Bambù, bambù, bambù

Camp Sild

Lunedì 1 aprile 2013. In viaggio: giorno 32. In Thailandia: giorno 7. A piedi: giorno 18.

Pooh trek: giorno 2.

Ho scoperto una verità profonda. Lo stuoino che solitamente uso quando dormo per terra è d'importanza fondamentale. Questa notte ho dormito senza, direttamente sul pavimento di legno, insieme agli altri compagni, stretti stretti sotto la zanzariera. Ho dovuto cambiare posizione ogni 10 minuti, rigirandomi di continuo per il dolore ai punti di contatto. Ora ho dei bei lividi sulle anche, sulle ginocchia e sulle caviglie. Stupefacente che comunque sia riuscito a dormire discretamente bene.

La mattina il cammino è su terreno molto facile, prevalentemente in discesa, passando da un altro villaggio più importante dotato di scuola. Peccato che i bambini siano in vacanza, come sempre durante la stagione calda. A proposito di caldo, la temperatura si sta alzando progressivamente, ormai siamo sui 40°C nelle ore centrali, e le previsioni parlano di picco mortale verso il 5 di aprile (pare che nel centro-sud del paese si arriverà intorno ai 45°C).

A ora di pranzo raggiungiamo il fiume, dove possiamo fare finalmente un bel bagno con idromassaggio (i.e. cascatelle).

Il pomeriggio inizia subito a farsi più duro. Il programma prevede infatti di risalire il fiume fino ad arrivare a Camp Sild, una capanna isolata nel mezzo della giungla, costruita e gestita dalle guide di Pooh. Non c'è sentiero. A volte si costeggia il fiume, a volte lo si attraversa, con l'acqua che arriva alle ginocchia. Dopo innumerevoli attraversamenti abbiamo avvistato una donna intenta a catturare girini, l'ingrediente principale del Taa Poo, uno dei piatti tipici e unici della zona. Ieri sera l'ho provato, trovando però un sapore di pesce fermentato troppo forte per i miei gusti.

A caccia di girini.

A Camp Sild passiamo il tempo fra bagni nel fiume, preparativi per la cena, e partitoni a carte. Gli amici francesi mi hanno insegnato un nuovo gioco. Non so scrivere il nome, ma non appena avrò una connessione a internet vedrò di recuperarlo. Si chiama Trou du Cul, nome molto evocativo, che però in italiano è stato tradotto semplicemente come Presidente. La cena è estremamente interessante, pesantemente basata sull'uso del bambù. Grazie all'aiuto di Nook, il padrone di casa di ieri, che oggi affianca Aek come aiuto-guida, abbiamo a disposizione alcuni pezzi di bambù di dimensioni assortite. Con colpi di coltello ben assestati ne ricaviamo bicchieri, posate, piatti e, sorprendentemente, i forni dove cuocere il riso per la cena e le uova per la colazione. Per il riso, si ritaglia una finestrella, si inserisce riso e acqua, si bagna la superficie esterna e… si mette direttamente sul fuoco sino a cottura ultimata. Buonissimo.

Cottura del riso con forno di bambù.

Spiedino di peperoncini (usati poi per il curry piccante).

Anche la prossima notte sarà spartana. Pavimento di legno, stessa zanzariera troppo piccola per cinque persone, e niente acqua corrente. Per fortuna il fiume passa a pochi metri dall'ingresso della capanna e le sue acque sembrano abbastanza limpide anche per bere, per lo meno dopo aver aggiunto la pillolina purificatrice.

Bellissima farfalla che si mimetizza da foglia.

Uno dei tantissimi ragni che camminano a pelo d'acqua.

 

Sulle palafitte, nord ovest della Thailandia

Domenica 31 marzo 2013. In viaggio: giorno 31. In Thailandia: giorno 6. A piedi: giorno 17.

Pooh trek: giorno 1.

Mi piacerebbe essere più preciso per quel che riguarda i luoghi, ma non ho una cartina dettagliata della zona e non seguiamo un sentiero segnato, solo una traccia che talvolta sbuca sulla strada sterrata, talvolta si inoltra fra gli alberi. In teoria le coordinate del villaggio nel quale ci siamo fermati dovrebbero essere lat=18.069167°, lon=98.131667°, ma non ne ho la certezza assoluta.

Ma andiamo con ordine. L'avventura nella giungla inizia con un lungo trasferimento in songthaew, quasi tre ore su strade in ottime condizioni, non molto diverse dalle nostre statali a quattro corsie. Il songthaew (vedi foto iniziale) è un pick-up convertito in veicolo per trasporto passeggeri, con un telo per riparare dalla pioggia e due panche per sedersi. Inutile dire che stare all'aperto quando si viaggia oltre i 100km/h non è esattamente rilassante e spesso bisogna tenere gli occhi chiusi per non beccarsi particelle di polvere o insetti nelle pupille. Dopo un rapido pranzo all'ingresso della riserva, altro breve trasferimento in jeep su strade molto ripide, fino ad arrivare al punto d'inizio del cammino.

Iniziamo a camminare. Da sinistra a destra: Fabien, io, Amelie, la nostra guida Aek, Cindy, e Vincent.

Il paesaggio è molto diverso da quel che ci aspettavamo. In tutte le direzioni, una distesa di cenere, alberi bruciacchiati, lingue di fuoco e nuvole di fumo. Siamo arrivati proprio il giorno in cui gli abitanti dei villaggi danno fuoco a intere colline per fare spazio alle coltivazioni di riso. Un rito che si ripete ogni anno proprio verso fine marzo, e non solo nell'estremo nord del paese ma, come ho potuto constatare durante il viaggio in treno, un po' ovunque. Il fuoco è talmente diffuso e si muove così velocemente che sarebbe pericoloso seguire l'itinerario previsto. Aek (la nostra guida, quella che ieri ho erroneamente chiamato Eki) decide così per un percorso alternativo, più sicuro ma anche molto più breve; poco più di un'ora e mezza invece delle quasi quattro previste.

