In discesa, da Muktinath a Kagbeni

Giovedì 14 marzo 2013. In viaggio:giorno 14. In Nepal: giorno 13. A piedi: giorno 10.

Annapurna Circuit: giorno 10. Da Muktinath (3760m) a Kagbeni (2800m).

Si può tranquillamente dire che quella di oggi è stata una giornata di tutto riposo, necessaria per recuperare dopo le fatiche di ieri. Le gambe sono effettivamente un po' legnose, ma le due ore e mezza di discesa facile facile lungo la strada sembrano ormai cosa da poco.

Parte della discese di ieri (il passo non è visibile nella foto)

Stanno diminuendo i camminatori. Molti considerano il passaggio del Thorung La come il culmine e cercano di riportarsi verso la civiltà il più in fretta possibile. Le tre ragazze tedesche hanno preso la jeep. Il giovane australiano è partito prestissimo per concludere il cammino a tappe forzate. La coppia di francesi si dirige verso l'aeroporto più vicino (Jomsom). Molti altri prendono scorciatoie e grazie a jeep e motociclette cercano di portarsi a Pokhara il più in fretta possibile. Io invece procedo lentamente, come sempre.

Questa valle è decisamente arida, quasi un deserto. Tutto marrone, niente alberi, tanta polvere. Le prime timide macchie di verde si intravedono solo quando ormai si è sopra al bel villaggio di Kagbeni. Qualche casa, qualche albergo per turisti, un monastero buddista piuttosto famoso, e tanti piccoli campi coltivati. A seconda della stagione, si possono trovare grano, orzo, patate, frumento. In questo momento i campi devono il loro colore verde alle piante di orzo. Non ho fotografato, ma mi è piaciuto osservare dalla mia camera d'albergo l'aratura a mezzo yak di un campetto, che le donne poi seminavano a patate.

Kagbeni vista dall'alto

Durante la discesa ho notato in lontananza delle pareti marroni con tanti buchi (vedi foto) che mi hanno ricordato un articolo che avevo letto qualche tempo fa. Si trattava di antichi siti di sepoltura che solo in tempi molto recenti sono stati (parzialmente) esplorati, grazie ad una spettacolare collaborazione fra archeologi e scalatori. Suraj mi ha assicurato che si tratta di formazioni naturali, ma il dubbio mi resta.

Per oggi avevo preventivato l'attività di lavanderia. Approfittando anche del servizio fornito dall'albergo, ho deciso di lavare buona parte del mio equipaggiamento. Piccolo problema: poco dopo mezzogiorno si è alzato un ventaccio tremendo e ora piove alla grande, alla faccia della valle desertica! Dubito (molto) fortemente di trovare qualcosa di asciutto domattina. Poco male, vorrà dire che domani girerò con lo zaino trasformato in asciugatoio.

 

Senza parole, da Thorung Phedi a Muktinath

Mercoledì 13 marzo 2013. In viaggio: 13 giorni. In Nepal: 12 giorni. A piedi: 9 giorni.

Annapurna Circuit: giorno 9. Da Thorung Phedi (4450m) a Muktinath (3760m), via Passo Thorung La (5416m).

Sono proprio senza parole. Un’esperienza unica, un po’ estrema, ma di grande soddisfazione. Dopo 8 ore di buon sonno in casetta glaciale mi sono alzato alle 3, pronto per una giornata importante.

Colazione standard, ultimi preparativi e poi, alle 3:50, la partenza. Freddo cane (a occhio direi -15°C), buio pesto e cielo zeppo di stelle. La prima parte di salita è subito durissima, ripida ripida, fino all’High Camp (4925m), dove molti dei miei amici degli ultimi giorni hanno passato la notte. Prima pausa per bere: una buona limonata, in un clima da incubo. Siamo all’interno della sala da pranzo dell’High Camp, ma è freddo, buio, e c’è una confusione infernale. Io sono già stanco e comincia a delinearsi il mio look di giornata…

Dopo pochi minuti ripartiamo, con la temperatura che crolla, il vento che bastona, e con tratti ghiacciati sotto ai piedi. Dicevo del mio look. A parte l’aver dato fondo a tutti i vestiari invernali, sulle mani ho due strati di guanti: all’interno dei normali guanti tecnici, all’esterno enormi manopole da sci. Così agghindato, non risulta molto facile soffiarsi il naso: bisogna fermarsi, togliersi entrambi i guanti, cercare il fazzoletto, e a quel punto morire congelati… La soluzione adottata è stata di ignorare il problema. Risultato: gigantesca ragnatela di muco congelato che si diparte dal naso, ingloba baffi e barba, per poi disperdersi elegantemente su giacca e pantaloni. Beh, a parziale consolazione, non ero certo l’unico ad esibire queste decorazioni.

