, buona, fresca e ben piccante.

Mortaio e tutti gli ingredienti per la preparazione, da zero, della pasta di curry Pa-nang.

Piatto principale. Da sinistra: gamberi stir-fried in salsa al tamarindo; curry Pa-nang; riso d'accompagnamento.

Dolce buonissimo: sticky rice con mango. Volevo soprattutto imparare a fare questo piatto, ma richiede una preparazione lunghissima: quasi 6 ore solo per il riso...

Per la cronaca, ho cucinato, con ottimi risultati (difficile sbagliare comunque, grazie all'elevata qualità delle materie prime e all'attenta supervisione di Tom, Boom, e degli altri assistenti):

  • Drunken Noodle (pad khi mao).
  • Hot and Sour Prawn Soup (tom yum kung).
  • Papaya Salad (som tum).
  • Impasto base per curry Pa-nang (namphrik gaeng pa nang).
  • Curry Pa-nang (gaeng pa nang).
  • Stir Fried Prawns in Tamarind Souce (kung sauce ma kaam).
  • Sweet Sticky Rice with Mango (kao niew ma muang).

Alla fine abbiamo ricevuto uno snello manualetto riassuntivo con tutto quello che abbiamo imparato, nonché diploma ufficiale di Healthy Thai Cooking.

 

La bat-caverna

Notte nella zanzariera. Un po' strettina per cinque persone.

Martedì 2 aprile 2013. In viaggio: giorno 33. In Thailandia: giorno 8. A piedi: giorno 19.

Pooh trek: giorno 3.

Nook ci insegna come tostare il pane per la colazione.

Come previsto, la notte è stata sul terribile andante, con spazi ridottissimi per ogni movimento e lividi sempre più lividi. In compenso ieri sera ho avuto modo di parlare a lungo con i compagni d'avventura, scoprendo che tutti loro hanno fatto scelte di vita fuori dall'ordinario. Hanno terminato la scuola per fisioterapisti un paio d'anni fa e poi hanno insieme deciso di esercitare la loro professione in un'isoletta tropicale: Réunion Island, sperduta nell'Oceano Indiano a est del Madagascar. Réunion Island è a tutti gli effetti territorio francese, quindi nessun problema di visti o di riconoscimento del diploma. Bella scelta. Fabien e Amelie vivono ancora adesso sull'isola, mentre Vincent e Cindy avevano deciso di spostarsi a Tahiti, nel mezzo dell'Oceano Pacifico, sempre territorio legato alla Francia. Purtroppo hanno però incontrato problemi burocratici e la nuova sede lavorativa è saltata. Hanno così deciso di approfittare del momento di libertà dal lavoro per… fare il giro del mondo! Gireranno principalmente il sud-est asiatico e il sud-america, per un totale di tre mesi (o erano sei… mah). Fabien e Amelie li hanno raggiunti per la sezione thailandese. Sono tutti e quattro abituati a viaggiare e non si sono mai lamentati durante il trekking, nemmeno nei momenti più critici, quando ci siamo dovuti scontrare con ragni e serpenti, animali per i quali alcuni di loro nutrono delle mini-fobie. Mi sono trovato bene con loro e, nonostante la barriera linguistica, non mi sono mai sentito escluso, anzi, si sono sforzati moltissimo di mettere alla prova il loro inglese ancora un po' limitato.

In mezzo l'aiuto-guida Nook. Simpaticissimo abitante del villaggio di ieri.

Oggi c'è stata la parte più avventurosa del cammino. Abbiamo risalito un torrente impetuoso, infilato nel bel mezzo della giungla, con relativo corredo di vegetazione follemente rigogliosa, insetti di ogni tipo (comprese nubi di zanzare), suoni inusuali e fortissimi. Le due ore di risalita sono state un alternarsi di roccette umide e immersioni nel torrente, che in vari alcuni punti scorreva velocemente superando altezza ginocchio / metà coscia. Un po' insidioso il fatto che non si riusciva a vedere il fondo e di conseguenza risultava difficile appoggiare i piedi con sicurezza, ma non mi sono mai sentito veramente in difficoltà o sul punto di cadere. Anche il caldo ha fatto la sua parte, facendoci sudare e ansimare alla grande.

