Hot springs, da Ghasa a Tatopani

Domenica 17 marzo 2013. In viaggio: giorno 17. In Nepal: giorno 16. A piedi: giorno 13.

Annapurna Circuit: giorno 13. Da Ghasa (2010m) a Tatopani (1190m).

Come già scrivevo ieri, Ghasa probabilmente non potrà più contare sull'arrivo di trekkers e, a quanto pare, tutto il paese si sta dedicando alla produzione delle ceste (doko in nepalese) usate per trasportare le merci. Girando per le case prima di colazione ho potuto osservare tutte le fasi della lavorazione.

C'è un tizio che siede a gambe incrociate tutto il giorno (vedi foto), riducendo i rami di bambù in sottili striscioline estremamente flessibili. Un lavoro di grande abilità, che lo assorbe completamente. Ieri pomeriggio quando siamo arrivati stava lavorando. A ora di cena pure. Quando sono uscito per ammirare le stelle era ancora lì, sotto una lampadina. Questa mattina quando mi sono alzato, lui era già lì che lavorava. Mi dice Suraj che lavora durante tutte le ore di luce, con brevissime pause per i pasti. Se poi in paese arriva la corrente elettrica, allora prosegue fino a notte inoltrata. Le striscioline passano poi di casa in casa, dove uomini e donne le intrecciano fino ad arrivare al prodotto finito (vedi foto).

Non c'è molto da dire sul percorso di oggi. Tre ore di discesa su strada polverosa, sempre di fianco al fiume. Il tempo è un po' incerto e, per una volta, non devo riempirmi di crema solare.

Mi sono informato, sempre grazie a Suraj, sul perché tanti paesi della zona finiscono con “pani“. Pani significa acqua, quindi Kalopani è “acqua nera“, Ghorepani è “acqua per i cavalli“, Chisopani è “acqua fredda“,e Tatopani, mia destinazione giornaliera, è “acqua calda“.

Acqua calda (Tatopani) non a caso. A 2 minuti dal mio bungalow c'è infatti una sorgente di acqua bollente e questa località è famosa per i bagni. Due piscine, una con l'acqua così come esce dalla terra, l'altra, più sopportabile, con una miscela di acqua termale e acqua (fredda) di fiume. Bello ritrovarsi con gli amici di cammino e bollirsi un po' tutti insieme, sotto una pioggia torrenziale.

Il mio bungalow, oltre a trovarsi vicinissimo ai bagni termali, è nel bel mezzo di un giardino molto, molto ricco. Infiniti aranci e banani, pieni di frutti, fiori di tutti i tipi, verde ovunque… una bella differenza rispetto a solo un paio di giorni fa.

Fra poco, cenone energetico in vista del salitone di domani: 1600m di dislivello, con arrivo in località super panoramica. Speriamo nel bel tempo.

 

Lungo il fiume, da Marpha a Ghasa

Sabato 16 marzo 2013. In viaggio: giorno 16. In Nepal: giorno 15. A piedi: giorno 12.

Annapurna Circuit: giorno 12. Da Marpha (2670m) a Ghasa (2010m).

Come distanza, quella di oggi probabilmente è stata la tappa più lunga di tutto il cammino. Come impegno e come tempi invece, una tappa piuttosto tranquilla e riposante. Sempre lungo il fiume, su una comoda strada sterrata, in piano o discesa, per ore e ore.

Fino a Kalopani il letto del fiume è larghissimo e asciutto, sembra quasi un lago in ritirata. Poi la valle si stringe, il fiume diventa un impetuoso torrente, e mi sembra di essere in un luogo molto familiare: la Val d'Ambiez, nelle Dolomiti di Brenta. La stessa strada, gli stessi ponti, la stessa vegetazione (almeno al mio sguardo inesperto), la stessa forma delle pietre e del torrente. Per alcuni minuti mi sento a casa…

Kalopani (2530m), dove ci fermiamo a pranzo, è un luogo che riveste per me una certa importanza. Da qui dovrebbe infatti essere possibile avvistare la cima principale del gruppo dell'Annapurna, l'Annapurna I (8091m), la decima montagna più alta del mondo. Purtroppo il cielo è pieno di nuvole, piove a sprazzi e poco sopra, probabilmente dai 3000m in su, sta nevicando. Niente Annapurna I quindi. Fra un paio di giorni però avremo un'altra possibilità: speriamo bene.