Dopo High Camp la salita diventa più dolce e camminabile, anche se la stanchezza accumulata e le difficoltà di respiro si fanno sentire di brutto. Arriva anche l’alba, con delle viste mozzafiato, ma sono troppo impegnato a mettere un piede davanti all’altro per farci caso. Gli ultimi minuti prima del passo sono memorabili. Il temibile vento del passo che solitamente arriva dopo le 11 (si parte così presto proprio per evitarlo), oggi si è alzato alle 7. Difficile stare in piedi, impossibile tenere gli occhi aperti, la bocca costantemente spalancata riceve zaffate di ghiaccio, sento le labbra e il naso che perdono sensibilità. Stavo cominciando a disperare, soprattutto per il naso, quando Suraj mi indica una bassa costruzione in pietra. Siamo arrivati. C’è così tanta neve che anche il famoso cartello che si vede in tutte le fotografie è quasi completamente sommerso. Un po’ incredulo cerco riparo dal vento nell’edificio, dove un tizio vende the caldo ai camminatori devastati. Lo spazio è pochissimo e i trekker continuano ad arrivare, quindi verso le 7:30 ripartiamo per la discesa. Il freddo (secondo me al passo eravamo sui -25°C) ha anche ammazzato la batteria della fotocamera, che dopo una singola fotografia (quella con il cartello sommerso) è defunta.

La discesa è un vero incubo. Dai 5416m del passo e fino ai 4200m delle prime abitazioni il percorso è interamente su neve dura e scivolosa, con frequenti passaggi su ghiaccio. Ho rischiato di cadere centinaia di volte, ma fortunatamente sono sempre riuscito a recuperare l’equilibrio prima di farmi male.

Alle 11 eravamo già a Muktinath, stanchi ma contenti per l’avventura vissuta. Ora sono le 17:30 e ancora si vedono arrivare trekkers devastati, con occhi spiritati. Spero che i miei amici degli ultimi giorni siano arrivati sani e salvi. Poco fa ho visto arrivare un ragazzo che ha perso i guanti nel vento a metà salita e che ora vanta un’ustione da congelamento, cosa piuttosto seria.

Strada di Muktinath

Strano come questo paesino a 3800m, con strade di terra e edifici poco stabili mi sembri una metropoli. Allo stesso modo l’albergo, che per i nostri standard non avrebbe nemmeno mezza stella, mi sembra una suite di lusso. Come cambiano le prospettive!

 

Collinetta locale che assomiglia alle Dolomiti di Brenta, dalle parti del Grosté. Probabilmente è intorno ai 4500m...

 

La notte più alta, da Yak Kharka a Thorung Phedi

Martedì 12 marzo 2013. In viaggio: giorno 12. In Nepal: giorno 11. A piedi: giorno 8.

Annapurna Circuit: giorno 8. Da Yak Kharka (4018m) a Thorung Phedi (4450m).

Arrivo a Thorung Phedi

Il dislivello non era granché, appena 400m. La distanza nemmeno. Ho camminato meno di tre ore in tutto. Però sono arrivato stanchissimo. Ogni volta che il sentiero sale bisogna rallentare di brutto, respirare a piena bocca, guardare i piedi e ordinare alle gambe di muoversi. Rispetto ai ritmi normali (= a bassa quota) mi sento un lumacone, ma in realtà sono fra i più veloci. C'è infatti chi soffre molto più di me. Ad esempio, Hellen, ragazza americana conosciuta ieri sera; fra mal di montagna e (probabile) scarso allenamento, procede senza zaino a passo di bimbo. Alla fine è arrivata anche lei, ma non vedo come farà a gestire la tappa di domani.

Inizio della salita da Thorung Phedi al passo omonimo

A dir la verità, sono un po' preoccupato anch'io: sarà infatti una faticata notevole. Sveglia alle 3, 1000m di salitone ripidissimo fino al famoso passo Thorung La (5416m), mezz'ora di riposo, poi discesa molto tecnica e ghiacciata di 1600m fino a Muktinath (3760m). Una giornata campale.