Alla fine della bat-caverna.

Comunque una bella esperienza, culminata con l'arrivo alla bat-caverna, ovvero Bat Cave, ovvero La grotta dei pipistrelli. Si tratta essenzialmente di una grotta scavata dal torrente, lunga circa 400 metri, alta in alcuni punti una ventina di metri, completamente buia. Ai lati due pareti rocciose quasi verticali, in mezzo il torrente, da risalire restando sempre con piedi e gambe a mollo. I pipistrelli effettivamente ci sono, in alto, a testa in giù, in rapido movimento quando disturbati dalle nostre luci (comprese due torce costruite ieri sera con il bambù). Purtroppo la grotta è anche luogo di ritrovo per serpenti e vediamo subito dalla faccia molto seria di Aek che c'è poco da scherzare. Solitamente se ne stanno sulle pareti a pochi metri dall'acqua, ma sanno nuotare e potrebbe risultare difficile evitarli in caso di scontro in acqua. Alla fine ne avvistiamo solo due, tranquillamente appollaiati a un paio di metri dal torrente, sulle rocce. Aek dice che questi esemplari verdi non sono mortali in caso di morsi su gambe o braccia. In caso di morso su collo o testa, invece…

Poco prima dell'uscita dalla bat-caverna, un'ampia grotta pianeggiante, con comoda panca per riposarsi, sia dalle fatiche fisiche, sia da quelle psicologiche. Poco da dire sul salitone finale per tornare alla civiltà, se non che il caldo era davvero tremendo e il Sole picchiava senza pietà. Sforzo breve, comunque, poco più di un'ora.

Volendo fare un bilancio, mi aspettavo di camminare di più, ma sono decisamente soddisfatto dell'esperienza: la giusta fatica, incontri con belle persone, nuove tecniche di sopravvivenza, e quel pizzico di avventura vera (ma controllata) che non guasta mai.

Nota aggiuntiva

Questa notte, fra 1 e 2 aprile, sono stato colpito dalle zanzare, nonostante l'abbondante uso di repellente. Un ponfo sulla mano destra e uno sul gomito sinistro. Registro questo evento per ricordarmi la data esatta, nel caso in cui dovessi manifestare strani sintomi nel giro delle prossime settimane. Questa zona di confine purtroppo non è sicura come Chiang Mai e le zanzare possono portare sia malaria, sia febbre dengue. Il fatto che le punture siano arrivate di sera / notte mi porta ad escludere la dengue, ma non si sa mai. Spero di non avere sorprese.

Bambù, bambù, bambù

Camp Sild

Lunedì 1 aprile 2013. In viaggio: giorno 32. In Thailandia: giorno 7. A piedi: giorno 18.

Pooh trek: giorno 2.

Ho scoperto una verità profonda. Lo stuoino che solitamente uso quando dormo per terra è d'importanza fondamentale. Questa notte ho dormito senza, direttamente sul pavimento di legno, insieme agli altri compagni, stretti stretti sotto la zanzariera. Ho dovuto cambiare posizione ogni 10 minuti, rigirandomi di continuo per il dolore ai punti di contatto. Ora ho dei bei lividi sulle anche, sulle ginocchia e sulle caviglie. Stupefacente che comunque sia riuscito a dormire discretamente bene.

La mattina il cammino è su terreno molto facile, prevalentemente in discesa, passando da un altro villaggio più importante dotato di scuola. Peccato che i bambini siano in vacanza, come sempre durante la stagione calda. A proposito di caldo, la temperatura si sta alzando progressivamente, ormai siamo sui 40°C nelle ore centrali, e le previsioni parlano di picco mortale verso il 5 di aprile (pare che nel centro-sud del paese si arriverà intorno ai 45°C).

A ora di pranzo raggiungiamo il fiume, dove possiamo fare finalmente un bel bagno con idromassaggio (i.e. cascatelle).