La situazione guesthouse a Ghasa è un po' decadente. Fino a qualche tempo fa dovevano esserci molti clienti: le strutture sono buone, le camere piacevoli. Purtroppo è evidente che le rotte sempre mutevoli dei turisti stanno escludendo questo paesino; molti ci passano durante il giorno, ma ben pochi si fermano a dormire. Siamo gli unici ospiti, ovunque ci sono due dita di polvere, montagne di mosche morte vicino alle finestre, secondo me qui non ci dorme nessuno da giorni e giorni. E' stato difficile anche ordinare la cena, non avevano disponibilità di parecchi ingredienti. Alla fine ho ordinato una pizza al tonno, sperando che la scatoletta non sia scaduta da 5 o 10 anni…

Bella invece l'accoglienza. Poco più di un chilometro prima di entrare un paese una cagnetta ci è venuta incontro, ci ha annusati, ha scodinzolato, e ci ha fatto strada, fino alle prime case del paese. Poi ci ha salutati ed è tornata al punto di partenza. Una vera e propria guida locale.

Torno brevemente sull'incontro di ieri sera con Young, la signora giapponese / coreana. Ci ha raccontato la storia della sua vita, molto coinvolgente e a tratti commovente. Non intendo riportare qui i dettagli, talvolta anche personali. Se ho ben intuito, comunque Young deve essere una scrittrice piuttosto famosa in Giappone, in particolare per un romanzo parzialmente autobiografico. Nessuna delle sue opere è stata tradotta (né in inglese, né tantomeno in italiano). Magari indagherò meglio più avanti quando avrò una connessione internet migliore. Provo ora un esperimento, ecco il nome completo di Young: 全 纓 (dovrebbe essere Kim Young, anche se in giapponese il secondo simbolo si legge 'Ei' invece di Young… bah).

 

La piccola Lhasa, da Kagbeni a Marpha

Venerdì 15 marzo 2013. In viaggio: giorno 15. In Nepal: giorno 14. A piedi: giorno 11.

Annapurna Circuit: giorno 11. Da Kagbeni (2800m) a Marpha (2670m).

Dopo la preoccupante pioggia di ieri ci svegliamo, come sempre, con cielo terso e sole splendente. Poco sopra Kagbeni però c'è una bella spruzzata di neve fresca (vedi foto).

Considerazione generale. Ha ragione la Lonely Planet a dividere l'Annapurna Circuit in due parti distinte e indipendenti. L'atmosfera dopo Muktinath è completamente differente, da molti punti di vista: etnie, tipologia di villaggi, difficoltà di cammino, ambiente in generale. Molti dicono che dopo aver scavalcato il passo Thorung La il resto non abbia più senso, ma non sono d'accordo. E' come cominciare da zero un nuovo cammino, una nuova esperienza. E' come fare due trekking in uno. E questo aggiunge enorme valore all'Annapurna Circuit nel suo complesso: un trekking completo, molto vario, che copre tutte le zone climatiche possibili, da quella tropicale, a quella artica. Forse in passato, tipo dieci o quindici anni fa, sarebbe stato ancora meglio, ma non mi posso certo lamentare.

La tappa di oggi segue un placido fiume che nell'attuale versione invernale è poco più di un torrentello. Il letto larghissimo lascia però immaginare cosa possa succedere durante la stagione delle piogge. Il sentiero passa subito a fianco del fiume, talvolta sulla strada (poco frequentata), talvolta lungo facili scorciatoie. Da Kagbeni a Marpha, poco meno di quattro ore rilassanti, sullo stile del cammino di Santiago, cioè: difficoltà zero.