Quasi tutto il cammino attraversa versanti già bruciati e ormai sicuri, perdendo però l'aspetto rigoglioso che ci si aspetterebbe da una giungla. Aek non perde comunque occasione per mostrarci gli animali, le piante, le curiosità di questa terra. Lui è nato e cresciuto a Pai, località di montagna poco distante da qui, e conosce tutti i trucchi. Ha raccolto e ci ha fatto assaggiare pezzi di corteccia, frutti di papaya selvatica, radici; ci ha mostrato la sua abilità con la fionda e ci ha insegnato come usare le dita per lanciare sassi-proiettile. Momento di terrore quando ho capito perché col suo coltellaccio batteva tutti i tronchi che trovava: voleva far uscire le api e mostrarci il miele… per fortuna che il fuoco dei giorni scorsi le ha costrette ad evacuare gli alveari!

Verso metà pomeriggio siamo arrivati nel villaggio che ci ospiterà per la notte. Niente balletti folcloristici, pannelli illustrativi, costumi fasulli da villaggio turistico. Si è trattato di un'esperienza vera, in una casa vera abitata da persone reali. Più che casa, sarebbe meglio dire capanna o palafitta. L'intera abitazione, sopraelevata di circa 2 metri dal terreno, è fatta di legno, bambù, e tetto ondulato. C'è la cucina, provvista solo di focolare (senza camino) e schiera di coltelli, e un'altra stanza completamente spoglia. Non esistono i concetti di sedia, tavolo e letto. Tutto si fa per terra, cucinare, mangiare, dormire, parlare, giocare. Fra il terreno e il pavimento vivono gli animali di casa: alcuni maiali setolosi, i cani, diversi galli e galline con numerosa prole. Difficile a volte capire se il rumore molesto appena percepito è un gran rutto (o un poderoso peto) della persona che ti sta accanto, o se è invece stato uno dei maiali sottostanti.

Simpatico ragnetto, a detta di Aek, non del tutto innocuo.

L'unica fonte d'acqua per l'intero villaggio si trova ad alcuni minuti di cammino. Una pozza semi-stagnante, in una valletta ombreggiata, popolata da migliaia e migliaia di ragni dalle zampe lunghissime, innocui ma comunque poco simpatici. Ad ogni passo è impossibile non schiacciarne una decina e se ci si ferma, nel giro di pochi secondi cominciano a risalire piedi e gambe. Aek, gran burlone, si è divertito a raccoglierne una discreta quantità, per poi lanciarceli mentre facevamo un rapido bagnetto alla fonte…

Per la notte, si dormirà ovviamente sul pavimento, protetti da un'opportuna zanzariera. Alcuni dei personaggi del villaggio sono davvero significativi, come il signore della foto: dovrebbe essere il dottore dei bambini. Se ho ben capito una specie di levatrice al maschile. Poco fa aveva un gran mal di testa e gli ho offerto una delle mia pillole di paracetamolo. Spero funzioni.

Il dottore dei bambini.

C'è anche una donna molto molto strana che però non vuole essere fotografata. Tatuaggi, braccialetti, calze, vestiti colorati, pipa sempre accesa. Probabilmente ha un ruolo importante nel villaggio, anche se non sono riuscito a capire quale. Comunque è molto rispettata.

Abbiamo cucinato insieme alla famiglia che ci ospita… Tre ore a pelare e tagliare verdure, affumicati dal focolare senza camino. Bellissima esperienza, anche se un disastro assoluto dal punto di vista dell'igiene. Ho visto cose… Cibo comunque buonissimo e molto apprezzato da tutti.

La signora strana. Foto scattata da lontano la mattina dopo.

La cena, servita ovviamente sul pavimento.

Avvertenza

I tre giorni di trekking sono stati molti intensi, senza nessun momento vuoto da dedicare al diario. Mi trovo quindi adesso, a posteriori, a scrivere il tutto.

 

Massaggio tradizionale thailandese!

Credo oggi sia la festa del Naga. Bella la scultura fatta con le piante.

Sabato 30 marzo 2013. In viaggio: giorno 30. In Thailandia: giorno 5.

L'accoglienza è stata splendida. Sulla soglia, una ragazza in divisa e sorrisone che mi invita a togliere scarpe e calzini per indossare delle comode ciabatte molto eleganti. Poi mi porta in una stanza climatizzata con luci soffuse, profumi esotici, larghe poltrone rosse estremamente comode. Qui mi siedo e mi viene sottoposto un questionario per individuare eventuali problemi di salute che possano incidere sul massaggio. Mentre compilo faccio la conoscenza con la mia terapista Bilki (purtroppo non sono sicuro del nome), che porta una bacinella d'acqua sulla quale galleggiano fiori, spicchi di lime e altre essenze sconosciute. Il pediluvio con massaggio è molto piacevole, anche se immagino sia più utile a lei che a me. Spruzza infatti il lime sui piedi in modo da neutralizzare ogni possibile odore molesto. Nel frattempo mi offrono un buonissimo the verde ghiacciato.

Poi cambiamo stanza. C'è un lettino da massaggio con un buco dove appoggiare la testa, una piacevole musica rilassante, luce bassa, arredamento elegante, ancora profumi esotici. Mi passa i vestiti da massaggio (tutti monouso, dai colori neutri): mutande elastiche, amplissimi pantaloni al ginocchio e camicia a maniche corte molto larga. Poi inizia il massaggio vero e prorio. All'inizio ero molto teso, poi mi sono rilassato e le due ore sono volate in un istante. Le tre modalità – massaggio tradizionale, massaggio spalle/testa/collo, massaggio con impacchi caldi – erano mischiate in modo naturale. I momenti di dolore che tanto temevo non ci sono stati. Si è messa a fare leva sulle articolazioni usando tutte la sua forze, mi ha fatto scrocchiare le vertebre, ha tirato ginocchia e gomiti, ma sempre tenendo sotto controllo le mie reazioni e ricalibrandosi continuamente. Ha seguito il mio respiro nei movimenti e credo di essere entrato in uno strano stato mentale, quasi di trance. Quando mi ha detto che avevamo finito quasi non ci credevo; avevo infatti perso la cognizione del tempo, non avrei saputo dire se il massaggio era iniziato 10 minuti prima, o mezz'ora, o un'ora, o dieci ore…

Per riprendermi dallo stato confusionale mi ha riportato nella stanza precedente, dove le altre assistenti mi hanno offerto the piccante allo zenzero e un dolce tipico thailandese buonissimo: lo sticky rice con mango. Una pallina di riso dolce e appiccicoso, servita con mezzo mango fresco completamente maturo e sugoso. Poi, cambio di vestiti, scarpe, e via, nel caldo infernale. Purtroppo non ho fotografie né della spa, né del massaggio. Rimando comunque al loro sito per farsi un'idea.