Il pomeriggio inizia subito a farsi più duro. Il programma prevede infatti di risalire il fiume fino ad arrivare a Camp Sild, una capanna isolata nel mezzo della giungla, costruita e gestita dalle guide di Pooh. Non c'è sentiero. A volte si costeggia il fiume, a volte lo si attraversa, con l'acqua che arriva alle ginocchia. Dopo innumerevoli attraversamenti abbiamo avvistato una donna intenta a catturare girini, l'ingrediente principale del Taa Poo, uno dei piatti tipici e unici della zona. Ieri sera l'ho provato, trovando però un sapore di pesce fermentato troppo forte per i miei gusti.

A caccia di girini.

A Camp Sild passiamo il tempo fra bagni nel fiume, preparativi per la cena, e partitoni a carte. Gli amici francesi mi hanno insegnato un nuovo gioco. Non so scrivere il nome, ma non appena avrò una connessione a internet vedrò di recuperarlo. Si chiama Trou du Cul, nome molto evocativo, che però in italiano è stato tradotto semplicemente come Presidente. La cena è estremamente interessante, pesantemente basata sull'uso del bambù. Grazie all'aiuto di Nook, il padrone di casa di ieri, che oggi affianca Aek come aiuto-guida, abbiamo a disposizione alcuni pezzi di bambù di dimensioni assortite. Con colpi di coltello ben assestati ne ricaviamo bicchieri, posate, piatti e, sorprendentemente, i forni dove cuocere il riso per la cena e le uova per la colazione. Per il riso, si ritaglia una finestrella, si inserisce riso e acqua, si bagna la superficie esterna e… si mette direttamente sul fuoco sino a cottura ultimata. Buonissimo.

Cottura del riso con forno di bambù.

Spiedino di peperoncini (usati poi per il curry piccante).

Anche la prossima notte sarà spartana. Pavimento di legno, stessa zanzariera troppo piccola per cinque persone, e niente acqua corrente. Per fortuna il fiume passa a pochi metri dall'ingresso della capanna e le sue acque sembrano abbastanza limpide anche per bere, per lo meno dopo aver aggiunto la pillolina purificatrice.

Bellissima farfalla che si mimetizza da foglia.

Uno dei tantissimi ragni che camminano a pelo d'acqua.

 

Sulle palafitte, nord ovest della Thailandia

Domenica 31 marzo 2013. In viaggio: giorno 31. In Thailandia: giorno 6. A piedi: giorno 17.

Pooh trek: giorno 1.

Mi piacerebbe essere più preciso per quel che riguarda i luoghi, ma non ho una cartina dettagliata della zona e non seguiamo un sentiero segnato, solo una traccia che talvolta sbuca sulla strada sterrata, talvolta si inoltra fra gli alberi. In teoria le coordinate del villaggio nel quale ci siamo fermati dovrebbero essere lat=18.069167°, lon=98.131667°, ma non ne ho la certezza assoluta.

Ma andiamo con ordine. L'avventura nella giungla inizia con un lungo trasferimento in songthaew, quasi tre ore su strade in ottime condizioni, non molto diverse dalle nostre statali a quattro corsie. Il songthaew (vedi foto iniziale) è un pick-up convertito in veicolo per trasporto passeggeri, con un telo per riparare dalla pioggia e due panche per sedersi. Inutile dire che stare all'aperto quando si viaggia oltre i 100km/h non è esattamente rilassante e spesso bisogna tenere gli occhi chiusi per non beccarsi particelle di polvere o insetti nelle pupille. Dopo un rapido pranzo all'ingresso della riserva, altro breve trasferimento in jeep su strade molto ripide, fino ad arrivare al punto d'inizio del cammino.

Iniziamo a camminare. Da sinistra a destra: Fabien, io, Amelie, la nostra guida Aek, Cindy, e Vincent.

Il paesaggio è molto diverso da quel che ci aspettavamo. In tutte le direzioni, una distesa di cenere, alberi bruciacchiati, lingue di fuoco e nuvole di fumo. Siamo arrivati proprio il giorno in cui gli abitanti dei villaggi danno fuoco a intere colline per fare spazio alle coltivazioni di riso. Un rito che si ripete ogni anno proprio verso fine marzo, e non solo nell'estremo nord del paese ma, come ho potuto constatare durante il viaggio in treno, un po' ovunque. Il fuoco è talmente diffuso e si muove così velocemente che sarebbe pericoloso seguire l'itinerario previsto. Aek (la nostra guida, quella che ieri ho erroneamente chiamato Eki) decide così per un percorso alternativo, più sicuro ma anche molto più breve; poco più di un'ora e mezza invece delle quasi quattro previste.