La novità del giorno però riguarda Suraj. Questa notte è stato male, esattamente secondo le mie stesse modalità dei primi giorni. Sospetta intossicazione alimentare, strano sia capitato anche a lui. Spero che anche per lui il decorso sia rapido. Anche se indebolito, la tappa facile e le sue ampie risorse non lo hanno impedito minimamente. Sempre sullo stesso tema, oggi per la prima volta abbiamo trovato un ristorante che serve anche yogurt (di bufala). Ora posso dirmi completamente ristabilito.

Marpha, la piccola Lhasa: case e monastero buddista.

Due parole merita il villaggio di Marpha, detto anche la piccola Lhasa. Il richiamo alla capitale del Tibet riguarda un po' tutto: la gente, le case bianche con tetti piatti e depositi di legna, il monastero buddista, i viottoli intricati, i campi coltivati e ben tenuti nei dintorni. Non ho mai visto Lhasa di persona, ma immagino la somiglianza sia notevole…

Viuzze di Marpha, la piccola Lhasa

Ieri sera e questo pomeriggio siamo stati in compagnia di Young, una simpaticissima signora giapponese che prima di andare in pensione insegnava teologia all'università. In realtà è coreana, ma da giovanissima ha sposato un giapponese. Ora che il marito non c'è più, è diventata una viaggiatrice / camminatrice incallita. Nel corso degli ultimi 10 anni ha visitato più di 130 paesi, trovando occasione di camminare un po' dappertutto. Ad esempio, ha percorso il Cammino di Santiago di Compostela e fra un mesetto ne camminerà un'altra variante (Cammino del Norte). Ci siamo ovviamente confrontati sui nostri piani e sulle nostre esperienze. Mi ha sconsigliato il cammino degli 88 tempi sull'isola di Shikoku, troppo asfalto e troppe auto sfreccianti. Invece mi ha caldamente suggerito il Kumano Kodo, percorso di 600km molto più simile al Cammino di Santiago. Ecco un'interessante parola chiave da usare non appena avrò una buona connessione internet. Più avanti, quando avrò un po' di tempo, raccoglierò in un'apposita pagina i suggerimenti degli amici di cammino: ormai ho ricevuto buone dritte su Thailandia, Australia, Nuova Zelanda, Perù e Giappone.

Young a Marpha.

Casetta (molto) pericolante a Marpha.

 

 

In discesa, da Muktinath a Kagbeni

Giovedì 14 marzo 2013. In viaggio:giorno 14. In Nepal: giorno 13. A piedi: giorno 10.

Annapurna Circuit: giorno 10. Da Muktinath (3760m) a Kagbeni (2800m).

Si può tranquillamente dire che quella di oggi è stata una giornata di tutto riposo, necessaria per recuperare dopo le fatiche di ieri. Le gambe sono effettivamente un po' legnose, ma le due ore e mezza di discesa facile facile lungo la strada sembrano ormai cosa da poco.

Parte della discese di ieri (il passo non è visibile nella foto)

Stanno diminuendo i camminatori. Molti considerano il passaggio del Thorung La come il culmine e cercano di riportarsi verso la civiltà il più in fretta possibile. Le tre ragazze tedesche hanno preso la jeep. Il giovane australiano è partito prestissimo per concludere il cammino a tappe forzate. La coppia di francesi si dirige verso l'aeroporto più vicino (Jomsom). Molti altri prendono scorciatoie e grazie a jeep e motociclette cercano di portarsi a Pokhara il più in fretta possibile. Io invece procedo lentamente, come sempre.

Questa valle è decisamente arida, quasi un deserto. Tutto marrone, niente alberi, tanta polvere. Le prime timide macchie di verde si intravedono solo quando ormai si è sopra al bel villaggio di Kagbeni. Qualche casa, qualche albergo per turisti, un monastero buddista piuttosto famoso, e tanti piccoli campi coltivati. A seconda della stagione, si possono trovare grano, orzo, patate, frumento. In questo momento i campi devono il loro colore verde alle piante di orzo. Non ho fotografato, ma mi è piaciuto osservare dalla mia camera d'albergo l'aratura a mezzo yak di un campetto, che le donne poi seminavano a patate.