Per fortuna sto bene. Mangio con gusto, il mal di testa è sparito e la fatica che provo è assolutamente normale e condivisa da tutti.

Il freddo comincia a diventare un fattore importante. Nella casetta a Yak Kharka avevo -3°C ed è stata molto dura uscire dal sacco a pelo. Questa notte pare sarà molto peggio, anche perché cominceremo a camminare nelle ore più fredde: secondo Suraj non è improbabile fare i primi passi a -25°C, battuti da vento feroce. Sono ben equipaggiato, ma sarà dura.

Se sarò abbastanza in forze, domani sera cercherò di pubblicare tutti i post arretrati, ormai sono parecchi.

Vista da Thorung Phedi

 

Si sale ancora, da Manang a Yak Kharka

Lunedì 11 marzo 2013. In viaggio: giorno 11. In Nepal: giorno 10. A piedi: giorno 7.

Annapurna Circuit: giorno 7. Da Manang (3540m) a Yak Kharka (4018m).

Fortunatamente la medicina ha fatto effetto, il mal di testa è sparito e ho fatto una bella dormita molto riposante. Al risveglio abbiamo quindi deciso di proseguire secondo programma, pronti però a fare un altro giorno di riposo più in alto in caso di ricomparsa dei disturbi.

Percorso breve (siamo arrivati alle 11:20) ma, complice anche il tempo nuovamente perfetto, ricco di viste spettacolari. Ho scattato un'infinità di panoramiche che spaziano da Annapurna II e IV sulla sinistra, a Gangapurna e Annapurna III in centro, e cime secondarie senza nome sulla destra (comunque sopra i 6000m). Impossibile non fermarsi a bocca aperta (anche per respirare, ovvio!) ogni poche centinaia di metri per restare estasiati e mettere mano alla fotocamera.

La fatica si fa sentire ma, grazie all'adattamento, non più di qualche giorno fa quando siamo entrati nella zona sopra i 3300m. In mattinata abbiamo attraversato l'ultimo villaggio abitato della valle e d'ora in poi ci saranno solo postazioni dedicate ai camminatori. Il punto d'arrivo di oggi è una di queste, Yak Kharka, un agglomerato di alberghi e negozietti a 4018m di quota. Questa notte dormirò in una piccola casetta (vedi foto), con temperature piuttosto estreme rispetto alle stanze dell'edificio principale. Sono comunque attrezzato: sacco a pelo con zona comfort fino a -12°C, indumenti termici, sciarpa e, come se non bastasse, piumone gigante gentilmente offerto dai gestori… spero di non sudare troppo.

Nel pomeriggio, la consueta sgambata per far conoscere al fisico altitudini più elevate. Siamo saliti sulla collinetta che sovrasta Yak Kharka, fino a circa 4300m, con viste spaziali (non so più che termini usare…).

Fra ieri sera e oggi ho conosciuto Mirijam, ragazza tedesca neolaureata in medicina che, prima di iniziare a lavorare, ha deciso di prendersi alcuni mesi per… fare il giro del mondo! mmm, mi ricorda qualcuno. Abbiamo passato quindi la serata a confrontare i nostri piani e a scambiarci informazioni. Lei è partita 4 settimane fa, con prima tappa India. Ora è in Nepal a camminare, poi si sposterà nel sud-est asiatico, dove passerà 4 mesi fra Vietnam, Cambogia, Thailandia, Malaysia, e Singapore. Poi Australia, Nuova Zelanda, Perù, Bolivia, Argentina, Venezuela. In tutto 8 mesi e mezzo, wow! Anche lei scrive un blog di viaggio; ci siamo così scambiati informazioni anche sugli aspetti tecnologici. Ecco il link al suo blog (in tedesco): http://mirisworldtrip.blogspot.com

Vista dalla collina sopra Yak Kharka, a circa 4300m

 

Riposo e bella nevicata, a Manang

Domenica 10 marzo 2013. In viaggio: giorno 10. In Nepal: giorno 9. A piedi: giorno 6.

Annapurna Circuit: giorno 6. Riposo a Manang (3540m).

Purtroppo ho passato una notte difficile, afflitto da un mal di testa insistente, classico sintomo di mal di montagna. Se non associato ad altri sintomi, non è nulla di preoccupante, anche se non va preso sottogamba. Sto assumendo un'apposita medicina; se entro stasera o domattina al massimo il mal di testa non sarà passato, valuteremo l'ipotesi di fermarci a Manang un altro giorno.