I miei compagni di cammino.

La giornata si è conclusa presso la sede di Pooh eco-trekking, dove era prevista la riunione pre-trekking. Le guide saranno Eki, il Justin Bibier della Thailandia, e Tee, un tipo che parla un ottimo inglese e che sprigiona simpatia ed esperienza. I compagni di cammino sono quattro amici e compagni di studi alla scuola per fisioterapisti. Sono francesi, fra i 25 e i 27 anni, il loro inglese è particolarmente debole ma sono molto simpatici. Non ho ancora imparato i nomi, comunque: una (quella a destra nella foto) è una fanatica assoluta del Giappone; il suo moroso (con la barba) è un po' silenzioso ma sembra comunque un tipo simpatico. Anche gli altri due sono una coppia: lei sorride sempre ma fa più fatica degli altri con l'inglese, lui è molto bravo a cantare, afferra una chitarra e improvvisa un concerto in basco. Domattina presto partiremo per la giungla selvaggia e, come già dicevo ieri, credo riuscirò ad aggiornare il blog solo al mio ritorno.

Recensioni scritte sui muri di Pooh eco-trekking.

Altre recensioni...

Altare votivo installato vicino alla porta della mia stanza. Che sia Pertini?

 

In giro per Chiang Mai, Thailandia

Venerdì 29 marzo 2013. In viaggio: giorno 29. In Thailandia: giorno 4.

E così, dopo una giornata come quella di ieri, caratterizzata da 13 infinite ore di treno, ho potuto dedicare tutto il giorno a visitare Chiang Mai e a fare piani finalmente dettagliati per i prossimi giorni.

Chiang Mai

Come scritto nella guida, c'è veramente un tempio ad ogni incrocio. Diciamo che, fra una cosa e l'altra, comincio ad averne visti un po' troppi per apprezzare pienamente, ma sicuramente alcuni meritano l'attenzione dei turisti, oltre che degli onnipresenti fedeli.

Essendo diverse centinaia di chilometri a nord di Bangkok, la temperatura comincia ad essere più sopportabile, comunque quasi sempre sopra i 30°C. Non si vedono ancora le montagne, ma non sono poi molto distanti (un paio d'ore d'auto). La parte vecchia e interessante della città è delimitata da un quadrato di un paio di chilometri di lato all'interno del quale c'è meno traffico e si può camminare agevolmente. Oltre ai numerosissimi templi, si distinguono i palazzi amministrativi e le scuole. Interessante l'usanza di appendere all'esterno, visibili a tutti, enormi gigantografie raffiguranti gli studenti più bravi. Stessa cosa per i palazzi, con la differenza che le gigantografie sono tutte dedicate al re, talvolta in compagnia della consorte (vedi foto).

Long live the King

Cibo sempre spettacolare, sia per l'occhio, sia per gusto e profumi (vedi foto). A quanto pare è difficile sbagliare ristorante da queste parti. Il prossimo passo sarà quello di buttarmi sul cibo da strada. Ha un aspetto fantastico, anche se mi resta un po' di paura dal punto di vista igienico. Ho visto cose…

Tortini di gamberi con salsa piccante al tamarindo. Poi fantastico curry di pesce e gamberi servito in noce di cocco fresca. Il tutto, compresa birra da 66cl e bibita/dessert con guava, lime e yogurt, per poco più di 11 euro.

Piani per il futuro

Ci sono ancora elementi mobili quindi, per non fare troppa confusione, eviterò di pubblicare i dettagli più fini e incerti.

Per prima cosa, ho trovato l'agenzia ideale per fare il trekking che avevo in mente. Si chiama Pooh eco-trekking e si distingue nettamente rispetto a tutte le altre che ho visitato. Non propone le solite rotte super-collaudate per turisti (con poco cammino e tanti eventi tipo villaggio turistico), ma adotta una filosofia che mi è sembrata sulle stesse lunghezze d'onda della Compagnia dei Cammini. Ecco lo slogan:

Leave nothing but footprints,

Take nothing but pictures,

Kill nothing but time.

Vedremo se manterranno le promesse.

Ho scelto il loro trekking più lungo, quello da tre giorni, in una zona particolarmente remota vicinissima al confine con il Myanmar. Ho già conosciuto la guida, un ragazzo un po' bizzarro che ama farsi passare per un sosia di Justin Bibier (non ho ben presente l'originale, ma dubito ci sia una qualche somiglianza)… Domani sera incontrerò gli altri 4 partecipanti e domenica mattina partiremo all'avventura. Dubito che nella giungla avremo la connessione a internet, quindi per alcuni giorni sarò sicuramente offline. Maggiori dettagli sul loro sito.

Secondo punto. Sono nella capitale mondiale del massaggio tradizionale thailandese. Ho frugato le recensioni di tripadvisor, fino a trovare il posto con i migliori massaggi della città, almeno fra quelli facilmente accessibili. Si chiama Cheeva Spa, costa quasi il triplo della media, ma la qualità dovrebbe essere di livello superiore. Visto che, a parte la parentesi del barbiere folle di Pokhara, è la prima volta che mi faccio massaggiare, mi sembra giusto provare il meglio. Domani mattina passeranno a prendermi direttamente in albergo e proverò la formula Lanna Healing Package, con 60 minuti di massaggio tradizionale, 30 minuti di massaggio schiena, spalle, testa, e 30 minuti di Thai Herbal Hot Compress Massage. Il tutto per circa 37 euro. Speriamo bene.