Kagbeni vista dall'alto

Durante la discesa ho notato in lontananza delle pareti marroni con tanti buchi (vedi foto) che mi hanno ricordato un articolo che avevo letto qualche tempo fa. Si trattava di antichi siti di sepoltura che solo in tempi molto recenti sono stati (parzialmente) esplorati, grazie ad una spettacolare collaborazione fra archeologi e scalatori. Suraj mi ha assicurato che si tratta di formazioni naturali, ma il dubbio mi resta.

Per oggi avevo preventivato l'attività di lavanderia. Approfittando anche del servizio fornito dall'albergo, ho deciso di lavare buona parte del mio equipaggiamento. Piccolo problema: poco dopo mezzogiorno si è alzato un ventaccio tremendo e ora piove alla grande, alla faccia della valle desertica! Dubito (molto) fortemente di trovare qualcosa di asciutto domattina. Poco male, vorrà dire che domani girerò con lo zaino trasformato in asciugatoio.

 

Senza parole, da Thorung Phedi a Muktinath

Mercoledì 13 marzo 2013. In viaggio: 13 giorni. In Nepal: 12 giorni. A piedi: 9 giorni.

Annapurna Circuit: giorno 9. Da Thorung Phedi (4450m) a Muktinath (3760m), via Passo Thorung La (5416m).

Sono proprio senza parole. Un’esperienza unica, un po’ estrema, ma di grande soddisfazione. Dopo 8 ore di buon sonno in casetta glaciale mi sono alzato alle 3, pronto per una giornata importante.

Colazione standard, ultimi preparativi e poi, alle 3:50, la partenza. Freddo cane (a occhio direi -15°C), buio pesto e cielo zeppo di stelle. La prima parte di salita è subito durissima, ripida ripida, fino all’High Camp (4925m), dove molti dei miei amici degli ultimi giorni hanno passato la notte. Prima pausa per bere: una buona limonata, in un clima da incubo. Siamo all’interno della sala da pranzo dell’High Camp, ma è freddo, buio, e c’è una confusione infernale. Io sono già stanco e comincia a delinearsi il mio look di giornata…

Dopo pochi minuti ripartiamo, con la temperatura che crolla, il vento che bastona, e con tratti ghiacciati sotto ai piedi. Dicevo del mio look. A parte l’aver dato fondo a tutti i vestiari invernali, sulle mani ho due strati di guanti: all’interno dei normali guanti tecnici, all’esterno enormi manopole da sci. Così agghindato, non risulta molto facile soffiarsi il naso: bisogna fermarsi, togliersi entrambi i guanti, cercare il fazzoletto, e a quel punto morire congelati… La soluzione adottata è stata di ignorare il problema. Risultato: gigantesca ragnatela di muco congelato che si diparte dal naso, ingloba baffi e barba, per poi disperdersi elegantemente su giacca e pantaloni. Beh, a parziale consolazione, non ero certo l’unico ad esibire queste decorazioni.

Dopo High Camp la salita diventa più dolce e camminabile, anche se la stanchezza accumulata e le difficoltà di respiro si fanno sentire di brutto. Arriva anche l’alba, con delle viste mozzafiato, ma sono troppo impegnato a mettere un piede davanti all’altro per farci caso. Gli ultimi minuti prima del passo sono memorabili. Il temibile vento del passo che solitamente arriva dopo le 11 (si parte così presto proprio per evitarlo), oggi si è alzato alle 7. Difficile stare in piedi, impossibile tenere gli occhi aperti, la bocca costantemente spalancata riceve zaffate di ghiaccio, sento le labbra e il naso che perdono sensibilità. Stavo cominciando a disperare, soprattutto per il naso, quando Suraj mi indica una bassa costruzione in pietra. Siamo arrivati. C’è così tanta neve che anche il famoso cartello che si vede in tutte le fotografie è quasi completamente sommerso. Un po’ incredulo cerco riparo dal vento nell’edificio, dove un tizio vende the caldo ai camminatori devastati. Lo spazio è pochissimo e i trekker continuano ad arrivare, quindi verso le 7:30 ripartiamo per la discesa. Il freddo (secondo me al passo eravamo sui -25°C) ha anche ammazzato la batteria della fotocamera, che dopo una singola fotografia (quella con il cartello sommerso) è defunta.