Il bel tempo degli ultimi giorni ha lasciato spazio a grossi nuvoloni. In mattinata il tempo era abbastanza buono per l'escursione che avevamo previsto, ma nel pomeriggio c'è stata una forte nevicata. Suraj dice che non ci dovrebbe creare problemi, sempre che smetta entro questa notte.

L'escursione, per quanto breve, è stata estremamente interessante. Un'oretta di cammino, fino al punto panoramico chiamato Chongar Viewpoint (circa 3800m). La vista sarebbe stata eccezionale, ma i nuvoloni hanno limitato le possibilità. Nella foto si può vedere il villaggio e, un bel po' sopra, la casetta del vecchio della montagna dove sono stato ieri pomeriggio. Abbiamo anche avvistato un avvoltoio, pure lui intento ad ammirare il panorama.

L'escursione è stata interessante perché il ripido sentierino d'accesso era invaso da neve ghiacciata e in alcuni punti era necessario calpestare ghiaccio vivo. Le stesse condizioni, lo stesso tipo di difficoltà che incontreremo fra qualche giorno durante la lunghissima discesa dal passo Thorung La (5416m) al villaggio di Muktinath (3760m). Parlando con altri escursionisti, stiamo valutando l'ipotesi di comprare dei ramponcini. Potrebbero senz'altro tornare utili in caso di ghiaccio, ma quelli che abbiamo visto nel negozietto all'angolo sembrano poco solidi e costano parecchio. Inoltre sembrano piccoli e dubito che possano andare bene sui miei scarponi… Suraj dice che non sono necessari, speriamo bene.

Passare un pomeriggio di ozio da queste parti non è semplice. C'è chi gioca a scacchi, chi impara un gioco locale simile a dama (capre e tigri), chi va al cinema (ce ne sono ben due in paese, semplici locali riscaldati con videoproiettore), chi semplicemente fraternizza con gli altri camminatori.

Ho anche trovato un internet café, ma purtroppo in tutto il paese non c'è disponibilità di connessione wifi. La pubblicazione di questo post e di quelli degli ultimi due giorni dovrà aspettare ancora.

Visto che ho un po' di tempo, ecco alcune parole nepalesi che ho imparato:

  • Namaste: tipico saluto nepalese, equivalente al nostro ciao, ma che si può usare anche in contesti formali.
  • dhanyabad (si legge danebad): grazie!
  • swagtam (si legge sciuagatam): prego (come risposta a danebad).
  • thikcha? (si legge tickcha?): tutto bene? come stai?
  • thikcha!: tutto bene!
  • mitho! (si legge mito!): buonissimo! delizioso! (riferito al cibo)

Gangapurna Lake, visto dal sentierino

 

Primo contatto con l’alta quota, da Upper Pisang a Manang

Sabato 9 marzo 2013. In viaggio: giorno 9. In Nepal: giorno 8. A piedi: giorno 5.

Annapurna Circuit: giorno 5. Da Upper Pisang (3300m) a Manang (3540m)

Il percorso di oggi era tranquillo tranquillo, sentiero per lo più pianeggiante e comodo, talvolta nella neve, senza grosse difficoltà. A parte la quota, ovviamente. Comincia a farsi sentire. Ogni minima salitina fa scattare il fiatone. Stessa cosa quando si beve, dopo pochi sorsi bisogna fermarsi per respirare a piena bocca. E siamo solo all'inizio…

La tappa di Manang è particolarmente importante. Qui tutti si fermano un giorno in più per riposare e per favorire l'adattamento alla quota. L'idea è quella di lasciare lo zaino nell'albergo e fare qualche gitarella nei dintorni, possibilmente in quota, per prepararsi meglio.

Essendo arrivati molto presto a Manang, Suraj mi ha proposto di anticipare subito a oggi pomeriggio una delle tante escursioni possibili. Salitone pazzesco per andare a trovare il saggio della montagna. Un monaco eremita che, dietro piccolo obolo, offre the caldo e benedizione. Pare abbia 100 anni (età fissa, che non cambia mai…) e viene quindi chiamato One Hundred Lama. Il posticino si chiama Praken Gompa e si trova a 3930m circa. La mia massima altitudine! Ho fatto parecchia fatica a salire; soprattutto verso la fine, contavo i passi. Poco male che l'anziano eremita fosse assente (!!!), sono comunque stato molto contento di arrivare in cima sano e salvo. A meno di imprevisti, dovrei comunque riuscire a battere il record d'altezza già nel corso dei prossimi giorni.