Quasi tutto il cammino attraversa versanti già bruciati e ormai sicuri, perdendo però l'aspetto rigoglioso che ci si aspetterebbe da una giungla. Aek non perde comunque occasione per mostrarci gli animali, le piante, le curiosità di questa terra. Lui è nato e cresciuto a Pai, località di montagna poco distante da qui, e conosce tutti i trucchi. Ha raccolto e ci ha fatto assaggiare pezzi di corteccia, frutti di papaya selvatica, radici; ci ha mostrato la sua abilità con la fionda e ci ha insegnato come usare le dita per lanciare sassi-proiettile. Momento di terrore quando ho capito perché col suo coltellaccio batteva tutti i tronchi che trovava: voleva far uscire le api e mostrarci il miele… per fortuna che il fuoco dei giorni scorsi le ha costrette ad evacuare gli alveari!

Verso metà pomeriggio siamo arrivati nel villaggio che ci ospiterà per la notte. Niente balletti folcloristici, pannelli illustrativi, costumi fasulli da villaggio turistico. Si è trattato di un'esperienza vera, in una casa vera abitata da persone reali. Più che casa, sarebbe meglio dire capanna o palafitta. L'intera abitazione, sopraelevata di circa 2 metri dal terreno, è fatta di legno, bambù, e tetto ondulato. C'è la cucina, provvista solo di focolare (senza camino) e schiera di coltelli, e un'altra stanza completamente spoglia. Non esistono i concetti di sedia, tavolo e letto. Tutto si fa per terra, cucinare, mangiare, dormire, parlare, giocare. Fra il terreno e il pavimento vivono gli animali di casa: alcuni maiali setolosi, i cani, diversi galli e galline con numerosa prole. Difficile a volte capire se il rumore molesto appena percepito è un gran rutto (o un poderoso peto) della persona che ti sta accanto, o se è invece stato uno dei maiali sottostanti.

Simpatico ragnetto, a detta di Aek, non del tutto innocuo.

L'unica fonte d'acqua per l'intero villaggio si trova ad alcuni minuti di cammino. Una pozza semi-stagnante, in una valletta ombreggiata, popolata da migliaia e migliaia di ragni dalle zampe lunghissime, innocui ma comunque poco simpatici. Ad ogni passo è impossibile non schiacciarne una decina e se ci si ferma, nel giro di pochi secondi cominciano a risalire piedi e gambe. Aek, gran burlone, si è divertito a raccoglierne una discreta quantità, per poi lanciarceli mentre facevamo un rapido bagnetto alla fonte…

Per la notte, si dormirà ovviamente sul pavimento, protetti da un'opportuna zanzariera. Alcuni dei personaggi del villaggio sono davvero significativi, come il signore della foto: dovrebbe essere il dottore dei bambini. Se ho ben capito una specie di levatrice al maschile. Poco fa aveva un gran mal di testa e gli ho offerto una delle mia pillole di paracetamolo. Spero funzioni.

Il dottore dei bambini.

C'è anche una donna molto molto strana che però non vuole essere fotografata. Tatuaggi, braccialetti, calze, vestiti colorati, pipa sempre accesa. Probabilmente ha un ruolo importante nel villaggio, anche se non sono riuscito a capire quale. Comunque è molto rispettata.

Abbiamo cucinato insieme alla famiglia che ci ospita… Tre ore a pelare e tagliare verdure, affumicati dal focolare senza camino. Bellissima esperienza, anche se un disastro assoluto dal punto di vista dell'igiene. Ho visto cose… Cibo comunque buonissimo e molto apprezzato da tutti.

La signora strana. Foto scattata da lontano la mattina dopo.

La cena, servita ovviamente sul pavimento.

Avvertenza

I tre giorni di trekking sono stati molti intensi, senza nessun momento vuoto da dedicare al diario. Mi trovo quindi adesso, a posteriori, a scrivere il tutto.