Blue Lake (1725m) a sinistra, uno degli Emerald Lakes a destra.
Domenica 28 aprile 2013. In viaggio: giorno 59. In Nuova Zelanda: giorno 5. A piedi: giorno 25.
Tongariro Alpine Crossing (TAC): giorno 1.
Miracolo! Fortunissima! Le previsioni del tempo erano sbagliate. I miei vulcani hanno generato una bolla di alta pressione di 30km di raggio che ha tenuto lontano le nuvole. Non so come sia possibile, ma davvero, in quasi tutte le direzioni si poteva vedere, lontano, una distesa di nuvolacce cariche di pioggia. Se avessi una connessione internet flat mi metterei a cercare le immagini satellitari di questa mattina; sono sicuro che troverei una Nuova Zelanda bianca di nubi, con un buco circolare intorno al Tongariro…
Il punto di partenza del cammino è un parcheggio che si trova al termine di 7km di strada non asfaltata. Alle 5:30 la stradina viene aperta e, dopo il passaggio di 60 veicoli, inesorabilmente chiusa fino al mattino successivo. Qui è autunno inoltrato (equivalente al nostro fine ottobre) e l'alba arriva solo alle 7. Sveglia quindi col buio pesto, allietata però da un'incredibile e molto inaspettata (fino alle 23 di ieri pioggia a catinelle) distesa di stelle. Alle 6 ero al parcheggio, già mezzo pieno, dove con tutta calma ho fatto colazione.
In lontananza un alto vulcano già innevato, sede delle più importanti stazioni sciistiche dell'isola Nord. Più vicino, in fondo alla valle, a sinistra il contorno frastagliato del Tongariro (1967m) e a destra il notevole cono vulcanico rosso del Ngauruhoe (2291m) che, pur essendo più alto, è considerato uno sbocco secondario del Tongariro.
Inizio a camminare alle 7:30, su largo e pianeggiante sentiero, insieme a una moltitudine di altri escursionisti. Dalle dimensioni degli zaini e dall'ora di arrivo al parcheggio si può individuare chi, come me, aveva deciso di partire con qualunque tempo, e chi invece, visto il bel tempo, ha improvvisato una gita domenicale. C'è da dire che molti dei meno attrezzati hanno dovuto rinunciare una volta saliti in quota a causa del vento, fortissimo e freddo soprattutto lungo i bordi dei crateri.
In mezzo al South Crater.
C'è chi fa una corsetta nel South Crater. La prossima volta, anch'io!
A parte la vegetazione strana e i sassi evidentemente volati nella loro posizione attuale nel corso di varie eruzioni, è l'ingresso e l'attraversamento del South Crater (1659m) a dare davvero la sensazione di trovarsi non solo in zona vulcanica, ma proprio dentro un vulcano. Dopo il South Crater, ecco la salitella dove il vento di cresta comincia a battere senza pietà. Molti non resistono che pochi secondi, in braghette corte e maglietta, e ritornano sui loro passi verso il parcheggio.
Il punto più alto del TAC si trova a fianco del Red Crater (1886m), da dove si gode di una vista pazzesca. Oltre ai già citati vulcani, in primo piano, poco sotto, si possono ammirare il Blue Lake (1725m) e uno degli Emerald Lakes; specchi d'acqua che, grazie alle esalazioni vulcaniche, presentano una colorazione azzurra straordinaria. Lontano, dietro al Blue Lake, si può ammirare la brillante superficie del Tuapo Lake illuminata dal Sole. Ancora più distante, infinite montagne disposte su piani multipli, dall'apparente colore blu.
Blue Lake (1725m).
Uno degli Emerald Lakes.
Da qui si potrebbe proseguire per altri 700m fino al Blue Lake, ma un cartello (vedi foto) sconsiglia di andarci, se non nel contesto di un cammino più lungo che porta a scendere verso sud-est, e comunque muovendosi alla massima velocità possibile, per minimizzare il rischio di essere colpiti dalle pietre volanti o da esalazioni pericolose. Pochi metri oltre il cartello si apre un buco nel terreno, dal quale escono strani fumi giallognoli… Dietro un'altura c'è una nuvola molto bassa… ma non è una nuvola; sono infatti fumi vulcanici. Quando vedo che i locali sembrano spaventati, anch'io decido di rinunciare ai 700m aggiuntivi, soddisfatto comunque della vista dei laghi da sopra.
Ho tutto il tempo quindi di salire fino alla cima del Tongariro (1961m), poco distante. Sono l'unico a fare questa scelta, probabilmente a causa del cammino tutto in cresta, dove si viene frustati dal vento. In effetti non è semplicissimo mantenere l'equilibrio e in più occasioni devo tenermi alle rocce per non volare via (non sto scherzando), ma di per sé la salita sarebbe del tutto priva di difficoltà. Bellissima la vista dalla cima (vedi foto), con South Crater, cono del Ngauruhoe, e vulcano innevato subito dietro.
Vista (quasi) dalla cima del Tongariro (1967m).
Sulla via del ritorno avrei tutto il tempo di affrontare la più impegnativa salita del cono rosso del Ngauruhoe (2291m). Senza sentiero, 600m di salita su ghiaione ripidissimo, di fianco all'ultima colata lavica del 1975. La salita però è già piena di gente e notoriamente uno dei rischi principali è legato ai sassi che, mossi da chi sta sopra, possono precipitare in testa a chi sale. Osservando i salitori, tutti in fila indiana, noto anche che hanno sbagliato via, invece di risalire in mezzo, hanno seguito una falsa traccia e si sono bloccati sulle rocce quasi verticali. Alcuni stanno tornando indietro, altri si sono arrampicati, gli altri da sotto sono a rischio di beccarsi un sasso in testa. Sarebbe stato più saggio salire per primo la mattina presto. Decido quindi di non prendermi rischi inutili e con calma riprendo il cammino verso il parcheggio, passando dalla piacevoli cascatelle di Soda Springs e dalla Mangatetopo Hut, un tipico rifugio neozelandese. Diverso da quelli ai quali siamo abituati, l'edificio è simile a quello dei rifugi alpini, ma non ci sono gestori e funziona essenzialmente come un bivacco di lusso.
Ora sono al calduccio nel mio campervan, in un anonimo parcheggio lungo la strada per Wellington. Manco a dirlo, appena mi sono lasciato alle spalle il parco nazionale del Tongariro, pioggia torrenziale. Nulla da dire, sui vulcani sono stato fortunatissimo, anzi, di più!
Domani viaggerò con tutta calma alla volta di Wellington e non scriverò il diario.
E questo, che vulcano è?
Altro cono misterioso: cosa sarà?