Ora sono qui che scrivo nella sala comune dell'albergo, con l'ipad sotto carica, e una simpatica coppia di neozelandesi di mezza età che giocano a carte. Loro sono partiti parecchi giorni prima di me, ma purtroppo lei è stata molto male verso i 4900m. Stavano quasi per chiamare l'elicottero, ma poi hanno affittato un cavallo e sono tornati qui a Manang. Abbiamo parlato un po' dei nostri progetti di viaggio: anche loro sono partiti dal Nepal, anche loro gironzoleranno per il mondo, solo che loro lo faranno per un anno intero. Sono stati gentilissimi e mi hanno dato tantissime dritte su cosa fare in Nuova Zelanda. Grazie Mandy e Gwyn!

Panorama da Praken Gompa

Annapurna III (7555m), sulla sinistra

Aggiornamento: ho controllato sulla guida. L'eremita non è il lama dai cento anni, ma il lama dalle 100 rupie. La cifra che chiede per la benedizione e per il the…

 

Prima neve, da Chame a Upper Pisang

Venerdì 8 marzo 2013. Viaggio: giorno 8. In Nepal: giorno 7. A piedi: giorno 4.

Annapurna Circuit: giorno 4. Da Chame (2670m) a Upper Pisang (3300m).

Prima o poi doveva succedere. L'ipad si è scaricato del tutto e farlo ricaricare è molto più complicato del previsto. Non mi è chiaro il perché, ma la massima velocità di ricarica che siamo riusciti ad ottenere è di un misero 2% all'ora. Spero mi vada meglio domani. Nel frattempo scrivo alla vecchia maniera, foglio di carta e penna.

Cima secondaria del gruppo del Manaslu, verso sera

Per prima cosa ringrazio quanti (Marta sul blog, altri in privato) mi hanno suggerito i fermenti lattici. Domani con l'aiuto di Suraj, andrò alla ricerca di yogurt, anche se ci hanno detto che siamo fuori stagione. Speriamo bene. A parte la disavventura con il cibo, direi che il fisico risponde bene, anche se siamo ancora troppo in basso (3300m) per trarre conclusioni.

Vediamo di tenere traccia delle temperature notturne in camera. L'altra notte a Bagarchhap (2160m), 8°C. Ieri, a Chame (2670m), 4°C. Questa notte a Upper Pisang (3300m), chissà, forse mi ritroverò le borracce congelate… Sempre a proposito di notte, ho visto il migliore cielo stellato della mia vita. Un nero profondo, infinite stelle mai viste prima, tanto che ho fatto una certa fatica a riconoscere le costellazioni. Se il tempo si mantiene sereno, conto però di trovare cieli ancora migliori le prossime notti.

Il percorso

Già poco dopo l'uscita da Chame questa mattina, ho capito che si inizia a fare sul serio. Il respiro si fa via via più affannoso, si calpesta la prima neve, si vedono i resti di immani slavine invernali (ormai non c'è più pericolo, almeno sul sentiero).

Annapurna II dalla mia stanza (sera)

Upper Pisang è uno spettacolo, una valle con versanti molto ripidi, da una parte il paese, dominato da un'importante monastero buddista, dall'altro l'intera parete Nord dell'Annapurna II (7937m), quasi 5000m verticali, bianchissimi, selvaggi, violenti, minacciosi. Eccola come la si vede dalla finestra della mia camera.

Annapurna II dalla mia stanza (mattino)

Incontri

Durante la visita al monastero, altra bella sorpresa. Ho trovato Serena di Cambio Rotta, conosciuta grazie a Il Cammino. Come previsto, ci siamo incontrati anche senza darci appuntamento, e per di più in uno dei luoghi più suggestivi del cammino. Lei viaggia con un ragazzo israeliano e con uno svedese, senza guide. Sicuramente ci troveremo ancora, anche senza programmare nulla.

A Chame ho anche conosciuto un'interessante coppia, lui inglese trapiantato in Italia, lei italiana di Roma (Chiara). Da gennaio stanno girando India e Nepal con mezzi pubblici e a piedi, esplorando alcune realtà poco note. Ad esempio, hanno trascorso un lungo periodo in una città indiana (non ricordo il nome) costruita a tavolino negli anni '60, seguendo principi di permacoltura, autosostenibilità, ecc. Anche con loro, probabilmente avremo occasione di ritrovarci uno dei prossimi giorni.

