Domenica 12 e lunedì 13 maggio 2013. In viaggio: giorno 75. A Tahiti: giorno 3.
Non so bene da dove iniziare… mah, proviamo dal punto più basso, questo pomeriggio verso le 15:30, in un luogo imprecisato lungo la statale fra l'aeroporto e la capitale Papeete. Ho trovato dove dormire questa notte. In cima a una rampa di terra, una minuscola piazzola di cemento, subito sotto la base di un cavalcavia. Come mi sono ridotto a dormire sotto a un ponte?
Tahiti è l'isola più grande della Polinesia Francese. Solo la costa è abitata, con tutta la parte interna completamente selvaggia, alte montagne oltre i 2000 metri e fitta giungla tropicale. La capitale e l'aeroporto sono nell'estremità nord-ovest, mentre gli alberghi, i villaggi e i resort sono distribuititi lungo i 200 e oltre chilometri di costa. Grazie al solito booking.com ho trovato una buona offerta: una stanza senza bagno in un piccolo complesso con bel giardino tropicale, spiaggia privata, cucina pubblica, connessione wifi. Prezzo bassissimo per Tahiti – circa 40 euro a notte – meno della metà della seconda migliore offerta. Si trova a Taravao, a quasi 60km dall'aeroporto, ma ho fatto i miei compiti e ho scoperto che esiste un servizio di autobus pubblici che copre tutta la costa: nessun problema!
Prima sorpresa ieri mattina: di domenica gli autobus NON girano… Che fare? A piedi, 60km con zainone e caldo umido (da 27°C a 32°C) sono troppi. I taxi hanno costi esorbitanti. Provo l'autostop, ma non funziona. Può darsi che sia vietato, oppure che io non ispiri molta fiducia agli automobilisti; in ogni caso, dopo un'ora di vani tentativi decido di rinunciare. Mi resta la possibilità di noleggiare una macchina. Costa parecchio, circa 80 euro, ma comunque sarebbe una buona occasione per girare l'isola in autonomia. Ecco quindi il piano. Domenica 12 maggio: auto a noleggio, giro dell'isola, insediamento nella stanza. Lunedì 13 maggio: riconsegnare l'auto all'aeroporto, prendere l'autobus verso Taravao e godermi un pomeriggio di relax sguazzante.
Tutto sembra procedere per il verso giusto: l'isola è all'altezza delle aspettative (vedi foto), visito tutti i 200km di costa e stamattina riconsegno puntuale e senza danni l'auto all'aeroporto. Qui iniziano i miei guai. L'ultima corsa per Taravao dovrebbe passare verso le 13, ma non mi preoccupo, sono le 11:30 e ho un sacco di tempo. Alle 12 passa il mio autobus, lo vedo, agito il braccio come mi hanno insegnato, l'autista mi vede, fa uno strano gesto (si passa una mano sopra la testa…) e tira dritto senza nemmeno rallentare. Boh, forse era pieno, anche se non mi sembra. Dopo un'ora di attesa sotto il sole, ecco l'ultimo autobus utile. Lo vedo, mi vede, stesso (stupido) gesto e tira dritto. Maledizione, sono bloccato un'altra volta all'aeroporto! Riprovo con l'autostop, ma anche questa volta niente da fare. Dopo un'ora di inutili tentativi, mi arrendo.
Ecco il piano B. Fingere di dover prendere un aereo, dormire all'aeroporto, e domattina riprovare con l'autobus. Per passare il tempo, decido comunque di camminare fino a Papeete e di scoprire da dove partono gli autobus, tanto per non rischiare lo stesso scherzo anche domani. Sono solo 5km, ma il sole picchia forte e a metà strada, passando sotto al famoso cavalcavia, lo eleggo a mia dimora per la notte.
Poi, il colpo di fortuna. Vagando a casaccio sul lungomare intravedo in lontananza un autobus fermo. Mi avvicino lentamente e capisco di essere arrivato al capolinea, ottimo. Ehi, ma quell'autobus è il mio, è quasi pieno e sta per partire… lo piglio al volo. Beh, evidentemente quella delle 13 non era l'ultima corsa. Mi sono perso il pomeriggio sguazzante ma sono contento di essere arrivato; la notte sotto al ponte è rimandata…
Per i prossimi giorni prevedo di restare più o meno fermo e di godermi un po' di riposo. Unica eccezione, cercherò di organizzarmi per esplorare a piedi le cime dell'entroterra, anche se per questo sarà necessario appoggiarsi ad un'agenzia; è infatti proibito (e pericoloso) muoversi autonomamente nella giungla. A Tahiti aggiornerò il blog solo saltuariamente, concentrandomi soprattutto, se ci saranno, sui giorni a piedi.
Ultimi scampoli di Nuova Zelanda
Gli ultimi giorni di Nuova Zelanda restano senza diario, ma ci sono alcuni punti che mi sembra giusto sottolineare, anche per mia futura memoria. In ordine cronologico:
- Madama Butterfly a Wellington. Un “bravo!” a Piero e un grazie ad Antonella per la bella serata a teatro. Fino a pochi giorni prima non conoscevo per nulla Madama Butterfly ed è stato sorprendente scoprire come la musica, il canto, la recitazione, i costumi possano dare forza e carica emotiva a un libretto che di per sé mi era sembrato deboluccio e inconcludente. Emozionante! Ora ho sete di altre opere…
- Jessie a Auckland. Sabato pomeriggio. Sto per entrare al cinema per vedere il nuovo film di Star Trek (una ciofeca…). Per ingannare l'attesa controllo rapidamente il pannello di controllo del blog, anche se già so che non troverò nulla di interessante (in Italia è ancora notte). Invece ecco un commento di Jessie, neozelandese di Auckland, originaria di Taiwan, che ha vissuto a lungo in Italia, fra Veneto e Trentino. Tramite FrancescaO, nostra comune amica, le avevo mandato i miei piani di viaggio, ipotizzando un incontro a Auckland, ma non avevo mai ricevuto risposta. La chiamo subito al telefono e, nonostante lo scarso preavviso, è disponibile per portarmi in giro a conoscere la città by night. Jessie è simpatica e molto brillante, parla benissimo l'italiano, oltre ovviamente a inglese e cinese mandarino, entrambe lingue che domina da madrelingua. Si unisce a noi anche la sua amica Rachel, una gentile e simpatica signora americana sulla sessantina, e passiamo insieme una bella serata. Luogo principale, il casinò inserito ai piani bassi della famosa Sky Tower di Auckland, questa sera illuminata di rosso. Poi pub con birra locale, e lunga passeggiata fino al molo, con vista sul famoso ponte della città. Grazie Jessie, spero di poter ricambiare un giorno in Italia.
- Ho fatto il conto dei chilometri. In 17 giorni ho guidato per 3800km. Molto, molto più di quel che pensavo… troppi.