Terzo punto. In teoria non mi dovrebbe interessare granché, ma ho deciso di iscrivermi a un corso di cucina thailandese. I migliori corsi sono proprio qui a Chiang Mai e prevedono una sessione intensiva, dalle 9 del mattino alle 15. Si inizia col fare la spesa al mercato insieme allo chef, per poi cucinare un pasto completo da 6 portate. Poi si sbafa tutto, si fa un riposino, infine si viene riaccompagnati in albergo. Prima di andare a dormire questa sera voglio completare la pronotazione.

Quarto punto. Un punto dolente… Calendario alla mano, ho fatto i miei conti e ho capito che non avrò il tempo né per il Laos, né per la Cambogia. Avrei potuto sacrificare il soggiorno sull'isoletta, ma già così ci resterò solo tre giorni. Poco male, la Thailandia per ora mi sembra un posto eccezionale, vorrà dire che dovrò tornare da queste parti in futuro per visitare anche i paesi confinanti.

Incontri

Durante il viaggio in treno ho conosciuto una persona particolare, che presenta un bell'esempio di prendere in mano la propria vita. Si tratta di Kris, giovane ragazza canadese, di origine cinese (ormai di terza generazione), molto brillante, dalla parlantina rapidissima e decisa.

Dopo studi di altro genere, per curiosità si è avvicinata al massaggio tradizionale thailandese. Ha seguito un corso, poi ha trovato (in Canada) un maestro, fino a diventare molto brava. Ora ha deciso di trasformare questa passione in lavoro. Partita da casa 3 giorni fa, ora è diretta proprio qui a Chiang Mai, dove si fermerà per un periodo indefinito, minimo minimo tre mesi, ma non si pone limiti. Seguirà alcune scuole di massaggio, tanto per avere una certificazione ufficiale, ma in realtà cercherà e seguirà un maestro, come si faceva una volta. Nel frattempo insegue anche un altro sogno: andare a vivere a Barbados, dove il suo fidanzato sta cercando di aprire una nuova azienda. Tutto questo, partire per la Thailandia, cercare un maestro, pianificare a lungo termine il cambio di attività e di vita a Barbados, deciso così, dal nulla, nel corso di una serata in compagnia, qualche giorno prima di capodanno.

 

In giro per Bangkok

Mercoledì 27 marzo 2013. In viaggio: giorno 27. In Thailandia: giorno 2.

Oltre a visitare i classici luoghi da turista, ho attraversato a piedi praticamente tutta Bangkok, compresi angoli dove di turisti ne passano ben pochi.

Ho girato Chinatown senza mappa, usando solo la bussola per la direzione generale. Un labirinto di negozietti, ambulanti, cibo da strada, migliaia di cinesi stretti stretti, motorini e biciclette stracariche di merci che sgusciano fra la folla: un caos indescrivibile. Ho passato la zona delle scarpe, con centinaia di negozi tutti uguali che vendono… scarpe. Poco più in là, la via delle stoffe. Poi quella dell'elettronica (soprattutto autoradio e altoparlanti), quella degli orafi, quella dei giocattoli, quella dei meccanici, infine quella che cercavo: la via dei calzini. Decine di negozi che vendono solo ed esclusivamente calzini, di tutti i tipi e di tutte le misure. Ne cercavo un paio di leggeri, in alternativi ai pesantissimi calzini da trekking. Dopo breve contrattazione a gesti e con l'aiuto di carta e penna, siamo arrivati all'accordo. Poco meno di 5 euro per un paio di calzini molto simili a quelli che solitamente uso per correre. Beh, mi sbagliavo. La tipa del negozio mi mette un mano uno scatolone… Per quella cifra ho comprato una partita da 12 paia! Non ho battuto ciglio e come niente fosse ho riempito lo zainetto di calzini. Nel corso del pomeriggio li ho regalati quasi tutti ad altri turisti incontrati per caso: piuttosto divertente notare le loro espressioni, prima sospettose, quasi scocciate, poi divertite e riconoscenti…

Fattore protezione 130!

Mi ha colpito la pubblicità della crema solare. Da noi si usano fattori di protezione relativamente bassi, con in bella evidenza la scritta “abbronzante“. Qui a Bangkok, tutto il contrario. Fattori di protezione esagerati (vedi foto) e parola chiave “sbiancante“. Evidentemente la pelle bianca è considerata segno di bellezza. Lo stesso accade per esempio anche in Cina e in Nepal. Mi diceva Suraj che in Nepal chi ha la pelle molto scura (per l'abbronzatura o per genetica) viene addirittura disprezzato ed emarginato. Sempre a proposito di pubblicità, potrei sbagliarmi, ma ho l'impressione che il canone di bellezza ideale per la donna preveda sopracciglia folte e ben definite (vedi foto). Mah, magari mi sto confondendo…

Come avvertivano i libri guida, sono stato avvicinato diverse volte da guidatori di tuk-tuk truffaldini. Forte della mia decisione di muovermi sempre a piedi, li ho potuti evitare facilmente, anche se alcuni sono stati molto, troppo insistenti. Sulla via del ritorno ho anche voluto provare un giro in barca sul fiume. Sembra di essere a Venezia, con decine e decine di barche piccole e grandi che trasportano merci e persone da una sponda all'altra. Anche qui ho evitato la trappola per turisti, prendendo il traghetto standard per gente comune: 15 centesimi per quasi mezz'ora di navigazione. Il giro turistico sarebbe costato circa 8 euro, su barca più grande zeppa di occidentali con macchina fotografica.

Visitando il Wat Phra Kaeo.

Dettaglio di un dipinto murale a Wat Phra Kaeo. Alto circa 2m, l'intero dipinto sarà lungo almeno 300m.

Fantastiche bibite per riprendersi dalla calura: succo di Longan e noce di cocco fresca.

Domani mattina presto partirò per il nord del paese, verso Chiang Mai. Oltre 750km per 12 ore di treno: 16 euro per un posto in seconda classe con aria condizionata. La terza classe sarebbe stata molto più economica, ma senza aria condizionata… Mi fermerò lì un giorno intero, per poi spostarmi a Pai, sulle montagne, dove conto di fare qualche giorno di trekking. Ho anche deciso dove concludere il mio soggiorno thailandese: sull'isola di Ko Chang, dove mi prenderò qualche giorno di relax in spiaggia. Il periodo fra la fine del trekking e l'inizio della spiaggia resta invece un grosso punto di domanda…

Cibo di emergenza per domani, nel caso non ci fosse la carrozza ristorante.