Upper Pisang

ottimo inglese!

 

Il primo quasi-ottomila, da Bagarchhap a Chame

Giovedì 7 marzo 2013. Viaggio: giorno 7. In Nepal: giorno 6. A piedi: giorno 3.

Annapurna Circuit: giorno 3. Da Bagarchhap (2160m) a Chame (2675m).

Oggi abbiamo avvistato per la prima volta una delle cime più alte di tutto il circuito, l'Annapurna II, che manca la soglia degli 8000m solo per poche decine di metri. Una certa emozione, anche perché la cima principale, L'Annapurna I, il decimo ottomila, forse non sarà mai visibile durante il nostro trekking. Bello anche alzarsi e, come prima cosa, puntare alcune cime secondarie del gruppo del Manaslu, tutte intorno ai 7000m.

Annapurna II

Annapurna II, con corrente interrotta

Oggi è stata una tappa di tutto riposo, salita concentrata al mattino e arrivo a destinazione a ora di pranzo. Il fisico reagisce bene, la febbre è passata, anche se ancora non sono a posto. Il pensiero di mangiare non mi è piacevole e fatico a svuotare il piatto. Comunque mi sforzo e finora non ho sofferto altre crisi di fame. Da domani supereremo quota 3000m e comincerò ad avere le prime indicazioni su come riuscirò a gestire soggiorni prolungati ad alta quota. Spero che la malattia non vada a incidere troppo.

Connettersi a internet è più difficile del previsto. In teoria Chame dovrebbe essere molto fornita da questo punto di vista, ma purtroppo un incidente non meglio specificato qualche giorno fa ha tagliato la corrente a tutta la città. Illuminazione a candela e difficoltà a ricaricare i dispositivi. Ormai l'ipad è al 4%, quindi se entro domani non trovo il modo di ricaricarlo, dovrò cercare altre soluzioni per tenere il diario. Poco fa ho scovato un tipo che, grazie a un vecchio generatore, è riuscito a far andare il suo router wifi. Ha fatto affari d'oro con i turisti assetati di connessione. Da queste parti 15 rupie al minuto non sono una bazzecola (15 rupie nepalesi = circa 13 centesimi di euro).

Manaslu

Cime secondarie del gruppo del Manaslu

 

Crisi, crisi nera, da Chamje a Bagarchhap

Mercoledì 6 marzo. Viaggio: giorno 6. In Nepal: giorno 5. A piedi: giorno 2.

Annapurna Circuit: giorno 2. Da Chamje (o Chyamche) (1420m) a Bagarchhap (2160m).

E arrivata con un giorno di anticipo, la maledetta crisi del terzo giorno. In realtà non è esattamente colpa mia, ieri sera devo aver mangiato qualcosa di contaminato e ne pago le conseguenze.

Probabilmente si tratta del vino locale Roksie che i gestori mi hanno gentilmente offerto nel dopo cena. Orzo fermentato, servito caldo e con chicchi di riso tostati come guarnizione. Verso mezzanotte ho cominciato a contorcermi nel letto, con rombi sospetti e fitte continue. Alle tre e mezza mi sono arreso e ho passato mezzora in bagno, producendo liquidi molto sospetti in grande quantità. Una volta svuotato tutto quello che c'era da svuotare, fortunatamente le scariche sono terminate, anche se i dolorini mi hanno impedito di dormire. Una simpatica notte, non c'è che dire.

Il peggio è però arrivato di mattina. Nauseato al pensiero di mangiare, ho bellamente saltato la colazione e mi sono incamminato insieme a Suraj su per un bel salitone, con passo incerto e movimenti al rallentatore. La mancanza di energie si è fatta sentire ferocemente e a un certo punto praticamente non riuscivo più a stare in piedi. Fortunatamente la situazione d'emergenze mi ha dato l'impulso giusto per ricominciare a mangiare qualcosa: incredibile cosa possano fare 3 biscotti e 2 succhi di frutta. Dieci minuti dopo sono ripartito rinfrancato e con nuove energie, durate fino all'ora di pranzo.

Arrivati a destinazione verso le 3 del pomeriggio, ho dovuto pagare però lo scotto degli sforzi. Ho infatti dormito fino a ora di cena, cullato dal sacco a pelo caldissimo e da brividi di febbre che spero mi portino a guarire già entro domattina.

