Sabato 25 maggio 2013. In viaggio: giorno 87. Isola di Pasqua: giorno 5. A piedi: giorno 28.
Rapa Nui costa nord: giorno 1.
Ieri ho esplorato praticamente tutta l'isola, per lo meno dove è possibile e consigliato avventurarsi senza guida. La giornata di oggi è invece dedicata a percorrere a piedi la costa nord dell'Isola, la meno frequentata, praticamente senza sentieri. Mi affido a una coppia di fratelli del posto, Nicolas e Sebastian, ben noti per la loro attività di guide e per le loro doti di climbers che li hanno portati, fra l'altro, a lavorare appesi alle scogliere a monitorare animali e piante.
Mentre Nicolas si occuperà di portarci in auto al punto di partenza del cammino e di venirci a prendere al termine, la mia guida vera e propria oggi sarà Sebastian. Un ragazzo alto e magro, super barbuto, dai lunghi capelli neri. Ha studiato in Cile e si sta specializzando alla Colorado University (negli Stati Uniti) in gestione e monitoraggio delle aree protette. Suo nonno è stato uno dei più importanti archeologi di tutti i tempi per quel che riguarda l'Isola di Pasqua, tanto che il suo nome è famosissimo ovunque. Innamorato di questi posti, lo studioso ha sposato una donna locale, finendo poi per stabilirsi definitivamente qui.
La costa nord è una regione spettacolare. Il primo aspetto che colpisce l'attenzione è l'immensa distesa di pietre: un grande prato disseminato di sassi neri – di origine vulcanica – ordinatamente disposti ogni 40cm, in tutte le direzioni. Sono i resti dell'eruzione più recente, anche se si parla di almeno 2000 anni fa. I resti archeologici sono ovunque: petroglifi, villaggi, case a forma di canoa, grotte-abitazione, grotte-pollaio, altari e numerosi Moai caduti. Qui non ci sono le transenne, i cartelli, i ranger come nel resto dell'Isola. Tutto appare esattamente come decine o centinaia di anni fa, tanto che mi sembra di essere un archeologo che per primo scopre nuovi resti.
Siamo entrati in una grotta che forse era usata come abitazione, o forse come fortino, o forse come prigione. L'ingresso è strettissimo e bisogna strisciare per diversi metri, poi la grotta si apre, decorata con segni che rappresentano make-make, la principale divinità dell'Isola. Dappertutto, guardando bene per terra, è facile individuare antichi manufatti di pietra nera: lame di coltelli, scalpelli, punte di freccia. Un museo all'aria aperta.
Ci siamo arrampicati lungo la parete di roccia che si affaccia sull'oceano, alla ricerca di alcune grotte naturali, usate ancora oggi dagli isolani come riparo o come ritrovo. Quasi sempre si trovano ossa di diverso tipo, alcune sicuramente umane. In una delle grotte, dall'accesso particolarmente verticale, abbiamo trovato tantissime ossa umane. Sebastian mi ha detto che quando qualcuno sente che è arrivata la sua ora, si porta in questa grotta per morire in pace, a contatto con l'oceano.
Il cammino in sé è tecnicamente facile, anche se alcuni passaggi (non obbligatori) su roccia potrebbero impensierire chi soffre di vertigini. Pause comprese, abbiamo impiegato circa cinque ore, con arrivo alla bellissima spiaggia di Anakena. Ecco il percorso esatto su runkeeper.
All'arrivo, sorpresa. Due amici cileni di Nicolas e Sebastian sono appena arrivati dal continente e, in loro onore, si fa una bella grigliata sulla spiaggia. Sono invitato anch'io, insieme ad altri amici nativi di Rapa Nui. Parlando con loro, mi sono reso conto di quanto le loro storie siano uniche. Quasi tutti, dopo un'infanzia sull'Isola, partono per fare esperienza all'estero, spesso anche parecchi anni, girando di paese in paese, imparandone le lingue, ricavandone una mentalità cosmopolita molto più avanzata di quella di tanti trentini.