La discesa è un vero incubo. Dai 5416m del passo e fino ai 4200m delle prime abitazioni il percorso è interamente su neve dura e scivolosa, con frequenti passaggi su ghiaccio. Ho rischiato di cadere centinaia di volte, ma fortunatamente sono sempre riuscito a recuperare l’equilibrio prima di farmi male.

Alle 11 eravamo già a Muktinath, stanchi ma contenti per l’avventura vissuta. Ora sono le 17:30 e ancora si vedono arrivare trekkers devastati, con occhi spiritati. Spero che i miei amici degli ultimi giorni siano arrivati sani e salvi. Poco fa ho visto arrivare un ragazzo che ha perso i guanti nel vento a metà salita e che ora vanta un’ustione da congelamento, cosa piuttosto seria.

Strada di Muktinath

Strano come questo paesino a 3800m, con strade di terra e edifici poco stabili mi sembri una metropoli. Allo stesso modo l’albergo, che per i nostri standard non avrebbe nemmeno mezza stella, mi sembra una suite di lusso. Come cambiano le prospettive!

 

Collinetta locale che assomiglia alle Dolomiti di Brenta, dalle parti del Grosté. Probabilmente è intorno ai 4500m...

 

La notte più alta, da Yak Kharka a Thorung Phedi

Martedì 12 marzo 2013. In viaggio: giorno 12. In Nepal: giorno 11. A piedi: giorno 8.

Annapurna Circuit: giorno 8. Da Yak Kharka (4018m) a Thorung Phedi (4450m).

Arrivo a Thorung Phedi

Il dislivello non era granché, appena 400m. La distanza nemmeno. Ho camminato meno di tre ore in tutto. Però sono arrivato stanchissimo. Ogni volta che il sentiero sale bisogna rallentare di brutto, respirare a piena bocca, guardare i piedi e ordinare alle gambe di muoversi. Rispetto ai ritmi normali (= a bassa quota) mi sento un lumacone, ma in realtà sono fra i più veloci. C'è infatti chi soffre molto più di me. Ad esempio, Hellen, ragazza americana conosciuta ieri sera; fra mal di montagna e (probabile) scarso allenamento, procede senza zaino a passo di bimbo. Alla fine è arrivata anche lei, ma non vedo come farà a gestire la tappa di domani.

Inizio della salita da Thorung Phedi al passo omonimo

A dir la verità, sono un po' preoccupato anch'io: sarà infatti una faticata notevole. Sveglia alle 3, 1000m di salitone ripidissimo fino al famoso passo Thorung La (5416m), mezz'ora di riposo, poi discesa molto tecnica e ghiacciata di 1600m fino a Muktinath (3760m). Una giornata campale.

Per fortuna sto bene. Mangio con gusto, il mal di testa è sparito e la fatica che provo è assolutamente normale e condivisa da tutti.

Il freddo comincia a diventare un fattore importante. Nella casetta a Yak Kharka avevo -3°C ed è stata molto dura uscire dal sacco a pelo. Questa notte pare sarà molto peggio, anche perché cominceremo a camminare nelle ore più fredde: secondo Suraj non è improbabile fare i primi passi a -25°C, battuti da vento feroce. Sono ben equipaggiato, ma sarà dura.

Se sarò abbastanza in forze, domani sera cercherò di pubblicare tutti i post arretrati, ormai sono parecchi.

Vista da Thorung Phedi

 

Si sale ancora, da Manang a Yak Kharka

Lunedì 11 marzo 2013. In viaggio: giorno 11. In Nepal: giorno 10. A piedi: giorno 7.

Annapurna Circuit: giorno 7. Da Manang (3540m) a Yak Kharka (4018m).

Fortunatamente la medicina ha fatto effetto, il mal di testa è sparito e ho fatto una bella dormita molto riposante. Al risveglio abbiamo quindi deciso di proseguire secondo programma, pronti però a fare un altro giorno di riposo più in alto in caso di ricomparsa dei disturbi.