Errori Windows sulla metro di Bangkok.

Ancora sul Nepal

Segnalo che Serena di Cambio Rotta, la ragazza italiana conosciuta prima virtualmente grazie a Il Cammino, poi dal vivo lungo l'Annapurna Circuit, sta pubblicando a puntate il suo diario nepalese. Un bellissima lettura, grazie Serena!

La continuazione, prossimamente direttamente sul suo blog Cambio rotta.

 

Seconda tappa: Bangkok, Thailandia

Martedì 26 marzo 2013. In Viaggio: giorno 26. In Thailandia: giorno 1.

E così, dopo un viaggio aereo senza particolari complicazioni, eccomi arrivato in Thailandia. Mi aspettavo una situazione caotica simile a quella di Kathmandu e invece, per quel che ho potuto vedere finora, Bangkok è una classica capitale megalopoli moderna. Potrebbe tranquillamente confondersi con New York, o con Shanghai, o con Hong Kong. Ovviamente, come ciascuna di queste città, anche Bangkok ha le sue caratteristiche peculiari, ma è facile sentirsi a proprio agio nel girare per le vie, anche di notte, anche a piedi.

Non mi interessa fare una cronaca minuto per minuto; mi limiterò quindi agli aspetti, talvolta anche secondari, che più hanno colpito la mia attenzione.

Punto primo, il cibo. A pranzo e a cena ho scelto localini del tutto a caso nei pressi dell'albergo, trovando una qualità eccellente. Presentazione dei piatti brillante, con sapori / profumi complessi, inusuali, e molto piacevoli. La zuppa che si vede in fotografia mi ha pure stupito per l'estrema piccantezza (ho fatto fatica a finirla). E pensare che nel menù erano altre le zuppe indicate come “pericolose”… Mi sa che nel corso delle prossime settimane ci sarà da divertirsi dal punto di vista capsico (vero Romina?). Purtroppo i prezzi, pur restando molto più convenienti di quelli italiani, non sono più stracciati come quelli nepalesi. Può darsi comunque che uscendo dalla capitale le cose migliorino.

A proposito di albergo, ieri da Kathmandu ho prenotato per due notti, sfruttando le recensioni dell'ottimo booking.com. E' il DS67 Suites ed è un po' fuori mano, nella parte più a sud-est del quartiere Sukhumvit. Ha però il grande vantaggio di trovarsi a meno di un minuto a piedi da una stazione dello sky train (una specie di metropolitana sopraelevata), rendendo immediatamente raggiungibile ogni punto rilevante della città. La stanza è piccola, ma estremamente pulita, arredata con gusto, e dotata di tutte le comodità, compresa l'utilissima aria condizionata (37°C oggi a Bangkok). I gestori – credo siano tre sorelle – sono gentilissimi e appena entrato mi hanno offerto un ottimo the verde ghiacciato. L'elettricità finalmente non è razionata e ho così potuto rapidamente ricaricare tutti i miei gadget tecnologici. Prezzo, circa 30 euro a notte, colazione compresa.

Avendo passato la notte praticamente in bianco a causa del viaggio, forse sarebbe stato saggio fare una dormitina nel pomeriggio… invece mi sono fatto un passeggiatone, di quelli che piacciono a me: a casaccio, senza metà e senza limiti di tempo. Dopo un paio d'ore di cammino sotto il sole cocente sono passato casualmente davanti al Lumpinee Boxing Stadium, il tempio dell'arte marziale thailandese chiamata Muay Thai. L'unico giorno infrasettimanale durante il quale ci sono incontri ufficiali è proprio il martedì e quando sono arrivato, verso le 18:30, stavano giusto per iniziare le danze. Non mi interessa molto questo genere di sport, ma ho comunque colto l'occasione e sono entrato. Purtroppo il biglietto è razzista: se sei thailandese paghi circa 6 euro, altrimenti paghi da 25 euro in su. Col biglietto di terza classe mi sono trovato immerso in una bolgia di thailandesi urlanti (pagando di più sarei finito nella zona solo per turisti, vicino al ring): oltre ad amare il Muay Thai, i locali si dilettano con immensa passione nelle scommesse, gesticolando e tifando con grande concitazione durante i momenti topici degli incontri. Erano in programma 11 incontri, ciascuno di 5 round, con i campioni veri dal nono in poi. Purtroppo non ho resistito tanto e a metà del sesto incontro ho tagliato la corda. Comunque uno spettacolo, sono contento di avere potuto assistere ad uno spaccato vero di vita thailandese.

Preghiera prima dell'incontro.

Pubblico di scommettitori accaniti e accalorati.

Il programma per i prossimi giorni è ancora piuttosto vago, ma entro domani sera conto di avere le idee più chiare. Domattina visiterò le attrazioni principali di Bangkok, principalmente templi e la città vecchia. Poi farò il giro della stazione ferroviaria e delle stazioni degli autobus per capire come muovermi nei giorni successivi. L'ipotesi che più mi convince per ora è quella di spostarmi nel nord del paese, per poi entrare in Laos. A dir la verità il caldo un po' mi preoccupa: mentre negli alberghi della capitale l'aria condizionata è praticamente cosa ovvia, nei paesini e sugli autobus interurbani temo sia del tutto inesistente… sarà dura!

 

Nepal: bagni, cibo, e altre curiosità

In questo post rispondo ad alcune domande che mi sono arrivate in privato. Si tratta senz'altro di argomenti secondari che possono apparire futili o irrilevanti, ma capisco che dettagli di questo tipo in alcune situazioni possano spaventare o fare la differenza.

Bagni nepalesi

Ormai ho una certa esperienza. Cominciamo col dire che l'unico bagno del tutto identico ai nostri l'ho visto solo nell'albergo di Kathmandu, un albergo esclusivamente per occidentali e di buona qualità, diciamo equivalente a un nostro tre stelle.