Per quel che riguarda il percorso, abbiamo evitato la strada per lunghi tratti, con bellissimi passaggi fra le rocce e numerosi ponti sospesi sul fiume sempre più impetuoso e vicino.

Ora provo a mangiare un'improbabile pizza nepalese (so che non dovrei, ma la curiosità è tanta), e poi a nanna, sperando di non ripetere l'esperienza della notte scorsa.

 

I primi passi, da Bhulbhule a Chamje

Martedì 5 marzo 2013. Viaggio: giorno 5. In Nepal: giorno 4. A piedi: giorno 1.

Annapurna Circuit: giorno 1. Da Bhulbhule (840m) a Chamje (o Chyamche) (1430m).

Allora, siamo partiti! Sei ore di facile cammino, per lo più su strada polverosa, con molti tratti pianeggianti e alcune salitelle. Risaliamo lentamente il fiume, attraversando alcuni paesini che stanno vivendo una fase delicata della loro esistenza. La strada infatti è una cosa nuova che sta avendo un forte impatto sulla popolazione, nel bene e nel male. Li avvicina di moltissimo al resto del paese, da tutti i punti di vista, ma cambia drasticamente il paesaggio e con ogni probabilità sempre meno gente percorrerà l'Annapurna Circuit in futuro, ponendo fine a tutta l'economia che genera / generava. Poco prima di arrivare a destinazione ho potuto apprezzare un breve tratto dove la strada non si è ancora sostituita all'antico sentiero e… beh, una differenza enorme.

A detta di Suraj abbiamo tenuto un buon passo, senz'altro adeguato per portare a termine il cammino senza arrivare al limite delle mie risorse energetiche. Meglio così, speriamo non si sbagli!

Ho visto i portatori e, soprattutto, i pesi che trasportano. Una cosa impressionante (vedi foto). Ogni tanto si fermano anche loro a riposare, ma di norma cercano di arrivare il prima possibile, per minimizzare il tempo passato con l'immane carico sulle spalle. Ho anche incontrato una grosso gruppo, probabilmente di ritorno da un trekking più impegnativo sul Manaslu. E' stato bello vedere quanto fossero contenti di finire, scherzavano, ridevano, ululavano, sempre con i loro 25 / 30 kg sulle spalle.

A pranzo ho anche imparato a mangiare come un nepalese, sotto gli occhi divertiti di Suraj e degli altri commensali. Niente posate: si versa il dal sul bhat, lo si mescola con le dita fino a farne delle belle palline e poi si porta alla bocca, sempre usando la mano destra. Allo stesso modo si prendono e si mischiano gli altri cibi d'accompagnamento. L'unica difficoltà consiste nel riuscire a immergere le mani nel riso bollente… mancava poco che cacciassi un urlo da ustione. I nepalesi non battono ciglio per le alte temperature, probabilmente hanno i polpastrelli d'amianto.

Ho condito il tutto con una birra locale piuttosto buona, la Everest Beer. Dice Suraj che per adesso bere birra va bene, ma da Manang in poi (i.e. sopra i 3500m) è sconsigliata perché favorisce il mal di montagna. A questo proposito, ho scoperto che a colazione si può ordinare, al posto di the o caffè, una bevanda calda molto buona, a base di zenzero, limone e miele. Di nuovo, sopra i 3500m è altamente consigliata per prevenire i malesseri legati all'altitudine.

La guesthouse di oggi si chiama Super Rainbow View ed è di fronte a una bellissima cascata alta 220m. Ecco come la si vede dalla mia stanza. Siamo arrivati giusto giusto 10 minuti prima di un immane temporale (fortunelli), ora aspetto che termini, per cercare di avvistare il super rainbow! A parte il temporale, il sole picchia ferocemente e le temperature sono pienamente estive; secondo me oggi abbiamo superato i 30 gradi… Poco male, fra pochi giorni sperimenteremo l'estremo opposto; Suraj mi ha detto che la notte prima dello scollinamento potremmo ritrovarci con -15 in camera, brrr.

Toh, mentre scrivevo sono stato interrotto dal mio vicino di stanza, un signore australiano sulla 60ina abbondante che viaggia da solo. Mi ha chiesto di togliergli una zecca dal collo. Operazione riuscita alla perfezione, ma adesso sarà il caso che mi controlli per bene anch'io…