Percorso breve (siamo arrivati alle 11:20) ma, complice anche il tempo nuovamente perfetto, ricco di viste spettacolari. Ho scattato un'infinità di panoramiche che spaziano da Annapurna II e IV sulla sinistra, a Gangapurna e Annapurna III in centro, e cime secondarie senza nome sulla destra (comunque sopra i 6000m). Impossibile non fermarsi a bocca aperta (anche per respirare, ovvio!) ogni poche centinaia di metri per restare estasiati e mettere mano alla fotocamera.

La fatica si fa sentire ma, grazie all'adattamento, non più di qualche giorno fa quando siamo entrati nella zona sopra i 3300m. In mattinata abbiamo attraversato l'ultimo villaggio abitato della valle e d'ora in poi ci saranno solo postazioni dedicate ai camminatori. Il punto d'arrivo di oggi è una di queste, Yak Kharka, un agglomerato di alberghi e negozietti a 4018m di quota. Questa notte dormirò in una piccola casetta (vedi foto), con temperature piuttosto estreme rispetto alle stanze dell'edificio principale. Sono comunque attrezzato: sacco a pelo con zona comfort fino a -12°C, indumenti termici, sciarpa e, come se non bastasse, piumone gigante gentilmente offerto dai gestori… spero di non sudare troppo.

Nel pomeriggio, la consueta sgambata per far conoscere al fisico altitudini più elevate. Siamo saliti sulla collinetta che sovrasta Yak Kharka, fino a circa 4300m, con viste spaziali (non so più che termini usare…).

Fra ieri sera e oggi ho conosciuto Mirijam, ragazza tedesca neolaureata in medicina che, prima di iniziare a lavorare, ha deciso di prendersi alcuni mesi per… fare il giro del mondo! mmm, mi ricorda qualcuno. Abbiamo passato quindi la serata a confrontare i nostri piani e a scambiarci informazioni. Lei è partita 4 settimane fa, con prima tappa India. Ora è in Nepal a camminare, poi si sposterà nel sud-est asiatico, dove passerà 4 mesi fra Vietnam, Cambogia, Thailandia, Malaysia, e Singapore. Poi Australia, Nuova Zelanda, Perù, Bolivia, Argentina, Venezuela. In tutto 8 mesi e mezzo, wow! Anche lei scrive un blog di viaggio; ci siamo così scambiati informazioni anche sugli aspetti tecnologici. Ecco il link al suo blog (in tedesco): http://mirisworldtrip.blogspot.com

Vista dalla collina sopra Yak Kharka, a circa 4300m

 

Riposo e bella nevicata, a Manang

Domenica 10 marzo 2013. In viaggio: giorno 10. In Nepal: giorno 9. A piedi: giorno 6.

Annapurna Circuit: giorno 6. Riposo a Manang (3540m).

Purtroppo ho passato una notte difficile, afflitto da un mal di testa insistente, classico sintomo di mal di montagna. Se non associato ad altri sintomi, non è nulla di preoccupante, anche se non va preso sottogamba. Sto assumendo un'apposita medicina; se entro stasera o domattina al massimo il mal di testa non sarà passato, valuteremo l'ipotesi di fermarci a Manang un altro giorno.

Il bel tempo degli ultimi giorni ha lasciato spazio a grossi nuvoloni. In mattinata il tempo era abbastanza buono per l'escursione che avevamo previsto, ma nel pomeriggio c'è stata una forte nevicata. Suraj dice che non ci dovrebbe creare problemi, sempre che smetta entro questa notte.

L'escursione, per quanto breve, è stata estremamente interessante. Un'oretta di cammino, fino al punto panoramico chiamato Chongar Viewpoint (circa 3800m). La vista sarebbe stata eccezionale, ma i nuvoloni hanno limitato le possibilità. Nella foto si può vedere il villaggio e, un bel po' sopra, la casetta del vecchio della montagna dove sono stato ieri pomeriggio. Abbiamo anche avvistato un avvoltoio, pure lui intento ad ammirare il panorama.