Il livello immediatamente al di sotto ha solo una piccola differenza: la destinazione finale della carta igienica. Invece di buttarla direttamente nello scarico, va depositata in un apposito cestino. A Chitwan e Pokhara, in alberghi relativamente lussuosi, c'era un rotolo di carta igienica, mentre in molti altri luoghi lungo il cammino era necessario portarsela da fuori.

Andiamo oltre. In generale, la turca è molto più diffusa del classico wc ed è raro che ci sia lo sciacquone. La soluzione di gran lunga più comune è un piccolo rubinetto, un secchio grande e un piccolo secchiello (vedi foto). L'idea è quelle di mantenere il secchio grande più o meno pieno d'acqua. In caso di pipì, si pesca col secchiello e si getta nello scarico. In caso di rifiuti solidi, si può usare direttamente il secchio grande. Leggendo la Lonely Planet, ho anche capito che i nepalesi NON usano la carta igienica. Quando necessario, usano l'acqua del rubinetto, la mano sinistra e… Ammetto di aver provato questo sistema; nonostante la prima impressione un po' schifosetta, alla fine della procedura si è sicuramente più puliti e freschi. In ogni caso, mantengo una netta preferenza per la carta igienica. In tutti bagni esiste un cestino per gli occidentali che non vogliono rinunciare a carta igienica o fazzoletti di carta.

Andiamo oltre… Le ultime due notti prima del passo Thorung La hanno una caratteristica in comune: non c'è l'acqua corrente. Da nessuna parte. I bagni, rigorosamente esterni, hanno la turca, un secchio grande con l'acqua, e il classico secchiello. Se poi uno deve andare di notte, oltre al freddo belluino, si ritrova con un bel blocco di ghiaccio al posto dell'acqua. Non ho idea di quale sia la procedura corretta da seguire, ma immagino che alcune mattine si possano trovare montagne di escrementi (congelati) non digeriti dagli scarichi.

Docce nepalesi

Inutile dire che negli alberghi a Kathmandu, Chitwan e Pokhara esiste sempre la possibilità di fare un'ottima doccia calda.

Dividerei il cammino in tre parti. Dall'inizio del trekking e fino a Manang solo docce solari. Significa che nelle giornate di sole, se si è fra i primi a farsi la doccia, si trova acqua molto calda. Se invece ha piovuto, è stato nuvoloso, o molti altri hanno già fatto la doccia, allora resta una bella doccia tiepidina o quasi fredda. Dopo Manang e fino al passo, come già detto prima, non c'è l'acqua corrente e di conseguenza nemmeno l'acqua calda per la doccia. Io non mi sono lavato per qualche giorno, ma in caso di emergenza dovrebbe essere possibile comprare sacchi di acqua calda da appendere al soffitto. Dopo il passo, nella maggior parte dei casi è possibile fare una doccia calda indipendentemente dal tempo atmosferico.

Cibo

Alcuni mi dicono che nelle foto appaio magrolino e un po' patito. E' vero che probabilmente ho perso qualche chilo, ma non certo per la mancanza di cibo. In realtà sto molto bene e in questo momento sono decisamente in forma. In generale, i pasti sono stati di ottima qualità, viste le condizioni delle cucine. In alcuni luoghi mancava l'acqua corrente, l'elettricità, e nonostante tutto i gestori sono sempre riusciti a garantire un ampio menù con specialità nepalesi, cinesi, italiane, e indiane. Dove indico i prezzi, mi riferisco all'Annapurna Circuit, dove sono direttamente proporzionali alla quota, i.e. in alto aumentano i prezzi.

Del Dal Bhat nepalese ho già parlato in altri post. Sempre un'ottima scelta, anche perché è l'unico piatto dove è prevista la possibilità di fare il bis (e il tris, a volontà). Prezzo variabile fra 2.00 e 4.00 euro.

Di italiano ho provato solo la pizza (da 2.00 a 4.50 euro). Niente male, anche perché non si trattava certo di prodotti surgelati. L'impasto, per quanto diverso dal nostro, era senz'altro genuino e fatto a mano. E' vero che al posto del pomodoro c'era ketchup piccante e al posto della mozzarella formaggio di yak, ma la combinazione non era affatto male. Gli altri piatti italiani onnipresenti erano vari tipi di pasta (maccaronni, spageti) e le immancabili lasayne, in versione veg e no-veg.

Come piatti cinesi ho provato i mo:mo, quelli che da noi si chiamano ravioli al vapore. Ho provato tanti tipi diversi di ripieni e mi sono sempre trovato bene. La porzione standard è di 10 mo:mo, per un costo sempre molto contenuto, diciamo da 1.20 a 2.50 euro. Anche se forse non è un piatto cinese, ho provato la noodle soup. Saporita e spesso piccante, molti in alta quota la prendono a colazione. Io l'ho provata solo una volta come antipasto. A proposito di zuppe, alle alte quote ho gradito molto la French Onion Soup (zuppa di cipolle francese), sempre sotto ai 2 euro.

Come piatti indiani, mi sono appassionato al Chicken Biyriani, un mix di aromi buonissimi ed un piatto molto sostanzioso. Eccellente la presentazione di questo piatto a Marpha, completata da un pomodoro scolpito, contenente una candela accesa… Prezzi leggermente più alti, da 3.00 a 5.00 euro.

In caso di fame acuta, mi sono concesso un rosti di patate con uovo fritto (da 1.50 e 2.50 euro). Fantastico quello di Hile, arricchito con spezie, cipolle e altre verdure.

Per quel che riguarda la colazione, ho attraversato alcune fasi. Fino a Manang ho sempre preso uno speciale the con zenzero, limone e miele, più pane chapati con marmellata e miele. Da Manang al passo, sempre lo stesso the, accompagnato però da pancake di mela. Da Muktinath in poi, latte caldo e uovo fritto. Non ho una spiegazione sul perché di queste scelte; semplicemente di questi cibi avevo voglia.