L'escursione è stata interessante perché il ripido sentierino d'accesso era invaso da neve ghiacciata e in alcuni punti era necessario calpestare ghiaccio vivo. Le stesse condizioni, lo stesso tipo di difficoltà che incontreremo fra qualche giorno durante la lunghissima discesa dal passo Thorung La (5416m) al villaggio di Muktinath (3760m). Parlando con altri escursionisti, stiamo valutando l'ipotesi di comprare dei ramponcini. Potrebbero senz'altro tornare utili in caso di ghiaccio, ma quelli che abbiamo visto nel negozietto all'angolo sembrano poco solidi e costano parecchio. Inoltre sembrano piccoli e dubito che possano andare bene sui miei scarponi… Suraj dice che non sono necessari, speriamo bene.

Passare un pomeriggio di ozio da queste parti non è semplice. C'è chi gioca a scacchi, chi impara un gioco locale simile a dama (capre e tigri), chi va al cinema (ce ne sono ben due in paese, semplici locali riscaldati con videoproiettore), chi semplicemente fraternizza con gli altri camminatori.

Ho anche trovato un internet café, ma purtroppo in tutto il paese non c'è disponibilità di connessione wifi. La pubblicazione di questo post e di quelli degli ultimi due giorni dovrà aspettare ancora.

Visto che ho un po' di tempo, ecco alcune parole nepalesi che ho imparato:

  • Namaste: tipico saluto nepalese, equivalente al nostro ciao, ma che si può usare anche in contesti formali.
  • dhanyabad (si legge danebad): grazie!
  • swagtam (si legge sciuagatam): prego (come risposta a danebad).
  • thikcha? (si legge tickcha?): tutto bene? come stai?
  • thikcha!: tutto bene!
  • mitho! (si legge mito!): buonissimo! delizioso! (riferito al cibo)

Gangapurna Lake, visto dal sentierino

 

Primo contatto con l’alta quota, da Upper Pisang a Manang

Sabato 9 marzo 2013. In viaggio: giorno 9. In Nepal: giorno 8. A piedi: giorno 5.

Annapurna Circuit: giorno 5. Da Upper Pisang (3300m) a Manang (3540m)

Il percorso di oggi era tranquillo tranquillo, sentiero per lo più pianeggiante e comodo, talvolta nella neve, senza grosse difficoltà. A parte la quota, ovviamente. Comincia a farsi sentire. Ogni minima salitina fa scattare il fiatone. Stessa cosa quando si beve, dopo pochi sorsi bisogna fermarsi per respirare a piena bocca. E siamo solo all'inizio…

La tappa di Manang è particolarmente importante. Qui tutti si fermano un giorno in più per riposare e per favorire l'adattamento alla quota. L'idea è quella di lasciare lo zaino nell'albergo e fare qualche gitarella nei dintorni, possibilmente in quota, per prepararsi meglio.

Essendo arrivati molto presto a Manang, Suraj mi ha proposto di anticipare subito a oggi pomeriggio una delle tante escursioni possibili. Salitone pazzesco per andare a trovare il saggio della montagna. Un monaco eremita che, dietro piccolo obolo, offre the caldo e benedizione. Pare abbia 100 anni (età fissa, che non cambia mai…) e viene quindi chiamato One Hundred Lama. Il posticino si chiama Praken Gompa e si trova a 3930m circa. La mia massima altitudine! Ho fatto parecchia fatica a salire; soprattutto verso la fine, contavo i passi. Poco male che l'anziano eremita fosse assente (!!!), sono comunque stato molto contento di arrivare in cima sano e salvo. A meno di imprevisti, dovrei comunque riuscire a battere il record d'altezza già nel corso dei prossimi giorni.

Ora sono qui che scrivo nella sala comune dell'albergo, con l'ipad sotto carica, e una simpatica coppia di neozelandesi di mezza età che giocano a carte. Loro sono partiti parecchi giorni prima di me, ma purtroppo lei è stata molto male verso i 4900m. Stavano quasi per chiamare l'elicottero, ma poi hanno affittato un cavallo e sono tornati qui a Manang. Abbiamo parlato un po' dei nostri progetti di viaggio: anche loro sono partiti dal Nepal, anche loro gironzoleranno per il mondo, solo che loro lo faranno per un anno intero. Sono stati gentilissimi e mi hanno dato tantissime dritte su cosa fare in Nuova Zelanda. Grazie Mandy e Gwyn!

Panorama da Praken Gompa

Annapurna III (7555m), sulla sinistra

Aggiornamento: ho controllato sulla guida. L'eremita non è il lama dai cento anni, ma il lama dalle 100 rupie. La cifra che chiede per la benedizione e per il the…

 

Prima neve, da Chame a Upper Pisang

Venerdì 8 marzo 2013. Viaggio: giorno 8. In Nepal: giorno 7. A piedi: giorno 4.

Annapurna Circuit: giorno 4. Da Chame (2670m) a Upper Pisang (3300m).

Prima o poi doveva succedere. L'ipad si è scaricato del tutto e farlo ricaricare è molto più complicato del previsto. Non mi è chiaro il perché, ma la massima velocità di ricarica che siamo riusciti ad ottenere è di un misero 2% all'ora. Spero mi vada meglio domani. Nel frattempo scrivo alla vecchia maniera, foglio di carta e penna.

Cima secondaria del gruppo del Manaslu, verso sera

Per prima cosa ringrazio quanti (Marta sul blog, altri in privato) mi hanno suggerito i fermenti lattici. Domani con l'aiuto di Suraj, andrò alla ricerca di yogurt, anche se ci hanno detto che siamo fuori stagione. Speriamo bene. A parte la disavventura con il cibo, direi che il fisico risponde bene, anche se siamo ancora troppo in basso (3300m) per trarre conclusioni.

Vediamo di tenere traccia delle temperature notturne in camera. L'altra notte a Bagarchhap (2160m), 8°C. Ieri, a Chame (2670m), 4°C. Questa notte a Upper Pisang (3300m), chissà, forse mi ritroverò le borracce congelate… Sempre a proposito di notte, ho visto il migliore cielo stellato della mia vita. Un nero profondo, infinite stelle mai viste prima, tanto che ho fatto una certa fatica a riconoscere le costellazioni. Se il tempo si mantiene sereno, conto però di trovare cieli ancora migliori le prossime notti.

Il percorso

Già poco dopo l'uscita da Chame questa mattina, ho capito che si inizia a fare sul serio. Il respiro si fa via via più affannoso, si calpesta la prima neve, si vedono i resti di immani slavine invernali (ormai non c'è più pericolo, almeno sul sentiero).

Annapurna II dalla mia stanza (sera)

Upper Pisang è uno spettacolo, una valle con versanti molto ripidi, da una parte il paese, dominato da un'importante monastero buddista, dall'altro l'intera parete Nord dell'Annapurna II (7937m), quasi 5000m verticali, bianchissimi, selvaggi, violenti, minacciosi. Eccola come la si vede dalla finestra della mia camera.

Annapurna II dalla mia stanza (mattino)

Incontri

Durante la visita al monastero, altra bella sorpresa. Ho trovato Serena di Cambio Rotta, conosciuta grazie a Il Cammino. Come previsto, ci siamo incontrati anche senza darci appuntamento, e per di più in uno dei luoghi più suggestivi del cammino. Lei viaggia con un ragazzo israeliano e con uno svedese, senza guide. Sicuramente ci troveremo ancora, anche senza programmare nulla.

A Chame ho anche conosciuto un'interessante coppia, lui inglese trapiantato in Italia, lei italiana di Roma (Chiara). Da gennaio stanno girando India e Nepal con mezzi pubblici e a piedi, esplorando alcune realtà poco note. Ad esempio, hanno trascorso un lungo periodo in una città indiana (non ricordo il nome) costruita a tavolino negli anni '60, seguendo principi di permacoltura, autosostenibilità, ecc. Anche con loro, probabilmente avremo occasione di ritrovarci uno dei prossimi giorni.

Upper Pisang

ottimo inglese!