Laudry service

Inizialmente ho lavato personalmente i panni sporchi. Poi, visti i risultati scarsi e l'avversione istintiva che provo per questo lavoro, mi sono appoggiato ai servizi offerti dagli alberghi e dalle guesthouse. Il lavaggio è sempre molto veloce, mentre l'asciugatura dipende essenzialmente dal sole. A Kagbeni ho beccato un pomeriggio di pioggia e i panni sono rimasti umidicci per un paio di giorni. A Pokhara a Kathmandu invece ho fatto lavare completamente l'intero guardaroba. Non conosco i prezzi negli alberghi italiani, ma immagino che qui siano molto più bassi. A Pokhara, dove ho fatto lavare un grosso sacchettone di indumenti lerci, ho speso poco più di 3 euro.

Altre curiosità

Divertente gironzolare per il quartiere Thamel di Kathmandu. Si tratta della zona più turistica della città, dove sono concentrate quasi tutte le agenzie di trekking, i negozi di articoli (tarocchi) da trekking, le bancarelle dei souvenir, e dove soggiornano praticamente tutti i trekkers durante la parmanenza nella capitale. Mentre cercavo un buon ristorante sono stato avvicinato da un numero imprecisato di tizi che prima mi chiedevano la provenienza (un sorrisone e where are you from?). Poi, con ottima pronuncia, le uniche parole in italiano che conoscevano: fumo? droga? marijuana? hashish?… Dopo il mio diniego, uno di loro, se ho ben capito, mi ha proposto due ore di massaggio con sua sorella, mmm…

Ancora più numerosi quelli che ti avvicinano, fanno i simpaticoni (italiano? ehi a Roma conosco Alex, un caro amico…), per poi proporre trekking super-scontati. Ma qui ho risolto facilmente dicendo chiaramente come prima cosa che ho già camminato e che ho solo un altro giorno in Nepal.

In caso di domande, vedrò di aggiornare questo post con ulteriori curiosità…

 

Incontri molto ravvicinati, safari a Chitwan

Venerdì 22 marzo 2013. In viaggio: giorno 22. In Nepal: giorno 21.

Ieri ho concluso il post auspicando numerosi e ravvicinati avvistamenti di animali. Sono stato accontentato. Iniziamo dall'esito: un occhio nero e la faccia gonfia…

No, non ho litigato con canguri pugili in trasferta. Lo scenario è stato abbastanza da incubo, ma andiamo con ordine. Tutto è successo durante l'attività più significativa: il safari in groppa agli elefanti. Circa una ventina di elefanti addestrati (importati dall'India, è proibito addestrare quelli selvatici), ognuno dotato di portantina per il trasporto di 4 turisti: ci si siede, le gambe si incastrano negli appositi spazi e si sta tutto sommato comodi. L'autista siede invece sul collo dell'animale, che viene guidato sia con comandi verbali (ne riconoscono una ventina), sia con abili pressioni dei piedi sul retro delle orecchie, sia con sonore e apparentemente molto violente bastonate in testa.

Dopo pochi minuti, il colpo di sfortuna. Il nostro elefante calpesta un alveare selvatico e una nube di api inferocite comincia ad inseguirci e ad attaccare. Non c'è via di scampo, non possiamo muoverci, le gambe sono incastrate e non possiamo certo scendere. L'elefante, invece di scappare, continua placido, tanto ha la pelle spessa e le api nemmeno le vede. Fortunatamente ho maniche lunghe, pantaloni lunghi, scarponi, calzettoni e cappello. Inoltre, mi sono spalmato per bene di crema insetto-repellente. Ho tralasciato solo zona occhi, orecchie, e naso. Mi sono trovato nella spiacevole situazione di avere, contemporaneamente, api in tutte e due le orecchie e in tutti e due gli occhi, incastrati fra pupilla e lenti degli occhiali da sole. Prima di capire che la soluzione era di togliere gli occhiali, coprire gli occhi con una mano, e un orecchio con l'altra, ho fatto in tempo a beccarmi una ventina di punture. Diverse su naso e zigomi, un paio sull'orecchio sinistro, una sull'occhio destro, fortunatamente sulla palpebra inferiore, a più di mezzo centimetro dall'occhio vero e proprio. Ho avuto una certa paura per l'occhio; durante la fase più concitata avevo almeno tre api fra lente e occhio e, prima che mi rendessi conto di cosa stava succedendo, sicuramente avranno sbattuto anche contro la cornea… Tutto sommato, quindi, bene così; non ho avuto grossi danni, solo uno spavento e qualche dolorino che passerà, spero, nel giro di un paio di giorni. I miei compagni di disavventura hanno avuto sorti differenti. La ragazza australiana sedeva davanti, era imbottita di repellente e, anche se aveva le maniche corte, ha riportato anche lei solo una ventina di punture non ha riportato punture. Il signore francese che, come me, era seduto dietro non è stato invece molto fortunato. Niente repellente, t-shirt, pantaloni corti, sandali, niente cappello… Nelle operazioni di reciproca rimozione dei pungiglioni abbiamo contato oltre 70 punture su tutto il corpo.

A parte questo episodio, durante la giornata ho avuto modo di avvistare diversi animali interessanti: coccodrilli durante il percorso in canoa, rinoceronti durante il safari sull'elefante, e poi cervi, scimmie, maiali selvatici, pavoni, aquile, altri uccelli di tutti i tipi… e tante api! Per concludere, ho assistito da spettatore al bagno con elefante. Di seguito, una selezione di fotografie a tema safari.

Questa mattina, prima di incontrare le api!

Povera bestia, doveva sentirsi osservato...

Ecco il bagno con elefante (che ho accuratamente evitato)

Il programma per i prossimi giorni è molto lineare. Domani tornerò in autobus a Kathmandu, dove mi fermerò per un paio di giorni. Poi riprenderò il viaggio in aereo verso la Thailandia. A meno di imprevisti o di eventi particolarmente significativi, prevedo di non scrivere nulla sul blog fino al mio arrivo in Thailandia. Ci si risente fra qualche giorno, in un altro paese, a presto!

Aggiornamento 24 marzo 2013: grazie a un'incredibile coincidenza, ieri sera a Kathmandu sono entrato in un ristorante quasi contemporaneamente alla ragazza australiana con la quale ho condiviso safari sull'elefante e attacco delle api. Abbiamo così deciso di cenare insieme. Lei si chiama Jennifer, viene da Brisbane, e inizierà domani la sua principale attività nepalese: l'Annapurna Circuit. Camminerà con un gruppo di 12 persone, quindi immagino che la sua esperienza sarà sostanzialmente diversa dalla mia; comunque la ho passato diverse informazioni che forse le torneranno utili. Ho anche dovuto rettificare il post; Jennifer infatti è stata più fortunata di quel che avevo capito. Grazie allo spray anti-insetto e alla sua lotta col cappello, è riuscita a non essere punta nemmeno una volta. In realtà le api si sono concentrate su chi sedeva dietro e sul guidatore dell'elefante. Non me ne ero accorto, anche perché gli davo le spalle, ma Jennifer mi ha detto che il guidatore è andato completamente nel panico per le api.

 

Viaggio verso Chitwan

Giovedì 21 marzo 2103. In viaggio: giorno 21. In Nepal: giorno 20.

Immagino si tratti di un banano.

Il viaggio in autobus è stato molto più tranquillo rispetto a quello dei primi giorni. Anche se il mezzo è praticamente lo stesso o quasi, questa volta si trattava di un autobus turistico. Significa semplicemente che costa un po' di più, carica solo turisti, e fa pochissime fermate. Da Pokhara a Chitwan in poco più di cinque ore, su strade scassatissime.

Chitwan è il safari per eccellenza del Nepal. Sempre grazie all'agenzia che mi ha organizzato il trekking (Outfitter Nepal), ho incluso anche un pacchetto 3 giorni / 2 notti da queste parti. Si respira ovviamente un'altra atmosfera: tutto pulito, resort di lusso, a misura di turista esigente. Come sono arrivato, un tizio mi ha presentato il programma dei prossimi due giorni. Tutto organizzato, con orari per mangiare, visite, esperienze particolari.

Vista da Chitwan durante il nubifragio.

La passeggiata nel parco con tramonto spettacolare, prevista per oggi pomeriggio, è però già saltata. Un orrendo nubifragio con grandine spaziale (chicchi da 3cm di diametro) ha fermato tutte le attività fino a sera. Alle 19:45, in un auditoriom al coperto, spettacolo di danza tradizionale Tharu. Piuttosto interessante, anche se si respira un po' l'atmosfera da villaggio turistico.

La vera giornata da safari sarà però domani; speriamo di essere fortunati con il tempo e con gli avvistamenti.

 

Circuito chiuso, da Hile a Nayapul

Mercoledì 20 marzo 2013. In viaggio: giorno 20. In Nepal: giorno 19. A piedi: giorno 16.

Annapurna Circuit: giorno 16. Da Hile (1430m) a Nayapul (1070m).

E così ho concluso l'Annapurna Circuit, la prima esperienza a piedi di questo lungo viaggio. Poco da dire sul percorso: un paio d'ore di discesa tranquilla, con i segni della civiltà che si fanno via via più intensi, fino ad avere, nei pressi di Nayapul, l'impressione di essere entrati nella caotica ed inquinatissima periferia di Kathmandu. Come pochi giorni fa, anche oggi abbiamo avuto una guida locale d'eccezione: un bel cagnone nero che ci ha accompagnati per l'ultima mezzora. Galline, buoi, mucche, altri cani: ci ha pensato lui a spostarli, a furia ordini abbaiati (e ringhiati). Appena siamo entrati in taxi ci ha guardato con i suoi occhi tristi ed è sparito a cercare altri camminatori da adottare.

Poco prima di pranzo siamo arrivati (in auto) a Pokhara, la seconda città più importante del Nepal, dove abbiamo passato il resto della giornata. Suraj è stato molto gentile e mi ha portato a visitare i posti più caratteristici della città. Come nel caso della capitale, eviterò i particolari, ma sono rimasto colpito dalla cavità naturale che sprofonda fino a 100m sotto il livello stradale. Ora è visitabile e, sfruttando alcuni stretti e ripidi cunicoli, si arriva sul fondo, dove è stato costruito un tempio indù dedicato al Naga, la divinità con le teste di serpente alla quale ci si rivolge in caso di siccità. Curiose anche le statue alle pareti, tutte in pose molto lascive ed esplicite (in foto una delle più caste).

Memore dell'esperienza dell'anno scorso in Spagna, ho pensato bene di affidarmi ad un barbiere locale per liberarmi dal barbone spuntato durante i primi 20 giorni di viaggio. Anche questa volta un'esperienza memorabile. Nulla da dire sulla rasatura: ha capito di risparmiare il pizzetto e lo ha addirittura regolato perfettamente senza macchinetta (solo forbici e pettine). Poi ha visto qualcosa che non andava fra i miei capelli e, fra il divertito e il preoccupato, gli ho dato carta bianca. In Nepal i capelli dietro alle orecchie si rasano completamente, quindi… beh, diciamo che mi sento un po' strano, anche se i nepalesi mi troveranno più normale. Per concludere, ha spalmato un po' di gel e mi ha proposto un massaggio testa/collo. Pensavo fosse questione di pochi secondi, invece mi ha massaggiato / massacrato per mezzora. Mi ha tirato collo, braccia, spalle, schiena, ha trovato dolorini sospetti, e ha insistito… Suraj mi ha detto che quel barbiere è famoso in tutta Pokhara per i massaggi, tanto che mentre mi trattava si è formata una discreta coda. Tutto sommato una bella esperienza, e nemmeno molto cara: circa 2 euro per la rasatura, circa 13 euro per il massaggio.

Isolotto sul lago di Pokhara, con famosissimo tempio indù.

Serata in locale caratteristico con canti popolari e balletti, ultima cena con Suraj. Domani mattina presto mi accompagnerà alla stazione delle corriere, dove partirò alla volta di Chitwan. Lui invece tornerà subito a Kathmandu. Mi sono trovato molto bene con lui, sempre preciso, decisamente competente, sempre attento alle mie esigenze, senza essere mai invadente. Spero di essere altrettanto fortunato in futuro.